Ci ritroviamo in un giorno carico di significato. Non solo per il voto al Bundestag sul doppio pacchetto di fondi a debito da destinare al rilancio di difesa e infrastrutture, ma anche perché è il trentacinquesimo anniversario delle prime e uniche elezioni secondo regole democratiche della Volkskammer, il parlamento della Ddr. Due giornate da ricordare. 

Luce verde

Una battuta che gira su Twitter recita: «I Verdi sono stati più efficaci dopo la fine della legislatura che nel governo in coalizione con la Fdp». Tutto vero, hanno ottenuto da Cdu e Spd concessioni economiche per progetti green oltre ogni aspettativa, ma anche grande disponibilità a modificare il piano della difesa includendo alcune priorità dei Verdi. 

Abbiamo seguito il dibattito sulla modifica al freno del debito, sfuggito alle obiezioni di AfD e Linke, che hanno presentato ricorso urgente alla Corte costituzionale, e alle critiche dei Freie Wähler, la formazione liberale di destra che in Baviera governa insieme alla Csu. Affezionata alla Schuldenbremse, si sarebbe potuta mettere di traverso al Bundesrat, la seconda camera, di stampo federale, che dovrà approvare la modifica costituzionale dopo il Bundestag. Trovate tutti i dettagli qui

Tutto il resto delle trattative

Intanto, l’esercito di negoziatori socialdemocratici e cristianodemocratici sta continuando la trattativa per la stesura del contratto di governo da chiudere entro Pasqua. La Spd ha intenzione di porlo in votazione come da statuto di fronte ai propri iscritti per dieci giorni. Mentre le questioni di come presidiare le caselle ministeriali vengono ancora allontanate come speculazioni, sembra invece già deciso il nome della prossima presidente del Bundestag, seconda carica dello stato. Dovrebbe essere infatti Julia Klöckner, già ministra dell’Agricoltura in uno dei governi Merkel, indicata dal gruppo della Cdu – il più grande nel nuovo Bundestag – all’unanimità come candidata. 

Il nuovo parlamento si riunirà martedì prossimo per la prima seduta, dove Klöckner sarà verosimilmente eletta. La cinquantaduenne della Renania-Palatinato è una delle figure femminili più note dei cristianodemocratici: la giornalista è arrivata al Bundestag per la prima volta nel 2002 nell’ultima legislatura è stata la responsabile economica del partito. Nel frattempo ha fatto politica anche nel suo Land, dove è cresciuta in una famiglia di vignaioli: nel 1995 è stata scelta come Weinkönigin, regina del vino, vincendo un concorso che ogni anno individua la rappresentante del settore nel mondo.

Ma Klöckner potrebbe essere solo la prima di una serie di donne cristianodemocratiche che troveranno un posto dove dare il meglio nella prossima legislatura: in una lettera a Friedrich Merz, pur essendo in netta minoranza nel gruppo parlamentare (il 27,1 per cento per la Cdu, il 31,3 per cento per la Csu), le parlamentari hanno chiesto la metà dei posti di rilievo che spettano alla Cdu in parlamento e nel governo. All'inizio delle trattative, i capi dell’Union avevano infatti pubblicato la foto del gruppo di lavoro. Che rappresentava, per l’appunto, sei maschi.

Il numero di donne elette nella Union è andato addirittura diminuendo, motivo per cui le parlamentari hanno sentito la necessità di ricordare al probabile cancelliere che «nelle squadre miste si lavora meglio». Difficile capire se l’iniziativa andrà a buon fine: Merz ha fatto capire più volte di non essere particolarmente interessato a questioni di parità, anche se ha votato a favore delle quote rosa all’interno del partito. 

Intanto, anche la Fdp è occupata con i propri travagli interni. Dopo l’addio alla politica dell’ex ministro delle Finanze Christian Lindner, nel futuro dei liberali c’è un omonimo, Christian Dürr. Anche lui, come Lindner nel 2013, si trova di fronte a un compito titanico: riportare la Fdp in parlamento, ma Dürr si sente pronto a guidare quel che resta della Fdp. Il capogruppo dei liberali si presenta come team leader e vuole portare assieme «nuove teste e volti noti». La taz osserva però che né l’allora capo Lindner né lui stesso al Bundestag sono stati in grado di tenere il gruppo unito e gestire il dissenso, sempre più evidente, dalla linea politica del governo semaforo. Dürr dovrebbe essere eletto al congresso a maggio, ma resta da vedere se riuscirà a tenere in piedi un partito che non sembra più avere ragione di esistere. 

Auto in panne

Nonostante i dati della produzione industriale in recupero a gennaio, la crisi dell’economia tedesca sembra per ora destinata a continuare. L’ultima brutta notizia arriva da Audi, che ha intenzione di tagliare 7.500 posti di lavoro entro fine 2029. Il marchio del gruppo Volkswagen ha comunicato che nei primi mesi del 2024 gli utili si sono quasi dimezzati. La ragione sta nell’indisponibilità di importanti motori necessari alla realizzazione delle auto, il calo della domanda sul mercato cinese e la chiusura di un impianto vicino Bruxelles. Proprio mentre scriviamo arriva un altro colpo: Siemens ha intenzione di tagliare 6.000 posti di lavoro in tutto il mondo, 2.850 soltanto in Germania. 

Ma in generale, le prospettive restano cupe. L’istituto Ifo prevede che la ripresa non prenderà piede prima del 2026: per l’anno in corso, gli economisti mettono in conto una crescita del Pil di appena lo 0,2 per cento, mentre nel 2026 l’indicatore dovrebbe segnare un incremento dello 0,8 per cento. La ragione è sempre nei consumi, visto che nonostante il potere d’acquisto crescente che gli esperti hanno rilevato, il desiderio di acquistare nuovi beni resta piuttosto contenuto. La scarsa domanda, la competizione internazionale sostenuta e l'incertezza internazionale creano una tempesta perfetta. Anche all’Ocse non hanno notizie positive: le prospettive di crescita per il 2025 del Pil sono state ritoccate e si fermano adesso allo 0,4 per cento, in calo rispetto allo 0,7 per cento che gli economisti prevedevano a dicembre. Anche i due fondi straordinari che sono in corso di approvazione inizieranno a dare effetti positivi solo dopo qualche tempo. 

Anche la Camera di commercio Italo-Germanica ha comunicato i più recenti dati di interscambio, e l’ottimismo è piuttosto contenuto: «Nel 2024 l’interscambio italo-tedesco ha subito una contrazione del 4 per cento, arrivando a 156 miliardi, principalmente per via del calo dell’export italiano causato dal rallentamento tedesco» dice Monica Poggio, presidente dell’Ahk. C’è qualche singolo settore che dà ragione di essere positivi. «Questi segnali positivi, tuttavia, non eliminano la necessità, nel lungo periodo, di puntare su settori chiave per l’innovazione, con strategie comuni su intelligenza artificiale, transizione verde e manifattura avanzata» continua Poggio. C’è preoccupazione anche sulle prospettive intercontinentali: «Gli sviluppi nelle relazioni Ue-Usa a causa dei dazi rischiano di alterare i rapporti italo-tedeschi con gli Usa, e richiedono una strategia comune per proteggere le nostre filiere produttive, in particolare nell’automotive e nella siderurgia». 

Donne che votano altre donne che non fanno cose per le donne

Chiudiamo con un piccolo approfondimento: abbiamo provato infatti ad analizzare meglio il successo di AfD al voto di fine febbraio, sostenuto anche da donne, soprattutto nell’est della Germania, dove comunque il partito di estrema destra ha raccolto risultati record. 

In un confronto con gli altri partiti estremisti del continente, abbiamo infatti notato come sempre più spesso tendono a essere guidati da donne, nonostante il ruolo di primo piano di Alice Weidel, Marine Le Pen e Giorgia Meloni sia in realtà incompatibile con il modello di famiglia che le loro formazioni propongono: la ragione sta nell’immagine aperta che riescono a dare al loro partito, ma dipende anche da come riescono a comunicare con l’elettorato, soprattutto quello femminile. Trovate tutto qui

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