Manca poco all’inzio dell’anno delle nuove elezioni e i democristiani hanno scoperto per sé un nuovo terreno, finora feudo della sinistra: le quote rosa. Dopo anni di opposizione, Cdu e Csu hanno cambiato approccio e nonostante le lamentele degli industriali si sono fatti difensori di una quota rosa nei consigli d’amministrazione
- In ogni consiglio d’amministrazione delle trenta principali aziende quotate in Borsa (in particolare al Dax, il Ftse tedesco) che contenga più di due membri dovrà essere nominata almeno una donna. È questa la proposta in discussione nel governo tedesco.
- La norma dovrebbe porre un freno alla performance misera delle aziende tedesche per quanto riguarda la parità: il dato generale è di un misero 7,6 per cento di presenze nei consigli d’amministrazione. La performance migliora un po’ nei board delle quotate sul Dax, dove la percentuale sale al 12,8 per cento.
- Anche i democristiani hanno capito che la parità è sexy. E dopo anni di opposizione anche la Csu, l’ala più conservatrice dell’Unione, si è convertita alla ricerca del consenso delle donne.
La Confindustria tedesca è in rivolta. Eppure, con un governo di coalizione tra Spd e l’Unione (Cdu e Csu, i partiti democristiani), tradizionalmente vicina alle istanze degli industriali, dovrebbe star serena. Il motivo che ha causato tanta tensione tra i dirigenti d’azienda è la nuova quota rosa su cui si sono accordate la scorsa settimana la ministra della Giustizia Christine Lambrecht e quella delle Pari opportunità Katerina Giffey, entrambe della Spd. In extremis è arrivato anche il via lib



