Deutsche Vita

Le proteste degli allevatori tedeschi mostrano perché le attività intensive non sono più sostenibili

09 February 2021, Berlin: Several dozen farmers demonstrate at the Brandenburg Gate with tractors for a change of course in agricultural policy. On the tractors are placards with different inscriptions, such as \\\"Dear consumer! I am still here. Please talk to me, not about me.\\\" An insect protection law is turning farmers and states against Berlin. Photo by: Gregor Bauernfeind/picture-alliance/dpa/AP Images
09 February 2021, Berlin: Several dozen farmers demonstrate at the Brandenburg Gate with tractors for a change of course in agricultural policy. On the tractors are placards with different inscriptions, such as "Dear consumer! I am still here. Please talk to me, not about me." An insect protection law is turning farmers and states against Berlin. Photo by: Gregor Bauernfeind/picture-alliance/dpa/AP Images

Gli agricoltori e allevatori tedeschi sono in aperta ribellione contro le élite cittadine: schiacciate dai prezzi dell’oligopolio delle catene dei supermercati, ribaltano il ricatto sui lavoratori a giornata o utilizzano tecniche decisamente poco ecosostenibili. Guardano con ostilità alla transizione ecologica e si sentono compresi solo dagli influencer di estrema destra

  • Se prima del Covid-19 era ancora possibile liquidare tutto ciò come una pittoresca irruzione della campagna in città, le prime settimane dell’anno hanno visto un inasprimento che preoccupa più che divertire. Nelle ultime manifestazioni gli agricoltori sono stati accompagnati da influencer della scena complottistica di estrema destra.
  • Uno dei fattori cruciali è l’oligopolio esercitato dalle sette grandi catene di supermercati, da anni impegnate in una gara al massimo ribasso sui prezzi dei generi alimentari. La competizione fra supermercati si gioca con un botta-e-risposta di sconti lampo e offerte speciali.
  • Ma per raggiungere i prezzi bassissimi imposti dai supermercati, per esempio abbassando il costo di macellazione della carne di maiale a 2 euro al chilo, le aziende hanno dovuto prendere scorciatoie spesso umilianti. Se ne è avuta prova fra la prima e la seconda ondata di Covid-19, quando il gigante della carne Tönnies e i campi di asparagi fra Renania e Sassonia sono diventati immensi focolai infettivi.

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