Il governo Scholz, a quasi un anno dal suo insediamento, rischia di proseguire il suo cammino su due gambe e mezza. Il paziente della coalizione è la Fdp, ma più ancora il suo leader, Christian Lindner. Il ministro delle Finanze, che nonostante una serie di gaffe, un contributo non esattamente indimenticabile al primo anno di governo Semaforo e sondaggi in picchiata rimane però saldo in sella alla guida dei liberali.

Il rischio è che la carriera politica dell'ex ragazzo prodigio, che in un servizio giornalistico di fine anni Novanta si mostrava come imprenditore adolescente ancora al liceo con i capelli a spuntoni carichi di gel, possa durare meno di quanto gli prospettavano i commentatori. Lo stesso Lindner, che oggi ha 43 anni e 20 anni di vita politica alle spalle, nelle interviste parlando del suo futuro fa riferimento alla paternità – si è sposato la scorsa estate a Sylt, con una cerimonia sfarzosa che ha provocato molte critiche di opportunità, anche per il fatto che sua moglie è una famosa giornalista politica – e al desiderio di scrivere un libro sulla sua esperienza. Per il momento, però, la sua presa sul partito rimane salda.

Le motivazioni

Le ragioni sono molteplici, a partire dalla mancanza di un erede: Lindner è la prima figura politica dei liberali che è riuscita a crearsi un profilo riconoscibile dopo la fine del dominio di Guido Westerwelle, più volte ministro nei primi governi Merkel, poi defenestrato dal suo stesso partito e morto prematuramente. Da allora i leader della Fdp hanno avuto vita breve e capacità d'incedere sulla vita politica tedesca molto limitata fino all'uscita definitiva dal Bundestag nel 2013. Un trauma che ha colpito duramente il partito e che li porta ancora oggi, pur di fronte alle difficoltà del loro leader, a tener duro (almeno per il momento).

La rielezione di aprile di Lindner, scontata perché non sono ancora arrivate altre candidature, apre al ministro delle Finanze un ulteriore credito di tempo, ma l'ala liberista del partito aspetta che Lindner faccia quel che ha promesso: quello che doveva essere il falco più rigido, anche in Europa, finora non è stato all'altezza delle aspettative dei suoi elettori più radicali. Serve a poco la messa a terra delle iniziative liberali che la Fdp aveva fatto includere nel contratto di governo con il sostegno dei Verdi, come la liberalizzazione della Cannabis, per cui sono state decise le linee guida, oppure le manovre per migliorare, anche dal punto di vista della legislazione vigente, le condizioni di vita delle persone Lgbtq.

Le priorità mancate

Lindner non è riuscito a imporsi neanche sulle battaglie di bandiera del partito, come il taglio delle tasse, rimandato anche quest'anno, e il limite di velocità in autostrada, chiesto dai Verdi per tagliare le emissioni e da sempre osteggiato dai liberali. Se inizialmente il ministro era riuscito a rimandarne l'introduzione, ora non è più nelle condizioni di escluderlo.

Stesso discorso per il tetto europeo al contante, che discende da una raccomandazione di Bruxelles a cui Lindner non ha modo di porre rimedio: un grosso problema per i suoi elettori e i parlamentari che lo rappresentano, che vedono nell'utilizzo del contante, ancora molto diffuso in Germania, così come nella possibilità di andare alla velocità che preferiscono sulla Autobahn una prova tangibile della propria libertà personale.

Anche la disponibilità del ministro a trattare sulla riforma del reddito universale di base che dovrebbe sostituire il sussidio di disoccupazione Hartz IV, a lungo criticato, rischia di mettere agli occhi del suo elettorato in luce migliore i conservatori della Cdu, che hanno criticato l'iniziativa in quanto troppo incentivante verso l'inattività. Ma su questo tema come su altri, non ultimo l'apertura al fracking per la ricerca sul gas, per cui Lindner spinge molto e si oppone ai Verdi, contrarissimi, il confronto con gli altri due partner di coalizione, spesso alleati tra loro, lo vede perdente.

Credito di tempo

Servirà un passo più deciso per poter chiedere ulteriore tolleranza per la coalizione di centrosinistra agli elettori di centrodestra e ai pesi massimi del partito, come Wolfgang Kubicki, il vicesegretario che da sempre è uno dei volti più in vista del partito, che ha chiesto che Lindner metta "sotto forte pressione" i partner di coalizione, citando la sconfessione della linea del segretario da parte di tre quarti degli elettori liberali.

Una situazione che si riflette nei sondaggi: dall'11,5 per cento delle elezioni, le ultime indagini attribuiscono ai liberali soltanto il 6 per cento dei consensi. Nelle ultime elezioni regionali i risultati sono stati pessimi: iin Schleswig Holstein e Renania settentrionale-Westfalia ha dovuto tremare per superare la soglia di sbarramento del 5 per cento, in Saarland e in Bassa Sassonia è rimasta direttamente fuori dai parlamenti regionali.

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