Otto presidenti del Consiglio e tre capi di stato italiani in 5.787 giorni di mandato. Angela Merkel ha incontrato nel corso dei suoi sedici anni di governo una sfilza di interlocutori politici italiani diversi, con cui scontrarsi o trovare un punto di accordo per il bene tanto dei rispettivi paesi quanto dell’Europa.

Altrettanto complessa è stata anche l’idea della cancelliera nel nostro immaginario collettivo: Merkel è apparsa più dura durante gli anni dell’austerità, di cui era considerata la principale fautrice, più mite dopo, soprattutto con l’arrivo dei migranti in Europa. E poi ci sono le vacanze italiane ad Ischia e a Solda, in Trentino-Alto Adige, mete predilette per lei e suo marito, Joachim Sauer, e gli spaghetti alla bolognese, il suo piatto preferito, segno di un rapporto di lunga data con il nostro paese.

I rapporti con i politici italiani

La prima visita di Merkel in Italia è stata in Vaticano da papa Benedetto XVI, il 28 settembre 2006, a cui poi era seguita la visita di Milano del 7 dicembre, dove ha incontrato l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi. Non che non l’avesse già conosciuto: i due si erano infatti incontrati sia a giugno a Berlino, in occasione di un incontro ufficiale, che a Dortmund a luglio, quando la Nazionale italiana di calcio aveva battuto in semifinale i tedeschi ai tempi supplementari.

Nel 2008 era stata la volta di Silvio Berlusconi, l’unico dei primi ministri italiani appartenente alla stessa famiglia europea del partito della Cancelliera, il Partito popolare europeo. Eppure, i rapporti con il leader di Forza Italia erano lo stesso piuttosto tesi. Una differenza di stili e di modi di vedere la politica che avevano fatto alzare più di una volta il sopracciglio a Merkel, come l’episodio del cucù del premier prima del vertice italo-tedesco di Trieste o la lunga attesa prima di un vertice Nato del 2009, quando il premier aveva fatto aspettare a lungo la Cancelliera per una telefonata.

Il rapporto si è deteriorato progressivamente negli anni anche per alcuni commenti sgradevoli, come l’episodio della «culona inchiavabile». L’espressione, attribuita a Berlusconi in base a delle intercettazioni mai pubblicate, non è mai stata confermata da autorità italiane né commentata da Berlino, ma ha creato comunque un netto calo della temperatura dei rapporti tra i due capi di governo.  

Stesso discorso per il sorriso d’intesa scambiato dall’altra con Nicolas Sarkozy a proposito della situazione italiana nel 2011: un episodio che ha aggiunto ulteriore tensione ai rapporti tra Italia e Germania. Dopo l’addio a Palazzo Chigi di Berlusconi a causa della tempesta finanziaria e dello spread giunto a 500 punti, le relazioni tra Roma e Berlino hanno ripreso quota. 

Rapporti decisamente migliori sono stati infatti quelli che la cancelliera ha tenuto con due successori di appartenenza politica diversa: Mario Monti e Matteo Renzi, inframezzati dal breve governo di Enrico Letta, durato meno di un anno.

«Rispetto le sue dimissioni, ho lavorato bene con Matteo», è stato il commento di Merkel a seguito della sconfitta di Renzi al referendum istituzionale del dicembre 2016, un apprezzamento molto simile a quello fatto alla fine del governo dell’ex commissario europeo alla Concorrenza. Una frase di circostanza? Forse, ma è anche vero che un simile saluto non è stato concesso a tutti.

È stata infatti nettamente diversa la natura delle relazioni bilaterali con il loro successore, visto che in un primo momento, costruire un rapporto con il Movimento 5 stelle era praticamente impossibile per Merkel, considerata la paladina dell’austerity. L’arrivo dei grillini a palazzo Chigi con Giuseppe Conte, prima in coabitazione con la Lega e poi con il Partito Democratico, hanno costretto molte cancellerie europee a dover cambiare atteggiamento, compresa la Germania.

I rapporti con i grillini negli ultimi tre anni sono infatti sensibilmente migliorati, in particolare con il presidente del Consiglio di Volturara Appula e con Luigi Di Maio, rimasto, anche dopo l’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi, titolare della Farnesina. Tanti interlocutori ma un’unica costante: come sostiene il giornalista Paolo Valentino nel suo volume dedicato alla cancelliera, l’Italia non è stata quasi mai considerata un punto di riferimento strategico da Merkel, a causa soprattutto dell’assenza di continuità politica.

Austerity e le riforme

I lunghi anni di governo, il carisma e persino la posa, con il tipico gesto delle mani a simulare un diamante: oggi la cancelliera Merkel è uno dei personaggi stranieri più conosciuti in Italia. A segnarne l’immaginario collettivo è stata però soprattutto la stagione dell’austerity tra il 2008 e il 2014, a cui si è spesso accompagnata la richiesta di riforme strutturali.

«L’ossessione germanica del risparmio, praticata con caparbietà dalla cancelliera, rischia di uccidere l’euro e di smontare l’Europa», aveva detto Alberto Statera, giornalista di Repubblica in un’editoriale del 2012. L’opinione pubblica non è stata certo tenera con Merkel, che a tutti i presidenti del Consiglio italiani ha sempre ribadito la necessità di profonde modifiche in materia di lavoro e pensioni oltre alla raccomandazione di un maggiore impegno a rientrare nei vincoli europei previsti per l’indebitamento.

Poche volte la Cancelliera ha fatto fronte comune con Roma, mentre spesso ha preferito trovare altre sponde. Un esempio è l’emissione di debito europeo comune, richiesta a gran voce dai paesi mediterranei prima della pandemia e a cui Merkel si è sempre opposta. È stato solo con la pandemia e con l’apertura di altri paesi mitteleuropei al progetto che il suo governo si è mosso per approvare il Next Generation Eu, che prevede aiuti in parte a fondo perduto proprio all’Italia.

La cancelliera è stata però anche la prima a prestare soccorso all’Italia in caso di necessità, come in occasione del terremoto dell’Aquila del 2009 quando ha inviato a stretto giro aiuti sul posto, o durante la pandemia, quando ha messo a disposizione le terapie intensive tedesche per molti pazienti italiani.

Una storia privata

Accanto alla figura pubblica della cancelliera c’è anche una Merkel privata, che ama l’Italia e appena può ci viene in vacanza. Tra i suoi posti preferiti c’è sicuramente Ischia, dove adora passare le vacanze pasquali con il suo secondo marito e dove è conosciuta da tutti, persino dai camerieri.

«Sì, è venuta a casa nostra per vederlo ed è rimasta a pranzo. La Merkel conosce mio padre da una vita, siamo felicissimi di averla avuta in casa nostra», ha raccontato la figlia di Cristoforo Iacono, ex capo cameriere che aveva perso il lavoro in uno degli hotel frequentati dalla cancelliera, in un’intervista a La Stampa nel 2013. Altro posto preferito è l’Alto Adige, in particolare Solda, una delle mete predilette per l’estate anche nei momenti più bui, come per esempio il 2019, quando aveva avuto alcuni attacchi di debolezza sotto forma di tremori durante le sue uscite pubbliche.

Un’altra passione della cancelliera uscente è quella per il cibo italiano. Da ragazza dell’est non ha mai avuto il piacere di provare durante la sua giovinezza gli “Italiener um die Ecke”, i ristoranti italiani "dietro l’angolo” che erano invece una costante nell’ovest. Oggi, il suo piatto preferito è noto: «Adoro gli spaghetti alla bolognese», ha raccontato una volta a una scolaresca in visita.

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