A Berlino si guarda con preoccupazione in direzione Parigi, ma c’è timore per le elezioni del prossimo fine settimana: perfino il testosteronico capo della Csu Markus Söder va all’attacco frontale contro AfD, ormai al 39 per cento dei consensi in Sassonia-Anhalt
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La situazione è tutt’altro che tranquilla. In aggiunta al caos francese, che a Berlino viene sempre seguito molto da vicino, sono alle porte le elezioni comunali in Renania settentrionale-Westfalia. Uno dei Land più grandi e popolosi e, soprattutto, la regione d’origine del cancelliere Friedrich Merz. I sondaggi sono buoni, ma AfD ancora una volta potrebbe guadagnare consensi, consolidando la propria presenza anche a ovest, dove finora aveva una forza minore rispetto all’est.
Sfida Renania
Merz, forte sul piano internazionale ma bisognoso di un successo in politica interna, punta forte sui risultati delle elezioni comunali in Renania settentrionale-Westfalia, tradizionalmente una roccaforte dei cristianodemocratici. A preoccupare la cancelleria c’è l’inquietante picco di consensi di AfD in Sassonia-Anhalt, dove si vota tra un anno ma in questo momento al partito di estrema destra viene attribuito l’apprezzamento del 39 per cento degli elettori.
Le ultime settimane prima del voto stanno portando con sé diversi segnali inquietanti. Primo fra tutti, la brutta storia della perquisizione in casa di Nela Kruschinski, a capo dell’organizzazione giovanile della Spd nella sezione di Menden, proprio nel Sauerland tanto caro a Merz: le forze dell’ordine si sono presentate sull’uscio di casa sua per indagare su un graffito contro il sindaco comparso a Menden in campagna elettorale. Dettaglio non irrilevante: il commissario assegnato al caso ha la tessera della Cdu e la capa del tribunale di Arnsberg che ha deciso la perquisizione è nientemeno che Charlotte Merz, la moglie del cancelliere. Per gli Juso, l’associazione giovanile dei socialdemocratici, si tratta di un disegno tutto interno alla Cdu pensato per intimidire l’attivista. Per altro, sulla base di indizi molto fragili, cioè la testimonianza di una testimone che aveva visto «due giovani» nelle vicinanze, una soffiata anonima, il fatto che Kruschinski sia parte degli Juso e che abiti nelle vicinanze del muro dipinto. Il tribunale del Land al quale l'attivista ha fatto ricorso ha deciso però che la testimonianza e la soffiata non fossero sufficienti per autorizzare la perquisizione, tanto più che nei documenti non è registrata una richiesta di perquisizione né orale né scritta della procura.
La Zeit prende la campagna elettorale da un altro punto di vista, quello dei Verdi, in grande affanno negli ultimi tempi. È una fase di riorientamento, anche se a livello regionale il partito ecologista è al governo. Il problema per la tornata alle porte è che i temi più identitari dei Verdi non tirano e, nonostante i nuovi vertici, l’elettorato vorrebbe dai volti del partito dei toni in grado di competere con le prese di posizione forti della Linke, che inizia a essere concorrenziale per esempio nelle città universitarie. Contemporaneamente, i Verdi vogliono mostrarsi come principale avversario non populista di AfD: difficile tenere insieme le diverse correnti interne al partito. Messe da parte le ambizioni di conquistare la cancelleria, gli obiettivi si fanno più modesti e si cerca di recuperare il legame diretto con i cittadini, nella consapevolezza che su un tema caldissimo come Gaza per i Verdi, da sempre interlocutore di riferimento di Washington a sinistra, non ci sono voti da guadagnare. Resta da vedere se i grandi sforzi a tutti i livelli del partito daranno prima o poi il risultato sperato.
A preoccuparsi del consenso crescente di AfD è anche Markus Söder, il governatore della Baviera e capo della Csu. A un evento pubblico ha raccomandato di «non buttare alle ortiche il paese» visto che in Germania la libertà in questo momento è «più ballerina che mai».
Autoland
Tante volte vi abbiamo raccontato del cordone ombelicale impossibile da rescindere che lega la politica tedesca all’automotive del paese. Questa settimana va in scena la Fiera dell’automobile, la Iaa, e Merz con la sua presenza all'inaugurazione ha dato prova una volta in più che anche lui continuerà nel solco di una politica favorevole per i produttori di automobili, pur non prendendo posizione in maniera netta sull’ostilità delle aziende alle norme green europee.
Anche quest’anno, come da un po’ di tempo a questa parte, per il settore l’avversario da battere è la Commissione europea, contro cui aziende e politica sono pronte a fornire tutte le argomentazioni necessarie. Anche secondo il cancelliere ci sarebbe bisogno di una regolamentazione «più flessibile» per quanto riguarda gli standard ecologici, ma Merz non si è schierato direttamente contro Bruxelles. Per gli imprenditori, invece, non ci sarebbe ancora una disponibilità piena dei clienti a passare alla mobilità elettrica. Ancora più netto il padron di casa Söder, che ha ribadito come sia necessario allontanarsi dalla prospettiva di un divieto dei Verbrenner, le auto con il motore a combustione. Per il governatore del Land in cui ha sede Bmw, il punto di partenza della norma sarebbe sbagliato e andrebbe adattata a obiettivi di riduzione della Co2 realistici.
La fiera è anche stata contestata duramente da gruppi di attivisti, tra cui Attac e Extinction Rebellion, che contestano la scelta del governo Merz di fare un passo indietro in direzione fonti energetiche fossili. «L’industria automobilistica non cambierà da sola, è interessata solo al profitto che ottiene con macchine sempre più grandi e inquinanti».
Catcalling da punire
La ministra della Giustizia Stefanie Hubig ha annunciato di voler analizzare la possibilità di introdurre un nuovo reato di catcalling. Certo, il rischio di zone grigie ci sarebbe, ma secondo Hubig «il nostro stato di diritto è ben capace di gestire zone grigie di questo tipo senza esagerare». La valutazione del nuovo possibile reato era contenuto addirittura nel contratto di governo tra Spd e Cdu e i colleghi di partito socialdemocratici della ministra hanno sostenuto l’iniziativa, suggerendo l’introduzione di multe. La Germania non sarebbe sola: nei Paesi bassi esiste già una legge simile che punisce il “catcalling”: un termine che Hubig non vorrebbe però utilizzare perché lo trova sminuente.
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