Una leggenda metropolitana vuole che il ministero della Difesa tedesco (BMVg) sia il luogo in cui le carriere politiche più promettenti vanno a schiantarsi. In effetti, essere responsabili per le mostruose inefficienze della Bundeswehr, l’esercito federale, sembra essere un lavoro poco gratificante.

Il ministro (o, ultimamente, la ministra) si trovano a dover gestire un’organizzazione cronicamente sottofinanziata, afflitta da episodi di radicalizzazione di estrema destra e con un sistema di procurement, ossia l’acquisto di equipaggiamento e sistemi d’arma, incapace di gestire le necessità di un esercito schierato in contesti diversissimi fra loro, dalle foreste baltiche alle distese subsahariane. Insomma, un terreno fertile per figuracce pubbliche, con pochi ritorni d’immagine in un paese dalle tendenze essenzialmente isolazioniste.

Il passato recente

Sugli ultimi cinque ministri, tre – Franz Josef Jung, Karl-Theodor von Guttenberg e Thomas de Mazière – hanno distrutto la propria carriera in carica al dicastero. Ma, come spesso accade nelle esperienze di governo, l’esito di una permanenza al BMVg dipende interamente da ciò che ne fa il politico di turno. Ursula von der Leyen, ad esempio, ha utilizzato alcuni progetti appariscenti come il rilancio della Difesa Ue per accreditarsi all’estero, investendo molto più tempo e cura in operazioni mediatiche che complesse questioni logistiche. Il risultato è stato una reputazione abbastanza positiva da permetterne la selezione a presidente della Commissione europea.   

È tuttavia raro, soprattutto nell’ambito militare, che siano le iniziative appariscenti a determinare il successo del ministero. Se n’è accorta Annegret Kramp-Karrenbauer (Cdu), che nel 2019 è subentrata a von der Leyen. Molto presto AKK – com’è soprannominata in Germania – si è ritrovata a dover raccogliere i cocci della propria predecessora.

Nell’arco di sei anni, von der Leyen aveva avviato la privatizzazione delle ultime rimesse per la manutenzione per veicoli corazzati, assunto una schiera di consulenti esterni per svolgere costosi contratti completamente gestibili dalle strutture ministeriali, assistito in ulteriori tagli al budget militare e avviato l’acquisto di un nuovo fucile d’assalto la cui precisione di tiro diminuisce drammaticamente in teatri d’operazione caldi come l’Afganistan, il Sahel o il Corno d’Africa.

La situazione attuale

Due anni dopo, molti di questi problemi persistono. Le spese militari, ad esempio, sono ancora totalmente inadeguate per le esigenze della Bundeswehr, mentre la gara d’appalto per un nuovo fucile è stata interrotta perché apparentemente formulata su misura per favorire l’azienda-prestanome di un produttore d’armi degli Emirati Arabi Uniti.

Nonostante ciò, AKK sembra aver intuito quanto un buon ministro della Difesa possa contare su solidi consensi all’interno della Bundeswehr e della popolazione. Pur con tutti i problemi sopracitati, la Bundeswehr rimane in cima ai sondaggi delle istituzioni federale più rispettate dai tedeschi, seconda solo alla Corte costituzionale.

Chiunque sia in grado di cancellare la vergogna che le forze armate hanno dovuto affrontare in questi anni – interi parchi di veicoli fuori uso, elicotteri difettosi che hanno portato alla morte di alcuni soldati e umilianti esercitazioni con manici di scopa al posto di veri cannoni – può contare sulla riconoscenza dell’elettorato moderato, più incline a un maggior impegno tedesco sulla scena internazionale.  Proprio prendendo sul serio i bisogni poco “fotogenici” della Bundeswehr, Kramp-Karrenbauer spera di potersi ritagliare un ruolo anche nel dopo-Merkel, nonostante il suo fallimento e dimissioni da segretaria della Cdu nel 2020.

La riforma

È solo con questa lunga premessa politica che è possibile interpretare la riforma della Bundeswehr lanciata in queste ultime settimane. Si tratta infatti di un’iniziativa inaspettata e che rivela quanto capitale politico-istituzionale Kramp-Karrenbauer abbia accumulato nel corso di questi due anni.

I due aspetti che colpiscono sono soprattutto la tempistica e la modalità della riforma: non solo è inusuale che venga proposta a soli cento giorni dalle elezioni federali, ma anche che il documento presentato (tecnicamente solo un Paper di punti chiave [Eckpunktpapier] per la Bundeswehr del futuro, una formula abbastanza esotica anche per l’elaborato burocratese tedesco) sia co-firmato dall’ispettore generale delle forze armate Eberhard Zorn, il capo di stato maggiore della Bundeswehr.

La prassi istituzionale vorrebbe infatti che la proposta di riforma sia esclusivamente firmata dalla ministra e composto da suggerimenti provenienti dallo stato maggiore, e che si limiti per lo più a un piano di implementazione da avviare nel corso della legislatura piuttosto che una sorta di lista della spesa da lasciare in eredità al prossimo governo federale.

Ciò che però più colpisce è che tanto peso politico sia mobilitato per un documento apparentemente poco rilevante per i non addetti ai lavori. Si tratta essenzialmente di una ristrutturazione organizzativa delle forze armate volta a razionalizzare le strutture di comando.

I comandi autonomi Sanità e Logistica perdono la loro autonomia e vengono reintegrati nelle forze di terra (Heer). Il famigerato BAAINBw, l’ente centrale di procurement, perde alcune competenze per rifornimenti abbastanza basilari come toppe per le uniformi, carta igienica e altri materiali che ne intasavano i processi amministrativi.

Un altro dettaglio bizzarro è la sobrietà con cui il documento annuncia importanti sviluppi nel posizionamento strategico tedesco. L’Eckpunktpapier presenta in primo luogo una soluzione al dilemma che da anni affligge i pianificatori della Bundeswehr, incerti se lo scarno budget e personale militare debbano concentrarsi su interventi al di fuori dell’Europa (“out-of-area”) o sulla difesa della Germania e dei suoi alleati (in gergo militare tedesco abbreviato in LV/BV).

Il documento sostanzialmente propone un compromesso fra le due opzioni, enfatizzando la difesa territoriale ma imponendo che tutte le unità della Bundeswehr siano pronta a essere schierate in tempi brevissimi. Non sembrerà forse una rivoluzione, ma un po’ lo è per un esercito talmente orientato sulle missioni all’estero da cannibalizzare i materiali delle unità schierate in Germania.

Era ormai diventata prassi che le unità lontane dalla linea del fuoco fossero equipaggiate solo al 70 per cento, impedendo quindi spesso lo schieramento improvviso in nuovi focolai di crisi. Questa prassi avrà ora fine, sfruttando anche il ritiro dall’Afghanistan e il rientro di numerosi materiali dall’Hindukush.

Viene infine stabilito un comando spaziale multinazionale, con l’obiettivo per integrare gli sforzi esistenti su cyber e information warfare. Questa misura, che sotto von der Leyen sarebbe stata presentata con una fragorosa campagna di PR, serve soprattutto per difendere le infrastrutture strategiche tedesche, uno snodo logistico geograficamente cruciale per qualsiasi operazione alleata in Europa e oltre. L’importanza di questa missione è anche confermata dalla creazione di un comando ad hoc per gestire logistica e infrastruttura su suolo tedesco, separata dalla gestione delle operazioni all’estero.

Il segnale lanciato dall’Eckpunktpapier è duplice. Prima di tutto è una testimonianza della fiducia nei confronti di AKK da parte delle forze armate, un dato importante che peserà nei negoziati per la prossima coalizione di governo. Sarà molto più difficile per qualsiasi futuro partner di governo esigere il dossier Difesa.

In secondo luogo, l’iniziativa sembra essere un per preparare il terreno per un vero salto di qualità nella politica di sicurezza tedesca. La politicizzazione di un documento così modesto rappresenta un cambio di passo, sintomatico di quanto un vero ammodernamento delle forze armate passi dalla mobilitazione di un grosso capitale politico e l’impegno totale da parte della ministra.

Un esempio concreto di questo approccio è Fcas, il progetto di un caccia franco-tedesco pesantemente criticato dal Bundestag e l’industria bellica tedesca (ma anche funzionari dello stesso BAAINBw) come troppo costoso ed essenzialmente troppo favorevole all’industria aeronautica francese, a scapito dei tedeschi.

Kramp-Karrenbauer e altri politici della sua stessa maggioranza di governo si erano scontrati violentemente in sede parlamentare proprio per sbloccare 20 miliardi di euro per questo e altri progetti. È probabile che l’aereo non varrà l’immenso dispendio di risorse mobilitato, ma è anche vero che in assenza di questo impegno politico la Luftwaffe sarebbe rimasta senza un progetto credibile per sostituire i caccia Tornado dal 2040.

È tramite questo tipo di investimento politico in singoli progetti e riforme organizzative, per quanto politicamente poco sexy, che AKK è riuscita a far crescere del 7 per cento il budget ministeriale per il 2022 e aggiungere un miliardo abbondante per anno fino al 2025. 

© Riproduzione riservata