Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


Il primo marzo successivo, il Presidente dava inizio alla fase degli interrogatori degli imputati, i quali in massima parte si riportavano alle dichiarazioni rese in istruttoria, ribadendo la loro estraneità ai fatti contestati, come si evince dalle trascrizioni integrali allegate ai verbali di dibattimento, cui si fa espresso rinvio. All'udienza del 3 aprile 1986, revocando la precedente rinunzia a comparire, si presentava l'imputato Buscetta Tommaso, in consegna temporanea all'autorità giudiziaria degli Stati Uniti d'America, il quale si dichiarava disposto a rendere il proprio interrogatorio.

Tale atto istruttorio si protraeva fino all'udienza del 10 aprile successivo, allorché la Corte, rigettando le altre istanze, disponeva il confronto del medesimo con l'imputato Calò Giuseppe.

Alla successiva udienza dell'11 aprile 1986, anche Contorno Salvatore, l'altro imputato in consegna temporanea agli Usa per motivi di giustizia, rendeva il proprio interrogatorio, che proseguiva nel corso delle udienze del 14, del 15, del 16, del 17 e del 18 aprile 1986.

Su istanza della difesa, la Corte, all'udienza del 17 aprile 1986, aveva precedentemente disposto la ricognizione degli imputati Prestifilippo Girolamo, Prestifilippo Santo e Spadaro Francesco da parte di Contorno Salvatore, il quale aveva riconosciuto con sicurezza le persone indicate, anche se non era stato in grado di distinguere tra i due Prestifilippo quello a nome Girolamo e quello a nome Santo. Al fine di consentire la celebrazione da parte di altro giudice di un processo a carico di taluni degli imputati, il dibattimento veniva sospeso e rinviato all'udienza del 5 maggio 1986.

Nel susseguirsi degli interrogatori degli imputati, i quali pedissequamente rimanevano ancorati alle loro posizioni di completa innocenza, all'udienza del 15 maggio 1986, Di Marco Salvatore, il quale in istruttoria aveva collaborato efficacemente con l'autorità procedente, ammettendo la propria responsabilità e palesando quella dei correi nella perpetrazione di numerose rapine e reati connessi, finiva con il tenere un atteggiamento ambiguo, rifiutandosi di rispondere e, a specifica richiesta, sia di confermare che di ritrattare le precedenti dichiarazioni.

Atteso tale comportamento processuale, la Corte rigettava le richieste, avanzate dalla difesa di altri coimputati, di ulteriori atti di istruzione dibattimentale (confronti e ricognizioni) che richiedevano la necessaria collaborazione del Di Marco Salvatore.

All'udienza successiva il pm produceva: certificato di morte dell'imputato Ganci Giuseppe, copia di una nota della Polizia Tributaria con allegata fotocopia di un assegno di L.6.000.000 tratto dall'imputato Lipari Giuseppe a favore di Caltagirone Silvio; copia in lingua italiana del controinterrogatorio di Buscetta Tommaso effettuato, nel corso del processo cosiddetto della "Pizza Connection" che coevamente si celebrava a New York, dall'avvocato Kennedy difensore di Badalamenti Gaetano; copia della sentenza ordinanza emessa dal Giudice Istruttore di Firenze il 21 dicembre 1985 contro Spadaro Tommaso ed altri.

La Corte ammetteva tale produzione con ordinanza emessa all'udienza del 21 maggio 1986, con la quale si disponeva, altresì, perizia grafica su di un assegno emesso da Barbarossa Nunzio all'ordine di Lombardo Giovanni, per accertare se la firma ivi apposta fosse opera grafica di quest'ultimo.

Le conclusioni peritali, favorevoli all'assunto difensivo, in quanto escludevano tale corrispondenza, venivano poi depositate all'udienza del 6 giugno 1986.

Il 23 maggio 1986, il Presidente procedeva all'interrogatorio dell’imputato Leggio Luciano, il quale contrariamente a quanto aveva fatto in istruttoria, ove si era avvalso della facoltà di non rispondere, ammetteva di avere conosciuto altri coimputati quali Riina Salvatore, Greco Salvatore, inteso "Cicchiteddu", e tra gli altri anche Buscetta Tommaso in occasione della preparazione di un colpo di stato negli anni 70, cui però non aveva dato la sua adesione.

Nella medesima udienza, perveniva, altresì, notizia da parte del nucleo operativo dei Carabinieri di Palermo, della morte dell'imputato Ingrassia Andrea, ed inoltre il pm produceva una relazione di servizio, redatta dal Carabiniere Mangogna Marco, in servizio nell'aula di udienza, il quale aveva riferito intorno al contenuto di una conversazione avvenuta da una cella all'altra tra il citato Leggio e Greco Michele, da poco tratto in arresto dopo una lunga latitanza.

Quest'ultimo veniva poi interrogato all'udienza dell'Il giugno 1986 e protestava la propria innocenza in ordine ai numerosissimi gravi delitti contestatigli, sostenendo, tra l'altro, l'erronea individuazione, da parte dei chiamanti in correità, nella sua persona di un componente della famigerata famiglia Greco dei Ciaculli, sostenendo di appartenere alla distinta famiglia dei Greco di Croceverde-Giardini. Nel corso della stessa udienza si dava inizio all'interrogatorio di Sinagra Vincenzo, nato nel 1956, il quale, nel ribadire punto per punto, anche nelle udienze successive, le dichiarazioni rese in istruttoria, rievocava, tra l'altro, le raccapriccianti scene di uccisioni, distruzioni ed occultamenti di cadavere, a cui aveva partecipato o di cui comunque aveva avuto conoscenza.

Il Sinagra confermava anche, nel corso dei confronti (richiesti dalla difesa ed ammessi dalla

Corte all'udienza del 17 giugno 1986) con Rotolo Salvatore e con Alfano Paolo, le accuse loro rivolte e procedeva, altresì, alla ricognizione dell'imputato Guttadauro Giuseppe, richiesta dal P.M. nel corso dell'udienza del 18 giugno 1986.

La Corte, quindi, al solo fine di allegare agli atti una versione degli interrogatori dell'imputato Contorno Salvatore in integrale lingua italiana (e quindi di più facile e spedita lettura rispetto alle

trascrizioni originali spesso in linguaggio dialettale), effettuati con ordinanza dibattimentale del 19 giugno 1986 nominava come interprete il professore Correnti Santi, il quale depositava poi l'elaborato scritto all'udienza del 4 settembre 1986.

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