Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per un mese pubblichiamo ampi stralci della “Relazione sul Caso Impastato”, elaborata dal Comitato della Commissione Parlamentare Antimafia della XIII° Legislatura, sull’uccisione di Peppino Impastato


Il punto di partenza dei rapporti è il periodo che va dalla strage di Ciaculli del 30 giugno 1963 alla conclusione del processo davanti alla corte di assise di Catanzaro il 22 dicembre 1968. Periodo tranquillo, senza tanti morti ammazzati – appena un paio – che gli inquirenti ritengono frutto di una tregua siglata dai principali capi mafiosi preoccupati di non turbare l’andamento del processo di Catanzaro. Buscetta, come si vedrà tra poco, darà una lettura completamente diversa di quel periodo.

Le pagine dedicate a Badalamenti descrivono le progressioni compiute in campo criminale dal «vaccaio» di Cinisi. Una «fonte fiduciaria certa» racconta che Badalamenti «a seguito di riunione dei capi-gruppo, ognuno rappresentante di cinque famiglie, era stato nominato, secondo il vecchio rituale mafioso, “Presidente della Commissione”». Le carte giudiziarie delineano un personaggio con una «posizione di preminenza e un ruolo direzionale» non solo all’interno della mafia siciliana ma anche nei collegamenti internazionali tra questa e quella americana.

Una donna, rimasta vedova del marito ucciso, «ha precisato che il marito, entrato a far parte della mafia, ebbe modo di apprendere che il Badalamenti era un “padreterno” per l’alto ruolo da lui ricoperto che gli conferiva il potere di realizzare qualsiasi sua decisione e di infliggere qualsiasi punizione».

Le carte dell’istruttoria ci mostrano nuove, importanti amicizie di don Tano a cominciare da quella, molto stretta, con Luciano Leggio. I due diventano compari dopo che Liggio fa da padrino di battesimo di un figlio di Badalamenti.

È un’amicizia antica, che risale al 1957–1958 quando Liggio, non si sa come, ha assunto il «servizio di autotrasporti» per la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi.

Badalamenti, nonostante il soggiorno obbligato, si muove libera- mente e mantiene i contatti con « altri affiliati », primo fra tutti Gerlando Alberti «e il suo nucleo mafioso, nonché con i latitanti Buscetta Tommaso, Greco “ciaschiteddu” e con Calderone Giuseppe».

Badalamenti è fotografato mentre va a casa di Gerlando Alberti a Cologno Monzese, è solito incontrare nella zona di Macherio Gaetano Fidanzati e Faro Randazzo, è controllato dalla polizia il 17 giugno 1970 insieme a Gerlando Alberti, Giuseppe Calderone, Tommaso Buscetta e Salvatore Greco.

Dopo la sentenza di Catanzaro e il rientro a casa di numerosi capi mafia c’è una riorganizzazione delle cosche mafiose e una ripresa in grande stile del traffico degli stupefacenti che avviene nei modi più disparati come «il lancio in mare della droga in involucri impermeabili assicurati a un gavitello e il loro successivo recupero con mezzi veloci. Altro sistema era quello di far pervenire la droga dal Medio Oriente, via Malta (per il successivo inoltro negli Usa o presso le raffinerie francesi) in occasioni di sbarchi di sigarette, dentro un cartone opportunamente contrassegnato».

Il processo celebratosi a Palermo conferma l’impianto accusatorio formulato nel rinvio a giudizio nei confronti degli imputati – nel frattempo scesi a 75 rispetto ai 114 iniziali – a cominciare dall’importanza della riunione del 1970 a Milano, importanza attestata dalla partecipazione di Alberti e Badalamenti che lasciano la sede del confino, di Calderone che si sposta appositamente da Catania e di Buscetta che « si indusse a venire in Italia nonostante pesasse su di lui la condanna a quattordici anni di reclusione inflittagli dalla Corte di Assise di Catanzaro».

La riunione è sicuramente importante, come intuiscono i giudici palermitani, ma per motivi completamente diversi da quelli immaginati.

Buscetta, come si vedrà in seguito, racconterà che l’incontro di Milano è stato organizzato per discutere le proposte della partecipazione della mafia siciliana al golpe Borghese. Quanto ai collegamenti internazionali risulta che sono «tra loro collegati nello schema della malavita organizzata siciliana per il traffico dell’eroina diretta agli Stati Uniti ed associati inoltre a gruppi di malfattori internazionali operanti in Francia, Canada, Usa».

Badalamenti è condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione per i reati contestatigli «esclusa, come per tutti gli altri, la scorreria in armi».

Insomma, sono sì mafiosi, ma di una razza speciale dal momento che non sono armati!

Il soggiorno milanese di noti mafiosi richiama l’attenzione della Commissione antimafia sin dal 1972. Nella sua relazione il presidente Francesco Cattanei menziona il fatto che «il noto Gaetano Badalamenti, confinato a Macherio, ha fatto di quella zona del milanese il centro di rapporti e di attività poco chiare collegate allostesso Alberti e ad altri mafiosi come Gaetano Fidanzati, Faro Randazzo, Gaspare Gambino, Calogero Messina ed altri».

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