La selezione era effettuata dalla Centrale, sulla base di informazioni assunte attraverso i canali ordinari del Servizio. Da altra fonte si è appreso che la struttura del Servizio medesimo, cui venivano chieste le informazioni sui reclutandi, era tenuta all’oscuro delle ragioni della richiesta
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l’operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì
La struttura descritta nel paragrafo 1 di questo capitolo rappresenta la parte della «organizzazione Gladio» incardinata nel Servizio e composta da personale del Servizio stesso.
L’organizzazione comprendeva però anche personale esterno volontario – reclutato secondo particolari modalità e criteri – ed inquadrato in assetti organizzativi, anch’essi variati nel corso degli anni. Sono agli atti del Comitato diversi documenti relativi alle procedure di recluta mento. Un appunto [trattasi di un appunto senza data e senza firma probabilmente allegato ad una scheda di briefing predisposto per il Ministro della difesa. Una prima copia dell’appunto è pervenuta al Comitato con l’invio di documenti (da parte del Presi dente del Consiglio) del 15 novembre 1990. Altra copia è pervenuta con l’invio di documenti (da parte del Presidente del Consiglio) del 22 aprile 1991.
Il documento in questione ha la classifica di «vietata divulgazione». Sul tema del reclutamento si veda anche quanto esposto nella nota 55, nonché il documento, pubblicato in allegato alla presente relazione] intitolato «Note sul reclutamento » precisa che le relative operazioni avvenivano secondo quattro fasi: individuazione, selezione, aggancio, controllo.
L’individuazione era effettuata da quadri già facenti parte della struttura S/B, ovvero da «organizzatori regionali», cioè elementi esterni distaccati in ogni regione, direttamente dipendenti dalla Centrale, col compito, tra l’altro, di individuare le possibili nuove reclute. Non era stabilita alcuna preclusione relativa all’età, al sesso e all’idoneità al servizio militare, ma dovevano essere rispettati (dalla sua entrata in vigore) i divieti posti dalla legge n. 801 del 1977 in ordine al reclutamento di membri del Parlamento, consiglieri regionali, consiglieri provinciali e comunali, magistrati, ministri del culto e giornalisti.
La selezione era effettuata dalla Centrale, sulla base di informazioni assunte attraverso i canali ordinari del Servizio. Da altra fonte si è appreso che la struttura del Servizio medesimo, cui venivano chieste le informazioni sui reclutandi, era tenuta all’oscuro delle ragioni della richiesta [nella seduta del Comitato del 17 ottobre 1991, il generale Inzerilli ha dichiarato che la richiesta di informazioni sui reclutandi in «Gladio» veniva avanzata ai competenti organi del Servizio con la semplice indicazione «per esigenze R»].
Nella fase di selezione, prosegue l’appunto, la Centrale verificava che il reclutando non avesse precedenti penali di alcun tipo, che non facesse «politica attiva», né fosse «simpatizzante di movimenti di destra o di estrema sinistra».
Ottenuto il benestare della Centrale, colui che aveva originariamente segnalato il reclutando provvedeva ad «agganciarlo», adottando le opportune cautele per non compromettere l’operazione, nei casi di rifiuto o di incertezza. Il reclutato veniva poi costantemente tenuto sotto controllo e, al fine di valutarne ulteriormente l’affidabilità nel periodo iniziale, era impiegato in compiti e funzioni «non strettamente connessi con l’operazione S/B ».
Fra l’individuazione ed il reclutamento decorreva mediamente un periodo di 18-24 mesi.
L’appunto predetto costituisce, in sostanza, il riassunto e l’aggiornamento di un più ampio documento manoscritto, intitolato «Il reclutamento» , che comprende anche sintetiche indicazioni sul l’addestramento dell’agente e sulle cause e modalità di un suo possibile licenziamento.
Fin dai primissimi documenti relativi alla programmazione «Gladio», risultava l’esigenza che l’agente fosse «mimetizzabile» e, pertanto, si prevedeva e suggeriva il reclutamento di « personale che per età, per sesso od occupazione, abbia buone probabilità di sfuggire alla deportazione o all’internamento da parte del nemico».
L’assunzione di impegni politici, anche successivamente al recluta mento, comportava l’esclusione dall’organizzazione. Nel briefing predisposto, nel 1975, per le autorità politiche dell’epoca e poi aggiornato nel 1976 e nel 1977, si legge: «Le predisposizioni per il reclutamento ed il controllo del personale hanno confermato attraverso gli anni la loro validità, in quanto hanno consentito di individuare tempestivamente l’eventuale impegno politico assunto successivamente da alcuni aderenti e determinare conseguentemente la loro esclusione dall’organizzazione. Tali casi sono stati peraltro rarissimi (in 22 anni: lo 0,7 per cento)».
Quest’ultimo aspetto è stato confermato, per quanto attiene alla sua esperienza personale, dal senatore Claudio Beorchia, a suo tempo reclutato nella struttura « Gladio » ed ascoltato dal Comitato nella seduta del 29 novembre 1990. Le dichiarazioni del senatore Beorchia contengono, inoltre, una diffusa descrizione del «contatto», del «reclutamento», dello «addestramento» e della «estinzione» del rapporto.
Deve, infine, ricordarsi che i criteri di reclutamento, così come deducibili dai documenti citati e descritti nel testo, sono stati con fermati dal Presidente del Consiglio, sia in atti e sedi riservate, sia in sedute pubbliche delle Camere ed in atti trasmessi alle stesse per la pubblicazione. Con nota del 15 novembre 1990, il Presidente del Consiglio ha trasmesso al Comitato l’elenco dei nominativi degli appartenenti all’organizzazione «Gladio».
Trattasi di un elenco di 622 nomi che, all’epoca della trasmissione al Comitato, era coperto dalla massima classifica di segretezza. Com’è noto, l’elenco fu poi pubblicato, negli atti parlamentari, in allegato alla citata « Relazione sulla vicenda Gladio », trasmessa dal Presidente del Consiglio ai Presidenti delle Camere in data 26 febbraio 1991.
Nel rendere successive dichiarazioni sulla «vicenda Gladio», il Presidente del Consiglio ha sempre confermato il numero di 622; ha sottolineato che tale numero corrispondeva alla somma di tutti coloro che erano stati complessivamente reclutati per le esigenze della «Gladio», nell’intero periodo di esistenza della struttura; ha specificato che, dei complessivi 622 elementi, 223 si trova vano nella posizione di «effettivi», 354 nella posizione di riserva e 45 erano deceduti.
Il Presidente del Consiglio ha inoltre assicurato di avere disposto e fatto espletare severi controlli incrociati sui nominativi compresi nell’elenco, in ordine ai quali non erano emersi elementi pregiudizievoli in relazione a coinvolgimenti in fatti eversivi o, comunque, in altri fatti di rilievo penale e di natura infamante.
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