Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l’operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì


Tra i documenti acquisiti dal Comitato nel corso della indagine, particolare rilievo hanno, per l’organicità e l’ampiezza delle informazioni in esse contenute, le «Direttive di base sulla guerra non ortodossa nei territori occupati dal nemico», che costituiscono l’ordine di operazioni n. 1 per l’attività delle forze clandestine nel territorio nazionale eventualmente occupato da truppe nemiche.

La direttiva traccia un quadro completo degli scopi e delle finalità della «operazione Gladio», secondo linee che possono così essere sintetizzate: ipotizzata una situazione in cui forze nemiche (in primo luogo jugoslave, ungheresi, sovietiche, ma anche, seppure con probabilità molto minori, albanesi e libiche) abbiano invaso e occupato una parte del territorio nazionale (in particolare la zona nord-orientale), si prevedono azioni di guerra non ortodossa al fine di assicurare un flusso di informazioni di carattere operativo e, ove possibile, anche socio-economico-politico; garantire l’esfiltrazione di personale di importanza primaria per lo sforzo bellico; realizzare azioni di guerra psicologica, per determinare una situazione favorevole allo sviluppo della resistenza e alla demoralizzazione delle forze avversarie, riducendo il potenziale bellico di queste; appoggiare le operazioni con dotte dalle forze militari amiche, convenzionali e speciali.

Il fine ultimo è quello di creare premesse favorevoli alla controffensiva, agendo a tergo dell’avversario e sollecitando la resistenza delle popolazioni dei territori occupati. Vengono poi definite le modalità per il coordinamento, l’organizzazione e lo svolgimento dell’attività informativa, di quelle di evasione ed esfiltrazione, di sabotaggio, di guerriglia, nonché della propaganda nei confronti sia della popolazione dei territori occupati, sia delle forze avversarie, sia delle forze di liberazione.

Vengono altresì disciplinati: il trattamento dei prigionieri di guerra nonché dei documenti e materiali catturati; il quadro dei rapporti da inviare alla base dell’operazione in esito alle singole azioni svolte o in relazione a possibili obiettivi; l’elemento causale e le modalità di attivazione della struttura. A questo riguardo, viene stabilita la seguente scansione temporale: le reti Ida (indizi di allarme) sono attive sin dal momento in cui si costituiscono operativamente; le Unità di Guerriglia, le Reti di Azione clandestina ed i Nuclei si attivano entro 24 ore dall’ingresso nel Paese di truppe straniere non autorizzate dal governo legale.

Le attività di informazione, evasione ed esfiltrazione, limitatamente alla fase di recupero, dovranno avviarsi il più presto possibile e di iniziativa; tutte le altre dovranno avere inizio dietro ordine specifico della base.

Un’apposita analisi riguarda la «Situazione delle forze nemiche» e prende in esame, in particolar modo, le misure di controllo nei territori occupati, la stima della capacità avversaria ed il proba bile sviluppo dell’attività nemica. Il quadro delle previsioni circa le misure di controllo che le forze nemiche potrebbero porre in essere nei territori occupati ipotizza tre fasi successive: quella dell’occupazione, quella del consolidamento e quella della sovietizzazione.

Durante la fase dell’occupazione, si prevedono, da parte delle forze di invasione, procedimenti immediati per ottenere il controllo della popolazione (tesseramento annonario, rilascio di libretti di lavoro indispensabili per lo svolgi mento di qualsiasi attività, ecc.); requisizione di manodopera per la ricostruzione; azione dei comitati locali, che può esplicarsi anche attraverso la compilazione di liste di proscrizione e l’instaurazione di un regime di terrore; coprifuoco; requisizione della proprietà privata; arresti automatici sulla base di liste comprendenti persone appartenenti a particolari categorie (personalità e funzionari di governo, rifugiati, immigrati, ex comunisti, appartenenti al clero e all’aristocrazia, industriali, banchieri, parenti di politici espatriati, capi di gruppi politici anticomunisti, ecc.); istituzione dei tribunali del popolo; limitazione e controllo delle trasmissioni radiotelevisive.

La successiva fase di consolidamento dovrebbe comportare, oltre a controlli di natura economica (nazionalizzazioni, proibizione dell’esercizio privato delle professioni, riforma agraria con creazione di kolkhoz e contingentamento del raccolto privato, ecc.), anche la costituzione di reti di agenti delatori, la creazione di scuole e centri di addestramento ideologico e politico, un limitato impiego delle forze di polizia preesistenti, sotto il controllo della polizia militare e delle forze di occupazione; l’impiego dei comunisti locali, cui vengono affidati compiti di rilievo nelle industrie, nelle amministrazioni locali, regionali e nel Governo.

La fase di sovietizzazione prevede, in sintesi, il completamento delle azioni di controllo della popolazione e degli apparati pubblici, già avviate nella fase precedente. Vengono infine descritte le misure di controllo a suo tempo adottate in Vietnam. L’obiettivo immediato dell’invasione è individuato nella conquista del nord Italia, con successiva espansione almeno fino a Ravenna.

Il «tempo minimo di preavviso» è stimato in tre giorni.

Nel documento sono contenute, inoltre, sia le direttive di base per le «operazioni clandestine di azione» (disturbo, sabotaggio, supporto diretto a operazioni militari convenzionali e non, creazione, supporto e coordinamento della resistenza, ecc.), sia una guida specifica all’attività di sabotaggio.

Ai presupposti di base dell’attività Stay-behind è dedicato l’allegato «G», recante una serie di tavole sinottiche intese a correlare alle fasi delle operazioni condotte dalle truppe di occupazione il progressivo sviluppo dell’attività Stay-behind.

Si prevede che, sia durante la fase delle ostilità sia durante quella dell’occupazione e controllo, l’organizzazione «S/B» debba svolgere solamente attività organizzativa, avviando azioni limitate in corrispondenza della fase del consolidamento degli occupanti, per poi passare ad azioni mili tari vere e proprie, fino a giungere alla liberazione del territorio. Durante le prime due fasi, delle ostilità e dell’occupazione, oltre all’attività organizzativa è consentita solamente attività di ricerca e inoltro di informazioni e, a partire dalla fase di occupazione e controllo, una parziale attività di esfiltrazione, limitata al recupero ed al ricovero.

Questa attività diventa piena nelle fasi successive, nelle quali iniziano anche quella di sabotaggio, guerriglia e propaganda, quest’ultima intesa a minare il morale nemico ed a incitare alla resistenza. L’attività di informazione, che nelle prime due fasi è caratterizzata dalla ricerca di notizie a carattere operativo, dalla terza fase, quella del consolidamento delle forze d’occupazione, diviene finalizzata alla ricerca di notizie a carattere «politico-economico-psicologico». Con la liberazione del territorio è previsto lo scioglimento delle formazioni clandestine ed il passaggio a quelle regolari.

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