Il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha commentato con ironia: «Abbiamo una prima novità», ha dichiarato a proposito della convocazione a Palazzo Chigi  assieme a Cgil, Cisl e Uil, le tre organizzazioni sindacali che avevano chiesto a Meloni un dialogo su alcune richieste condivise, dell’Ugl, cioè del sindacato più contiguo politicamente alla destra di governo, da cui viene Claudio Durigon oggi sottosegretario leghista al Lavoro e prima vicesegretario del sindacato che ha offerto come costola del partito salviniano nel mondo del lavoro.

Il segretario attuale dell’Ugl Francesco Paolo Capone ha ospitato nella sua sede Marine Le Pen e Matteo Salvini, che ha inaugurato anche la sede di Roma quest’estate assieme al segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, l’organizzazione che con l’Ugl più dialoga e che l’anno scorso non aveva condiviso lo sciopero di Cgil e Uil contro il governo Draghi. 

Capone si è schernito ieri dicendo che «Le simpatie non fanno parte dei motivi per i quali le organizzazioni vengono chiamate», ma la convocazione a Palazzo Chigi significa per il governo avere al tavolo un interlocutore più favorevole alla sua linea, Capone già al primo incontro con 29 sigle sindacali e datoriali con la ministra del Lavoro aveva appoggiato la riforma e il taglio del reddito di cittadinanza proposto dall’esecutivo. Ed è una sponda anche per misure che il governo sta valutando anche se sotto altre forme. Tra le proposte dell’Ugl c’è per esempio la possibilità di applicare l'aliquota sostitutiva, eventualmente ritoccata al ribasso, a tutti gli strumenti contrattuali di flessibilità, a partire dagli straordinari e dal lavoro supplementare. Un’impostazione che a Meloni piace considerando che tra le sue bandiere c’è una flat tax incrementale sul reddito maggiore dell’anno passato. 

I contratti pirata sui rider

Ovviamente il sindacato di Capone è a favore della riduzione del cuneo fiscale e delle quote pensionistiche, ma sul livello di salario è anche il sindacato che ha firmato negli ultimi anni contratti pirata, a partire da quello sui rider bocciato in tribunale nel luglio scorso, ma anche quello appena sottoscritto il 22 ottobre scorso con Confindustria dagli artigiani e contestato formalmente con una lettera da Cgil, Cisl e Uil.

Ironia della sorte, proprio il giorno prima della convocazione dell’Ugl a Palazzo Chigi, il rapporto Inapp sottolineava il declino in Italia dell’applicazione della contrattazione nazionale e l’aumento dei contratti pirata fonte di lavoro povero.  «In Italia si è assistito a una graduale riduzione delle applicazioni dei Ccnl, a un incremento dei contratti pirata, a una bassa diffusione della contrattazione di secondo livello, che limita la diffusione della detassazione dei premi di risultato», si legge nell’analisi. Ormai i contratti pirata depositati negli ultimi anni sono centinaia. Secondo il rapporto Inapp tra 2011 e 2018 la percentuale di imprese che apprica un contratto nazionale di primo livello è scesa da circa l’86 per cento al 75 per cento e quelle che non applicano alcun tipo di contrattazione nazionale sono passate dal 10 al 20 per cento. 

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