Sta per finire il penoso periodo di vuoto di potere all’Anas durato circa sei mesi. Molti indizi lasciano ritenere che c’è una svolta per le nomine. Un mese e mezzo fa la manovra di scelta dei nuovi vertici abortì in mezza giornata: Luigi Ferraris, l’amministratore delle Fs, società che controlla Anas, allora propose a sorpresa di sostituire l’attuale capo dell’azienda stradale, Massimo Simonini, con Ugo De Carolis, un manager della scuderia Benetton, legatissimo a Giovanni Castellucci, il dirigente identificato con il crollo del ponte di Genova. La candidatura non era ancora finita tra i lanci di agenzia che veniva stroncata da una mitragliata di no da parte di tutti i partiti di governo, per una volta uniti in un fronte comune.

Questa volta pare stiano almeno evitando candidati legati ai Benetton e al posto di un uomo solo al comando che avrebbe riassunto in sé i poteri di amministratore e direttore generale ne verranno scelti due. Per scongiurare sorprese dell’ultim’ora i soggetti a vario titolo interessati alle scelte, dai ministeri a palazzo Chigi, dai partiti alle lobby, almeno si parlano anche se come al solito dietro le quinte. Il che non è garanzia di buone scelte, ma dovrebbe evitare almeno le figuracce.

Ecco i nomi dei candidati: Paola Firmi come amministratrice delegata, anche se fonti interne alle Fs suggeriscono che quel posto potrebbe andare a Maria Annunziata Giaconia, amministratrice di Mercitalia. E poi Fulvio Soccodato direttore generale e Edoardo Valente presidente. Quest’ultimo, generale della Guardia di finanza e vice capo di gabinetto al tempo dei ministri dell’Economia Fabrizio Saccomanni e Gian Carlo Padoan, era stato proposto anche ad agosto in accoppiata con De Carolis e nessuno aveva avuto niente da ridire. Però ora il presidente in carica, Claudio Gemme, Lega, fa capire che non intende passare la mano, anzi, e in una lettera al ministro della Mobilità e infrastrutture, Enrico Giovannini, si propone chiedendo poteri più incisivi.

Il perno De Micheli

Il punto di raccordo di tutta l’operazione è l’ex ministro dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), cioè la politica a cui si deve molto se l’Anas è quel che è. È stata lei a lavorare per Firmi d’intesa con il ministero del Tesoro guidato da Daniele Franco, ed è stata lei a suggerire il nome di Soccodato all’attuale ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Firmi è una dirigente delle Ferrovie e come la De Micheli e l’amministratore delegato Fs è molto legata all’ambiente morettiano, la cordata che fa capo a Mauro Moretti, il manager che dietro di sé ha lasciato un esercito di nostalgici. Moretti è ancora coinvolto nella gravi faccende giudiziarie per la terribile strage ferroviaria di Viareggio, 32 morti, una città sconvolta e i parenti delle vittime che aspettano giustizia, ma per i suoi fan sembra un dettaglio. Firmi è alle Ferrovie da quasi trent’anni, cresciuta alla scuola di Rfi, la società della rete dove Moretti cominciò a farsi le ossa come dirigente. A Rfi aveva il compito di emanare gli standard per la progettazione e la realizzazione delle opere civili e tecnologiche e in questa veste è stata ascoltata al processo di Viareggio come teste della difesa di Moretti. Il quale alla fine è stato condannato in appello per incendio colposo a sei mesi di reclusione confermati dalla Cassazione e ha rinunciato ai termini della prescrizione. Su di lui ora pendono le accuse di disastro ferroviario e di omicidio colposo, reato per cui rischia una pena di quattro anni, a meno che Moretti non ci ripensi e rinunci alla rinuncia della prescrizione, così come la Cassazione gli ha dato la possibilità di fare.

Più di recente Firmi è diventata direttore tecnico della rete ferroviaria e chi ci ha lavorato insieme ricorda di lei una certa spiccata propensione a non decidere. Come nel caso abbastanza clamoroso della portata dei treni. Nonostante in tutta Europa da tempo la regola per la portata massima dei convogli merci sia di 2.500 tonnellate, in Italia l’innovazione ha faticato parecchio a entrare grazie proprio alla Firmi che non se la sentiva di rinunciare al vecchio vincolo che imponeva di non superare il carico di 1.600 tonnellate. La disparità di trattamento tra Italia e resto d’Europa comportava costi aggiuntivi e perdite di tempo imponendo la necessità di spezzare i treni alle frontiere. Alla fine Firmi si è convinta solo quando sul suo tavolo è arrivata addirittura una nota dell’Ansf, l’agenzia per la sicurezza, in cui si diceva che si poteva tranquillamente procedere. Anche la candidatura di Soccodato ha avuto De Micheli come madrina, ma in questo caso la zona di pesca non è stata l’area morettiana, ma quella degli ex amministratori Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani, grandi amici e complici nell’operazione che ha portato alla incorporazione di Anas in Fs e che ora è alla base dei giganteschi e intricati problemi contabili e finanziari dell’azienda delle strade. Soccodato è un dirigente Anas valorizzato da Armani e per questo caduto in disgrazia con Simonini che secondo i Cinque stelle all’Anas avrebbe dovuto tagliare con il passato. Nel curriculum c’è l’esperienza di commissario per le strade nel dopo terremoto di Amatrice del 2016 a fianco della De Micheli che era commissaria. È lì che i due si sono conosciuti e apprezzati. Le popolazioni terremotate hanno forse un’opinione diversa.

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