Le urgenze a cui rispondere con la crisi economica che spinge sui palazzi della politica hanno trasformato l’audizione del ministro del lavoro, Andrea Orlando, nell’annuncio di una nuova estensione del reddito di emergenza. Aumenterà il tetto massimo per chi paga l’affitto e sarà estesa la platea dei beneficiari anche ai disoccupati che hanno beneficiato della indennità di disoccupazione (Naspi o Dis-coll), ma che si trovano ora senza tutele. Del resto la crisi, dice il ministro ha battuto soprattutto sui giovani: la metà dei posti persi era occupato da persone nella fascia tra i15 e i 34 anni, i sommersi della pandemia sono anche quelli che più difficilmente hanno casa di proprietà, mentre gli ammortizzatori sociali sono la prima questione da affrontare per aumentare le tutele.

Orlando ribadisce il principio dell’universalizzazione ma soprattutto della semplificazione delle misure, ripete che la proroga del blocco dei licenziamenti sarà differenziata: per chi è tutelato dalla cassa integrazione ordinaria sarà più breve e a scadenza mentre per gli altri si aspetterà la riforma. Ma snocciola anche i prossimi passi.

Già giovedì verrà convocato un nuovo tavolo con l’obiettivo di definire il perimetro dei nuovi ammortizzatori sociali. Poi verrà affrontato il nodo dei costi: in due parole, dice Orlando, «Chi paga?»

Il terzo passaggio sarà capire chi li gestirà e infine metterli a punto in modo che non siano adatti semplicemente a rispondere alle crisidi di mercato, ma alle vere e proprie crisi di transizone tra paradigmni di sviluppo e tecnologici. 

Oltre agli ammortizzatori Orlando conferma il tavolo aperto dalla ministra Nunzia Catalfo sulla spesa pensionistica, ma ve ne aggiunge molti altri, tavoli, gruppi di lavoro, commissioni. Tra gli altri, c’è la commissione di esperti per la revisione del reddito di cittadinanza, un gruppo di lavoro che il ministro vorrebbe trasversale a tutti i ministeri del governo per promuovere l’occupazione femminile e annuncia anche un osservatorio mai messo in piedi, seppure previsto dal 2015, sui lavoratori delle piattaforme. Tra dieci giorni incontrerà la ministra spagnola Yolanda Diaz che il dieci marzo ha firmato con le aziende di delivering e  i sindacati dei rider un accordo, comunemente chiamato la ley rider, che offre finalmente tutele ai fattorini. Lì era partito tutto da un tribunale di Barcellona, qui ancora si attende chiarezza dopo il pronunciamento di quello di Milano. 

Su quasi tutto Orlando ha rivendicato continuità col governo precedente, ma sul decreto dignità, provvedimento bandiera del Movimento cinque stelle, ha preferito non entrare in quello che ha chiamato un «derby ideologico». «Ad oggi dobbiamo proseguire con la proroga della sospensione. Quando torneremo alla normalità, quando trasformeremo le politiche attive, allora capiremo meglio», ha spiegato rinviando la questione. Eppure il fu vicesegretario del Pd di Nicola Zingaretti, ha esplicitamente rivendicato un ruolo politico, dicendo che il suo mandato riguarda l’iniziativa legislativa, l’amministrazione, ma anche stimolare un dibattito pubblico. Tra le righe ha promesso di aprire «una riflessione specifica» sul ruolo che dovrebbero avere i lavoratori nelle scelte del futuro. Una riflessione che dovrebbe essere accolta positivamente da chi come Maurizio Landini, segretario della Cgil o da deputati renziani critici come Camillo D’Alessandro chiedono di guardare al sistema sempre invocato della cogestione tedesca. 

 

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