Nella lettera inviata al governo italiano, la Commissione europea evoca la possibilità che sia stato violato l’articolo 21 del regolamento concentrazioni. Roma dovrà rispondere entro venti giorni dalla ricezione della lettera, ma se la conclusione preliminare fosse confermata si potrebbe la Commissione potrebbe ordinare la revoca
Il testo integrale della lettera inviata dalla Commissione europea al governo italiano rivela che il dpcm con cui l’esecutivo ha applicato il golden power contro Unicredit per bloccare la scalata a Banco Bpm è a rischio annullamento.
Nel documento, anticipato da Repubblica, si legge che la Commissione avrebbe già deliberato – seppure in maniera preliminare – che l’Italia ha violato un articolo del regolamento Concentrazioni comunitario. Ora palazzo Chigi ha venti giorni dal giorno di ricezione della lettera per far valere le proprie ragioni e rispondere ai rilievi. Considerato però che il 23 luglio dovrebbe scadere l’Ops dell’istituto guidato da Andrea Orcel, la decisione della Commissione potrebbe comunque arrivare fuori tempo massimo.
In serata, sul dossier ha preso posizione anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Interpellato alla festa del Corriere Adriatico, ha spiegato la sua lettura del concetto di sicurezza nazionale, che secondo la Commissione non è applicabile alla vicenda Unicredit-Banco Bpm. «Noi risponderemo semplicemente citando la sentenza del Tar, che ci soddisfa, che riconosce un principio: che la sicurezza economica è parte della sicurezza nazionale» ha detto il ministro.
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«La Commissione è giunta alla conclusione preliminare che l'Italia ha violato l'articolo 21 del Regolamento Concentrazioni» e «si invita l'Italia a presentare le sue osservazioni in merito entro 20 giorni lavorativi dal ricevimento della presente lettera» si legge.
«Se la conclusione preliminare fosse confermata – si aggiunge – la Commissione potrebbe adottare una decisione (...) in cui le ordina di revocare senza indugio il decreto». E poi, «la risposta non individua e spiega adeguatamente il modo in cui l'operazione comporta un rischio per la sicurezza pubblica, né dimostra la compatibilità delle prescrizioni con il diritto dell'Unione» si legge nella lettera.
«In primo luogo, vi è un ragionevole dubbio sul fatto che il Decreto e gli obblighi mirino effettivamente a tutelare la pubblica sicurezza. In secondo luogo, la Commissione ritiene in via preliminare, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, che ciascuna delle Prescrizioni contenuta nel Decreto sia incompatibile con i principi generali e le altre disposizioni del diritto dell'Ue» si legge ancora. «La Commissione dubita che l'acquisizione di Bpm, una banca italiana, da parte di Unicredit possa creare un reale e sufficientemente grave rischio per la sicurezza pubblica».
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