Gli americani non sono ancora tutti partiti da Kabul (la data prevista è quella del 31 agosto) che la morsa dei congelamenti dei beni detenuti all’estero, preludio di possibili future sanzioni economiche, è scattata come una tagliola per il prossimo governo. L’amministrazione Biden ha congelato le riserve del governo afghano depositate in banche americane, per impedire ai Talebani l’accesso a miliardi di dollari che copiosamente venivano elargiti dal Tesoro americano.

Secondo quanto rivelano fonti citate dal Washington Post, la decisione è stata presa nella domenica di Ferragosto, mentre i Talebani prendevano il controllo di Kabul, dalla segretaria al Tesoro, Janet Yellen (ex governatrice della Fed) e dai funzionari dell’ufficio Foreign assets control, che controlla i beni stranieri. Nelle discussioni ovviamente sono stati coinvolti anche funzionari di Foggy Bottom (il dipartimento di Stato) e della Casa Bianca.

«Nessun bene della Banca centrale afghana depositato negli Stati Uniti sarà messo a disposizione dei Talebani», hanno detto fonti governative. Questa del congelamento dei beni è la prima delle decisioni economiche che Washington dovrà prendere nei confronti dell’Afghanistan, paese che in questi anni è stato fortemente dipendente dall’assistenza economica americana ed internazionale.

Le riserve valutarie dell’Afghanistan sono ovviamente per lo più depositate in conti esteri e non sono state compromesse da quando i talebani hanno catturato Kabul. Lo ha affermato lo stesso ex governatore della Banca centrale afghana, Ajmal Ahmaty, che lo ha reso noto via Twitter. L’Afghanistan Bank, ha detto Ahmaty, controllava circa 9 miliardi di dollari in riserve, di cui circa 7 miliardi, tra contanti e altri titoli, presso la Federal Reserve statunitense.

«In nessun modo le riserve internazionali dell’Afghanistan sono mai state compromesse», ha detto ancora Ahmaty, che è frattanto fuggito da Kabul in tutta fretta e in modo rocambolesco la sera di Ferragosto. Ahmaty ha commentato la notizia del blocco dei fondi afghani congelati negli Usa dal dipartimento del Tesoro affermando su Twitter che «pertanto, possiamo dire che i fondi accessibili ai talebani sono forse lo 0,1-0,2 per cento delle riserve internazionali totali dell’Afghanistan. Non tanto».

Ahmady ha poi spiegato nel dettaglio e con rigore contabile che, dei 9 miliardi di dollari di riserve all’estero, circa 7 miliardi sono detenuti in obbligazioni, attività e oro dalla Federal Reserve; poi, conti correnti internazionali per 1,3 miliardi e 0,7 miliardi presso la banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea in Svizzera.

Nel paese, invece, di dollari fisici, secondo Ahmady, non ce ne sono più. «La mancanza di dollari Usa si tradurrà in un aumento dell’inflazione» e questo «danneggerà i cittadini più poveri, con l’aumento dei prezzi del cibo». Inoltre ora potrebbe chiudersi anche il canale degli aiuti umanitari che nel 2020 hanno rappresentato il 43 per cento del Pil del paese.

La fuga del governatore

«Sabato a mezzogiorno ho incontrato il presidente Ghani per spiegare che l’atteso invio di dollari non sarebbe arrivato domenica», ha poi raccontato sempre l’ex governatore della Banca centrale afghana, rivelando che Ghani in quella che sarebbe stata la sua ultima sera da presidente dell’Afghanistan, ebbe un colloquio telefonico con il segretario di Stato Antony Blinken «per chiedergli di riprendere l’invio dei dollari, cosa che in principio fu approvata». «In retrospettiva la cosa sembra ridicola, ma non ci aspettavamo che Kabul cadesse entro domenica sera», aggiunge l’ex governatore centrale afghano. «In ogni caso, l’ultimo invio non è mai arrivato – ha poi concluso – sembra che i nostri partner avessero buone informazioni di intelligence su quello che sarebbe successo».

Almeno su quello, potremmo dire. L’Afghanistan è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, devastato da 40 anni di conflitti senza fine. Gli aiuti internazionali sono fondamentali per il paese. Gli afgani si affidano alle rimesse inviate dai familiari che vivono all’estero.

Ma l’Afp ha reso noto che la Western Union ha annunciato la sospensione da lunedì dei trasferimenti di denaro. «Una delle nostre priorità è la sicurezza e il benessere dei nostri clienti e dei nostri partner che sono in prima linea», ha giustificato la banca in un tweet.

«A causa dell’attuale situazione in Afghanistan e dei vincoli che gravano sui nostri agenti, abbiamo temporaneamente sospeso altre transazioni nel paese». Secondo i dati della Banca mondiale, le rimesse in Afghanistan sono ammontate a quasi 789 milioni di dollari all’anno scorso.

Nel 2020, il Pil del paese è stato stimato in 19,8 miliardi. L’ex governatore centrale Ajmal Ahmadi ha anche indicato che Kabul dovrebbe ricevere il prossimo 23 agosto circa 340 milioni di dollari dal Fondo monetario internazionale con sede a Washington per l’emissione di diritti speciali di prelievo. «Non so se questa allocazione avrà luogo», ha spiegato. Il Fmi ha reso noto che ha congelato ogni pagamento in Afghanistan a causa della situazione di estrema incertezza.

© Riproduzione riservata