Caldo estremo e colpi di calore mettono a rischio la salute di chi lavora nei campi o nei cantieri edili: con l’arrivo dell’estate le aziende riorganizzano i turni sulle ore più fresche e sopra i 35 gradi scatta la Cig per eventi meteo. Ma quest’anno è inclusa nel computo del massimale dei giorni a disposizione. La Cgil: «Basta interventi tampone, la cassa integrazione va estesa a tutti»
L’8 giugno un uomo di 50 anni di Salerno è morto in un terreno agricolo di sua proprietà. Ha avuto un infarto per il caldo intenso e si è accasciato a terra. Nel 2024 è il primo lavoratore morto per le temperature roventi, dopo che la scorsa estate le cronache locali si erano riempite di storie simili. Ad agosto un autista aveva perso la vita a Susa e a Brescia un bracciante era morto durante la vendemmia. Un mese prima, a Jesi, un operaio aveva avuto un malore in un cantiere di Amazon. Aveva 75 anni e lavorava come gruista.
L’Inail stima che ogni anno siano oltre 4mila gli infortuni legati al caldo e il pericolo è che in futuro la situazione possa peggiorare: secondo un report delle Nazioni Unite, il riscaldamento globale porterà nuovi rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. I più esposti sono gli operai addetti al trasporto e alla produzione di materiali, così come gli asfaltatori e gli impiegati nel settore del gas. E, su tutti, chi lavora nei campi o nei cantieri edili.
Negli ultimi giorni l’Inps ha ribadito che oltre i 35 gradi le aziende possono chiedere la cassa integrazione per i dipendenti. Ma, prima di arrivare a una misura così drastica, sono tante le norme e le pratiche pensate per salvaguardare le condizioni di chi lavora. C’è il Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, con le misure da soddisfare per garantire un microclima adeguato. E anche l’Ispettorato del lavoro si è espresso con una circolare con le norme per affrontare il problema.
«I datori di lavoro devono informare i dipendenti sui comportamenti da tenere per ridurre i rischi per la salute. Sono tenuti ad aumentare le pause e a mettere a disposizione acqua potabile vicino alle postazioni, oltre ad aree ombreggiate dove riposarsi. Tutti obblighi presenti nel Testo unico del 2008 e ricordati spesso dall’Inps», dice a Domani Giulia Bartoli, segretaria nazionale della Fillea Cgil (che rappresenta i lavoratori nel settore delle costruzioni).
Come cambiano i turni
Nel suo decalogo l’Inail cita anche la riorganizzazione dei turni di lavoro, per far lavorare gli operai nelle ore più fresche. Il focus è soprattutto sulle imprese edili: quelli più a rischio sono gli operai che lavorano all’esterno degli edifici e chi si occupa di stendere il manto stradale. Molte aziende si sono calibrate su una sorta di orario spezzato, con partenza alle 6 di mattina, stop anticipato a metà giornata e, se possibile, un altro turno in fascia notturna.
Tra le città interessate dal caldo c’è ovviamente Roma, dove sono oltre 6mila i cantieri attivi, tra ciò che rimane delle ristrutturazioni con i bonus edilizi e i cantieri delle opere pubbliche, non ultimi quelli per il Giubileo. Qui alcune imprese stanno modificando gli orari dalle 5 alle 14. «Ma immaginare soluzioni generali basate su cambi di turni non è cosa banale, dipende dall’organizzazione del lavoro e dalla disponibilità del lavoratore», ha frenato Federica Brancaccio, presidente dei costruttori di Ance.
Lavorare nei campi
Un altro settore colpito dal problema è quello agricolo. Il caldo ostacola le attività nei campi, che occupano quasi mezzo milione di persone, e le alte temperature favoriscono la rapida maturazione dei raccolti. A luglio non si potranno sospendere del tutto le lavorazioni, come accade in altri settori, perché frutta e verdura sono compromesse se lasciate sul terreno troppo a lungo.
E così in varie località, oltre a ordinanze comunali che dispongono la sospensione dei lavori in presenza di alte temperature, si sono definiti provvedimenti per chi opera nelle campagne. In provincia di Verona, ad esempio, si è deciso che in caso di “allerta temperature” il datore di lavoro può prevedere, in deroga al contratto collettivo, una diversa distribuzione dei turni. Con orari di inizio anticipati prima delle 6 del mattino oppure spostati di notte, dopo le 22.
Più in generale, dall’anno scorso molte regioni hanno attivato dei protocolli specifici sul tema. Soprattutto nel sud Italia. A fare da apripista è stata la Puglia di Michele Emiliano con un’ordinanza che, nelle aree interessate dal lavoro agricolo e limitatamente ai giorni in cui c’è il rischio di ondate di calore, ha vietato il lavoro «in condizioni di esposizione prolungata al sole dalle 12.30 alle 16».
In Sicilia solo pochi comuni si sono attivati in autonomia, ma qualcosa è cambiato con l’accordo tra regione e sindacati dello scorso 3 maggio. Un protocollo d’intesa pensato per i lavoratori che svolgono attività all’aperto e sono esposti allo shock termico. Per tutte queste categorie – operai edili, marittimi, portuali e agricoli, ma anche i rider – sarà vietato operare dalle 12 alle 16. Un esempio seguito dal governatore della Calabria Roberto Occhiuto, che ha emanato un’ordinanza analoga.
La cassa integrazione
Nelle situazioni più critiche, tra luglio e agosto, le aziende possono anche ricorrere alla cassa integrazione guadagni. La possibilità scatta in caso di temperature superiori ai 35 gradi, reali o solo “percepiti”. L’integrazione del salario per eventi meteorologici non è una novità: da tempo l’Inps copre le giornate di pioggia e grandine. Dal 2016, però, la protezione è stata estesa ai giorni con temperature elevate.
Il decreto legge Caldo dello scorso luglio ha poi ampliato l’accesso alla Cig per eventi meteo. In caso di episodi «oggettivamente non evitabili», consentiva di chiedere la cassa ad ore per i lavoratori edili e agricoli escludendola dal computo del massimale previsto (52 settimane nel biennio per la Cigo in edilizia e 90 giorni all’anno per la Cisoa in agricoltura). La norma è stata in vigore fino a dicembre. La ministra del Lavoro Marina Calderone aveva promesso di rendere l’intervento strutturale, ma così non è stato.
«Attualmente la Cig per eventi meteo è di nuovo conteggiata nelle 52 settimane e questo frena l’adesione da parte delle imprese – racconta ancora Bartoli – Ora il governo cosa farà, ignorerà il problema o rinnoverà la misura in modo temporaneo? Noi ci auguriamo che venga esclusa dal contatore in modo permanente e lo stesso sperano le aziende. Ma è sbagliato intervenire solo all’ultimo, quando già è scattata l’emergenza».
C’è chi resta fuori
Negli ultimi anni, intanto, c’è stata un’espansione nell’utilizzo di questo strumento. Dal 2014 ad oggi la Cig autorizzata ad agosto è cresciuta e si intravede una correlazione tra le temperature estive in aumento e il ricorso alla cassa integrazione: un clima più caldo, che si protrae per molti giorni, costringe a interrompere il lavoro più spesso rispetto al passato e la tutela dell’Inps si attiva, anche se non sempre e non abbastanza. Anche perché, ovviamente, spetta alle imprese farne richiesta.
Secondo le aziende, la Cig dovrebbe essere affiancata da politiche di supporto economico, prevedendo dei ristori per i datori di lavoro: la cassa integrazione salvaguarda un minimo retributivo per i lavoratori, ma lo stop delle attività comporta ritardi e inconvenienti per chi mette i soldi. «Ci sono contratti e appalti da portare avanti e tempi di consegna da rispettare», ha notato Fabio Bianchi, dirigente di Cna. Su questo sindacati e aziende sono uniti e chiedono di riconoscere il caldo come ragione per ritardare i lavori.
Dall’accesso alla Cig sono comunque esclusi gli stagionali nei campi. «Resta senza tutela quel 90 per cento di lavoratori del comparto agricolo che non ha un contratto a tempo indeterminato, così come chi lavora per una piattaforma», ha detto Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia. Per questo la Cgil ha chiesto alle app di food delivery di sospendere il servizio dei rider nelle fasce più calde. Una proposta giudicata irricevibile, dato che sono le ore con più ordinazioni insieme a quelle serali.
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