Scena numero uno, 6 settembre 2023: la nave da crociera Explora II, nuovo gigante del mare del gruppo Msc, viene varata nel porto di Sestri Ponente, in Liguria. Le sei navi col marchio Explora valgono ricavi per oltre 3 miliardi di euro per Fincantieri, la società a capitale di stato che le costruirà entro i prossimi cinque anni.

Scena numero due, ancora il 6 settembre: con un assegno di 150 milioni Msc finanzia un concordato che salva dal fallimento la compagnia di navigazione Moby, che gestisce i traghetti dalla Penisola verso Sardegna e Corsica.

Scena numero 3: lunedì scorso, il 2 ottobre, viene siglato il contratto di vendita dei treni Italo. Il nuovo azionista di maggioranza sarà Msc, che per aggiudicarsi il controllo della società dell’alta velocità ferroviaria pagherà circa 4 miliardi di euro. Msc vuol dire Gianluigi Aponte, classe 1940, il “Comandante” (così lo chiamano gli stretti collaboratori) che in più di mezzo secolo di carriera ha costruito dal nulla il più grande gruppo integrato di trasporti del mondo (navi, porti, logistica, aerei e treni).

Boom di profitti con il Covid

Il patron di Msc è noto per il carattere schivo e la riservatezza con cui guida una multinazionale a proprietà e conduzione strettamente famigliare. Aponte non parla, Aponte non appare, ma in silenzio sta allargando i confini di un impero planetario finanziato con gli immensi profitti incassati negli anni del Covid, quando i prezzi dei noli marittimi sono esplosi. E l’Italia, come dimostrano le tre operazioni completate nell’ultimo mese, è diventata, molto più che in passato, uno snodo centrale per un imprenditore che negli anni Sessanta del secolo scorso ha lasciato Sorrento per trasferirsi a Ginevra, dove ha sede la Mediterranean shipping company, da cui dipendono decine di società sparse per il mondo.

La holding elvetica non ha mai svelato i propri conti (in Svizzera non c’è obbligo di deposito dei bilanci), ma sommando i ricavi delle varie attività che fanno capo alla Sas Shipping company (navi cargo, porti, logistica) e Msc Cruises (navi da crociera) si può ipotizzare che il giro d’affari complessivo sia vicino a 20 miliardi di euro all’anno. I profitti del solo settore merci hanno sfiorato il miliardo di dollari (976 milioni), mentre le crociere solo quest’anno stanno recuperando il crollo causato dal Covid che ha azzerato il mercato portando i conti in rosso di un miliardo anche nel 2022.

Il vero punto di forza di Aponte, però, è l’immensa liquidità in cassa, una montagna di denaro fresco che fornisce al gruppo una potenza finanziaria pressoché illimitata. Basti pensare che la sola Sas Shipping company alla fine del 2022 poteva contare su cash per 4,3 miliardi di dollari (4,1 miliardi di euro). Al piano superiore, nei conti della holding di Ginevra, le disponibilità finanziarie sono probabilmente ancora più ingenti.

Questi numeri bastano e avanzano per spiegare come il gruppo abbia trovato le risorse, anche grazie al sostegno delle banche, per completare una raffica di acquisizioni miliardarie nell’arco degli ultimi due anni. L’elenco completo è molto lungo, ma qui basta citare le due operazioni più importanti. A dicembre del 2022 Msc ha rilevato le attività portuali in Africa del gruppo Bollorè, con un investimento di 5,6 miliardi di euro.

Risale invece all’estate scorsa lo sbarco nel settore ospedaliero. Il Comandante si è messo in società con il miliardario sudafricano Johann Rupert e insieme hanno rilevato per circa 4 miliardi di euro Mediclinic, una rete di cliniche, per lo più di lusso, che si estende tra Svizzera, Dubai e Sudafrica.

Dossier Ita

All’inizio dell’anno scorso il gruppo Msc si era fatto avanti per comprare anche Ita, la ex Alitalia, un’operazione tutto sommato modesta se paragonata a quelle appena citate, da cui però si è sfilata lascando campo libero a Lufthansa.

In queste settimane nei palazzi romani c’è chi alimenta le indiscrezioni su una nuova inversione di rotta di Aponte che tornerebbe su Ita per rilevare una quota messa in vendita dal governo, che resterebbe comunque azionista di minoranza insieme a Lufthansa. D’altronde, più volte nel recente passato Roma ha fatto ponti d’oro all’armatore con base a Ginevra.

Rotta su Genova

EPA

Gran parte dei finanziamenti per gli ordini delle nuove navi da crociera sono garantiti dalla Sace, controllata dal ministero dell’Economia. E in un settore strategico come quello dei porti Aponte ha avuto campo libero per allargare una rete di scali che va da Trieste a Genova passando da Venezia, Ancona, Gioia Tauro, Napoli e La Spezia.

A tal punto che l’ultima acquisizione della serie, quella del principale terminal merci di Livorno, è saltata dopo che l’Antitrust ha chiesto chiarimenti nell’aprile scorso. Poco male, giusto sei mesi prima, Msc aveva rafforzato le sue attività portuali in Italia comprando la società Rimorchiatori Mediterranei per quasi un miliardo di euro. Ma il salto di qualità nella Penisola arriverà nei prossimi anni grazie a una grande opera, la più grande tra quelle finanziate dal Pnrr.

Vale infatti oltre 1,3 miliardi di euro l’appalto per la nuova diga foranea del porto di Genova, di cui circa 500 milioni finanziati con i fondi europei. Un progetto, duramente contestato dagli ambientalisti per l’impatto che avrà sulla città e sui fondali marini, che porterà grandi vantaggi agli armatori e anche ai gestori dei vari terminal, perché nel porto riusciranno a fare manovra senza problemi anche le supernavi cargo e da crociera.

A maggio, l’inizio dei lavori è stato celebrato con una cerimonia affollata di politici con, in prima fila, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Anche Aponte ha speso parole d’incoraggiamento, “un infrastruttura molto importante”, ha detto. Lo è di sicuro per lui, che potrà raddoppiare il suo già imponente giro d’affari a Genova.

© Riproduzione riservata