La realtà dell’approvvigionamento di metano è contenuta in una tabellina nel “Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale” del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: l’Italia è ancora lontana dall’affrancarsi da Mosca, nello specifico non sarà pronta prima del 2025. Il problema reale resta: a che prezzo importiamo dalla Russia e da tutti gli altri paesi? E in vista del consiglio europeo, Mosca attacca l’Italia.

Dopo i viaggi in giro per il mondo dell’amministratore delegato dell’Eni, Caludio Decalzi, e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per quest’anno l’Italia riesce a coprire 7,5 miliardi di metri cubi di gas sui 29 importati dalla Russia l’anno scorso. Dal 2023 16,8 miliardi, nel 2024 21,4 e infine nel 2025 24,6. A questi si affiancheranno altre mosse.

Su indicazione dell’Unione europea, l’Italia ha messo in campo il piano sui consumi, reso pubblico ieri. Di fatto, nel documento sono stati confermati tutti gli annunci dei giorni scorsi: abbassamento dei termosifoni con temperatura interna a 19 gradi, riduzione di 15 giorni del periodo di riscaldamento e un’ora di accensione in meno. A questo si aggiungerà l’incremento dell’utilizzo delle centrali a carbone e a olio combustibile. In totale è previsto un risparmio dal primo agosto al 31 marzo di 5,3 miliardi di metri cubi, ma il ministero ammette che è impossibile controllare la temperatura negli edifici privati, in compenso le centrali resteranno più accese sicuramente.

Intanto partirà una campagna di sensibilizzazione, dalla riduzione dei tempi per le docce, a non lasciare in stand by la Tv. Da questi comportamenti vengono stimati 2,9 miliardi di metri cubi di gas consumati in meno. Per le industrie ancora niente, tutto in fase di valutazione con Confindustria. Il piano è «una prima previsione».

I prezzi

Come ha detto l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, mesi fa, i contratti ci legano alla compagnia russa Gazprom fino al 2036. L’Italia d’altra parte lavora alla dipendenza, ma non ragiona in termini di distacco, anzi, spera che Putin non chiuda i rubinetti tanto presto. Ieri però Cingolani ha informato di altre cose il Consiglio dei ministri: sui lavori a livello europeo sul tetto al prezzo del gas e sul disaccoppiamento del costo dell'energia elettrica rinnovabile rispetto all'energia termoelettrica prodotta con gas. Questi argomenti saranno oggetto delle prossime riunioni del 7 e 9 settembre, rispettivamente in Commissione e alla ministeriale dei 27 paesi membri. L’Italia, nonostante al momento l’import da Mosca sia molto ridotto dopo la chiusura del gasdotto Nord Stream, resta di fatto uno dei paesi più rilevanti per costringere Mosca a guadagnare di meno.

L’attacco

La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha scritto in un messaggio su Telegram: «È chiaro che questo piano viene imposto a Roma da Bruxelles (che, a sua volta, agisce su ordine di Washington), ma alla fine sarà il popolo italiano a soffrirne». E cita l’ex presidente dell’Eni «Emma Marcegaglia_ex capo dell'associazione degli imprenditori italiani e grande imprenditrice» scrive. Proprio lei, ricorda, lamenta «che gli imprenditori americani pagano l'elettricità sette volte meno di quelli italiani».

La Commissione europea non cede: «Non passeremo certo il nostro tempo a commentare tutti i commenti ridicoli che vengono fatti a destra e manca da varie personalità russe», ha detto il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer,  E dal governo danno una lettura della rabbia del Cremlino, lagata alle mosse per diversificare gli approvvigionamenti da una parte, ma anche per la battaglia sul price cap che Mosca non cita ma che il governo italiano porta avanti da marzo scorso: «Due motivi più che validi per acuire il nervosismo di Mosca e mettere il lavoro di Cingolani nel mirino», osservano delle fonti di governo alle agenzie.

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