Disuguaglianze. Con il catasto attuale non aggiornato dagli anni Novanta le imposte che su di esso si basano, cioè Imu, registro e successione, favoriscono le aree più ricche del paese, il centro rispetto alle periferie, il nord rispetto al sud, le aree turistiche rispetto a quelle interne. I primi pagano meno del dovuto, i secondi invece pagano troppo.


Abbiamo un catasto aggiornato agli anni Novanta: il risultato è che per un quarto degli immobili la distanza tra rendita catastale e valore di mercato è superiore del 30 per cento alla media, mentre per un altro quarto (i più svantaggiati) è inferiore del 45 per cento. E questa differenza si traduce su Imu, Tasi e imposta di successione. I proprietari di prime case non pagano l’Imu, che la loro casa valga 50 mila euro come 5 milioni di euro.  I proprietari di seconde case godono comunque di un’importante agevolazione sugli affitti che incassano. Gli unici residenti a pagare i servizi comunali sono i dipendenti e i pensionati tramite le addizionali Irpef locali.


Cosa proponiamo?

Subito la riforma del catasto perché quello attuale non aggiornato avvantaggia i ricchi. Ma bisogna anche assoggettare la prima casa a Imu e Tasi, prevedendo una detrazione che escluda la metà delle abitazioni. Aumentare la cedolare sui redditi da affitto, ridistribuendo il carico fiscale dal lavoro alla rendita.


Quanto costa?

La proposta non aumenta i costi, li ridistribuisce più equamente. La riforma del catasto potrebbe anche essere a gettito invariato. Imu e Tasi oggi sono quasi azzerate da generosissimi detrazioni: quelle in vigore dagli anni Novanta al 50 e 65 per cento valgono quasi 9 miliardi l’anno (di cui meno di 2 per le ristrutturazioni finalizzate al risparmio energetico). A cui si sono aggiunti bonus facciate al 90 per cento e Superbonus al 110 per cento, che da solo in meno di due anni è costato 35 miliardi. Mantenendo solo la detrazione sul risparmio energetico si incassano sette miliardi, con un’Imu che escluda metà delle abitazioni altri due miliardi, la riforma della cedolare vale altri 700 milioni. 


Come funziona negli altri paesi

Nella maggior parte dei paesi, le imposte sugli immobili sono la principale fonte di finanziamento dei comuni. Gli unici paesi europei in cui non c’è imposta sulla prima casa sono Italia e Malta.


Impatto atteso

Mettere una parola fine a privilegi ingiustificati. Avere un fisco più equo ed efficiente.  Eliminare incentivi senza senso che incanalano la ricchezza verso il settore immobiliare, distorcendone le dinamiche, e non verso altri comparti produttivi.

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