È stato il cacao a far entrare di recente il Ghana sulle mappe della crisi climatica globale. Il costo di questa materia prima ha toccato livelli impensabili: oltre 10mila dollari a tonnellata, il doppio del precedente record, un prezzo quasi quintuplicato rispetto a quello registrato dai mercati quattro anni fa, triplicato rispetto a un anno fa.

Due terzi delle fave di cacao prodotte nel mondo vengono dall’Africa occidentale, quasi il 20 per cento dal solo Ghana, questa settimana visitato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella insieme alla Costa d’Avorio, un involontario tour della crisi climatica del cacao.

Lo sbalzo sui mercati è un buon indicatore di come il cambiamento del clima influirà sulle catene del valore del cibo: il cacao è diventato carissimo anche perché ha perso mezzo milione di tonnellate di produzione annua a causa della combinazione di ondate di calore anomale, malattie croniche delle colture, vulnerabilità strutturale delle monocolture, precipitazioni sempre più irregolari, tutto aggravato dalla fase ciclica di riscaldamento ulteriore causata da El Niño, che sta mettendo ancora più in crisi le produzioni agricole della regione.

Paesi come il Ghana si stanno rivelando molto fragili, ed è questo a rendere interessante il modello di agricoltura di un’azienda come Bonifiche Ferraresi, che in Italia è la più grande per dimensioni di superficie coltivata e che sta sviluppando progetti in diversi paesi africani tra i più colpiti dagli effetti del riscaldamento globale, un’espansione partita dal Nord Africa e di recente approdata in Africa Occidentale. Non a caso, nella sua visita in Ghana, Mattarella ha incontrato anche i responsabili dei progetti di Bonifiche Ferraresi nel paese.

Un patto su basi nuove

L’idea alla base dei progetti di Bonifiche Ferraresi per l’Africa è cercare un’alternativa al modello del land grabbing, l’appropriazione massiccia di suoli che nel continente ha superato i 60 milioni di ettari (più dell’intera superficie della Francia). L’impatto principale del land grabbing è sulla sicurezza alimentare nei paesi che lo subiscono, la produzione agricola di queste terre viene quasi sempre dirottata sui mercati internazionali. Il Ghana ha il 12 per cento di adolescenti sottopeso e il 4 per cento di popolazione malnutrita, sul Global Food Security Index ha un punteggio di 52,6 (su una scala dove Siria e Yemen sono sopra il 30 e i paesi europei sopra l’80).

Quello che viene sviluppato dall’azienda italiana nel paese dell’Africa Occidentale, e che prima ancora è stato avviato su scale più piccole in Algeria o in Egitto, è un patto diverso da quello che ha provocato questi numeri: le terre vengono date dallo Stato in concessione, e la produzione viene destinata prevalentemente al mercato interno, in questo caso del Ghana.

L’agricoltura viene così diversificata rispetto alle monocolture che vanno soprattutto al commercio internazionale. In più vengono portati avanti sui territori coinvolti piani di adattamento agricolo al cambiamento climatico, a cui si aggiungeranno progetti di formazione degli agricoltori (settore in cui Bonifiche Ferraresi ha una consolidata esperienza).

L’obiettivo è proprio attenuare crisi sistemiche, che partono come ecologiche e poi diventano sociali. Bonifiche Ferraresi, con una controllata locale, trasformerà una monocoltura da 1.700 ettari di banane per il mercato internazionale in una coltivazione di mais, soia, grano, riso e pomodori per il mercato ghanese. A questa concessione se ne affiancherà nei prossimi anni un’altra da oltre 5mila ettari, sempre con la stessa filosofia.

Cambia il clima

Uno degli obiettivi della collaborazione tra il governo del Ghana, le aziende locali e Bonifiche Ferraresi è rendere l’agricoltura del Paese adatta a un contesto climaticamente sempre più avverso. Secondo i modelli, in caso di uno scenario di emissioni intermedio (né ottimista né pessimista), le giornate con ondate di calore rischiano di arrivare a 140 ogni anno nel paese africano, rendendo anche più difficile il lavoro all’aperto di giorno. Inoltre, le precipitazioni stanno diventando sempre più irregolari, il 13 per cento della popolazione subisce gli effetti della siccità e la stagione delle piogge si è compressa e anticipata di quasi un mese, rendendo obsolete le tecniche agricole usate finora.

Con Bonifiche Ferraresi siamo nella zona del fiume Volta, «è una zona fertile, ma difficile da lavorare. Le piogge stanno diventando sempre più torrenziali, dobbiamo migliorare la capacità di assorbimento dei terreni di queste precipitazioni violente e improvvise e ridurre il ruscellamento, che disperde risorsa idrica sottraendola ai campi», spiega Claudio Pennucci, direttore agro-industriale di Bonifiche Ferraresi e responsabile del progetto in Ghana. «Nel paese è in corso un cambio strutturale del clima. Non c’è solo l’anticipo della stagione delle piogge, ma anche l’effetto dei venti caldi, che aumentano l’evapotraspirazione del suolo».

Caldo e vento fanno evaporare l’acqua più velocemente, e di conseguenza rendono necessario irrigare molto di più. In questo contesto (e vale anche per i problemi di siccità italiana) possono essere fondamentali le tecniche di agricoltura di precisione, che permettono di ottenere gli stessi risultati produttivi con molta meno acqua.

Per questo motivo le migliaia di ettari presi in concessione da Bonifiche Ferraresi saranno coltivate con tecniche a goccia, e le nuove colture saranno scelte e installate anche sulle base di rilevazioni satellitari. «Le coltivazioni in questa zona sono anche molto facilmente attaccabili da funghi e altri parassiti, i modelli previsionali ci permetteranno di prevenirli», conclude Pennucci.

© Riproduzione riservata