In un contesto di crisi economica globale e di sfide politiche interne, la Cgil si prepara a un anno cruciale. Durante la presentazione dei dati sul tesseramento del 2024, il segretario generale Maurizio Landini ha tracciato un bilancio dell’attività sindacale e lanciato un appello forte, non solo ai lavoratori, ma all’intera classe politica italiana. Tra i temi caldi i referendum sul lavoro, la minaccia dei dazi Usa, il rapporto con il governo Meloni e una crescita significativa degli iscritti, con numeri che segnalano un rinnovato protagonismo del sindacato.

I numeri del tesseramento

Il 2024 è stato un anno di svolta per la Cgil. «È stato un anno importante, di grandi mobilitazioni», ha sottolineato il segretario organizzativo Luigi Giove, presentando i dati. Tra scioperi generali, campagne contro l’autonomia differenziata e battaglie per i diritti dei lavoratori, la confederazione ha registrato un aumento rilevante del consenso, «un dato che non vedevamo da anni». Il numero che spicca è quello dei giovani: mezzo milione di iscritti under 35, con un incremento del 5,98 per cento rispetto al 2023. «Non so se esiste un’altra organizzazione che possa vantare questo risultato», ha aggiunto Giove, evidenziando come la Cgil stia riuscendo a parlare alle nuove generazioni, spesso lontane dalla partecipazione sindacale.

Ma la crescita è generalizzata. Lo scorso anno gli iscritti hanno raggiunto quota 5.172.844, 22.959 tesserati in più rispetto al 2023 (+0,45 per cento). Gli attivi sono aumentati di 71.019 unità (+2,65 per cento) raggiungendo 2.753.824, mentre i pensionati sono diminuiti di 48.060 unità (-1,95 per cento), scendendo a 2.419.020 iscritti (nel 2023 erano 2.467.080).

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, i tesserati nel nord-est sono il 27,3 per cento; nord-ovest il 26 per cento; centro il 24,5 per cento; sud e isole il 22,2 per cento. Il 50,6 per cento dei tesserati sono uomini mentre il settore produttivo che raccoglie più iscritti è quello “reti e terziario” (34,2 per cento), seguito da industria e costruzioni (28,3 per cento) e settori pubblici 23 (per cento). In crescita di di 8.195 unità (+1,68 per cento) anche i lavoratori e le lavoratrici iscritti alla Cgil di nazionalità estera: 494.587. Tra i paesi più rappresentativi Romania (13,99 per cento), Albania (9,82 per cento) e Marocco (9,03 per cento).

Per Landini, questo successo è il frutto di un impegno costante: «Abbiamo dimostrato che il sindacato può essere un punto di riferimento, anche in un momento di crisi della democrazia». Un segnale che arriva mentre la Cgil si appresta a lanciare ufficialmente la campagna per i referendum sul lavoro, un’operazione che il segretario definisce «di ricostruzione della solidarietà. Accolgo positivamente che la Uil inviti a votare per i referendum», ha detto Landini, aprendo a una possibile convergenza con altre sigle sindacali. Un’unità che potrebbe rivelarsi decisiva per il successo della campagna referendaria.

Obiettivo quorum

«L’obiettivo è raggiungere il quorum», ha dichiarato Landini, consapevole della sfida che attende il sindacato. I referendum dell’8 e 9 giugno, che mirano a cancellare il contratto a tutele crescenti del Jobs Act e a ripristinare il reintegro per i licenziamenti illegittimi, sono al centro della strategia Cgil. «Significa dare a 4 milioni di persone, assunte dopo marzo 2015, il diritto di tornare al lavoro invece di ricevere solo un indennizzo», ha spiegato. Un giudice potrà decidere per il reintegro, un diritto che Landini considera fondamentale per ristabilire equità: «I diritti e le tutele devono essere uguali per tutti».

La campagna referendaria prenderà il via ufficialmente venerdì e sabato aprile a Milano, con iniziative in tutte le città italiane e anche all’estero, da Parigi a Barcellona. «Dobbiamo convincere chi non vota, chi pensa che non serva a nulla», ha insistito Landini, sottolineando il valore democratico del referendum: «Quel giorno, ogni cittadino è in parlamento».

L’allarme sui dazi

Landini non ha risparmiato critiche al governo Meloni. Commentando l’incontro tra esecutivo e imprese, ha detto: «Mi sarei aspettato che la presidente del Consiglio dicesse subito che nessuna impresa deve delocalizzare. Invece, ha incontrato le aziende e non i sindacati». Un’osservazione che riflette una distanza crescente tra il governo e le organizzazioni dei lavoratori, accentuata dalla questione dei dazi Usa. «L’Europa deve avere una posizione chiara contro la logica delle trattative bilaterali degli Stati Uniti col resto del mondo», ha ammonito Landini. Per il leader Cgil, la minaccia di guerre commerciali – «che storicamente hanno sempre portato a guerre non commerciali» – è aggravata dall’aumento della spesa per le armi: «È una logica pericolosa che va superata». Il governo italiano, a suo avviso, mostra «una certa confusione» nel gestire questa situazione, rischiando di lasciare il Paese impreparato di fronte a una crisi globale. Altro nodo critico è l’uso del Pnrr e dei fondi di coesione. «Quei soldi non devono essere ridistribuiti a pioggia alle aziende, ma usati per risolvere ritardi infrastrutturali e tecnologici. Non siamo d’accordo, tanto più se si mette in discussione il Green Deal».

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