L'inflazione è accelerata in tutto il mondo raggiungendo il valore più alto dal 2008 (7.8 per cento), riflettendo il rafforzamento della domanda, le continue interruzioni nella catena delle forniture; e, nell’ultimo periodo, l'aumento dei prezzi delle materie prime dovuto anche dall’invasione russa dell’Ucraina.

Al contrario degli scorsi periodo di alta inflazione come gli anni ‘70,  le politiche monetarie delle banche centrali sono cambiate e la stabilità dei prezzi è ormai un chiaro mandato. Le banche centrali di circa 50 paesi hanno un target di inflazione espresso come obiettivo. Ad oggi, L'inflazione è al di sopra dell'obiettivo nella stragrande maggioranza delle economie di tutto il mondo.

L’inflazione colpisce tutti, ma non in modo uguale. L'impennata dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia ha colpito in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito.  Famiglie che spendono di più per generi alimentari ed energia e che hanno un limitato margine di risparmio a cui attingere. Il diverso costo che l’inflazione ha a seconda di quanto una famiglia è meno o più abbiente, è visibili anche dai dati delle aspettative di inflazioni future. Sono infatti le famiglie più povere che, per i prossimi mesi, sono le più preoccupate in termini di aumento dei prezzi dei beni e dell’energia. Per questo, le azioni dei governi sono rivolte sempre di più a attutire per chi ne ha più bisogno l’aumento dei prezzi dell’energia.

L’inflazione negli stati Uniti è generalizzata in tutti i settori, dai beni alimentari all’energia. La forte politica fiscale attuata dagli Usa per far ripartire l’economia è stata diretta ai beni, dove però erano maggiori i vincoli dovuti ai ritardi nell’approvvigionamento e quindi trasformati in un aumento generale dei prezzi dei beni. 

In Europa la componente energetica determina la maggior parte dell’aumento generalizzato dei prezzi che si sta registrando negli ultimi mesi. La ripresa dei consumi post-pandemia è più lenta nel continente europeo, per questo le economie crescono a rilento e si registrano minori differenza tra spese per beni e servizi finali.

L’inflazione è un costo per i salari: a parità di stipendio, se aumentano i prezzi il potere d’acquisto diminuisce e a perdere è chi lavora. Nella quasi totalità dei paesi dell’Ocse, la crescita del salario orario reale è ormai negativa con paesi, tra cui l’Italia, che registrano il più basso livello di crescita salariale. La diminuzione della crescita dei salari reali si pone inoltre in un quadro già di incertezza generale. Nelle economie avanzate infatti il reddito disponibile reale delle famiglie stava già diminuendo nell’ultimo trimestre del 2021, e si stima che sia continuato a diminuire anche nei primi mesi del 2022. L’inflazione passerà, ma a pagare saranno i lavoratori e le famiglie meno protette.

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