Il tema del ruolo dei cattolici nella politica e nella società italiana attraversa l’intera storia degli ultimi ottant’anni. Ma chi sono e che cosa votano oggi i cattolici? Quali sono le diverse gradazioni di impegno e attenzione che le persone dedicano alla pratica religiosa? Prima di affrontare il tema politico è utile mappare e codificare i comportamenti degli italiani.

Il 14 per cento afferma di andare almeno tutte le domeniche a messa. Un altro 8 per cento ci si reca almeno una volta al mese. Sommati abbiamo il 22 per cento degli italiani che possiamo definire “cattolici praticanti”. Il 31 per cento, che potremmo denominare “cattolici disimpegnati”, si reca a messa solo per le feste principali; mentre il 37 per cento del Paese non si reca mai a messa e possiamo definirli “cattolici indifferenti”. Infine, il restante 10 per cento o professa un altro credo religioso o si definisce “non credente”. Come si distribuiscono nella società questi agglomerati? Un numero di cattolici praticanti sopra la media nazionale lo troviamo tra gli under 30 anni (27 per cento), nelle regioni del Sud (28 per cento) e nelle Isole (32 per cento). I segmenti in cui è minore la presenza di praticanti sono il ceto medio-basso (19 per cento), il nordovest (12 per cento) e il Centro Italia (19 per cento). Le quote maggiori di cattolici disimpegnati si annidano tra gli over 50 anni (36 per cento) e il ceto medio-basso (35 per cento). Gli indifferenti si rintracciano, invece, nella generazione X, i nati tra il 1965 e il 1979 (41 per cento), nei ceti popolari (42 per cento), a nordovest e nel centro Italia (45 per cento). Infine, le quote maggiori di atei, agnostici o professanti altre religioni sono presenti nel ceto medio-basso (13 per cento), al Sud (14 per cento) e tra i giovani (11 per cento).

Il ruolo dell’insegnamento della Chiesa 

Dal punto di vista del riconoscimento dei valori cattolici, meno di un terzo del paese, il 30 per cento, sostiene che le persone dovrebbero seguire maggiormente ciò che propugnano il Papa e la Chiesa cattolica (una quota che sale al 40 per cento nel Sud e nelle isole, mentre scende al 23 e 24 percento a Nordovest e nel centro Italia). Su molti temi di attualità, tuttavia il numero dei cattolici schierati decisamente sulle posizioni della Chiesa si riduce. Facciamo alcuni esempi. Sull’ipotesi di intervenire sulla legge 194, che consente alle donne di interrompere la gravidanza, la stragrande maggioranza del Paese è schierata contro ogni azione limitativa o riduttiva (a favore di limitazioni si schiera solo 18 per cento delle persone). Anche in tema di famiglia e di diritti al mondo Lgbt il Paese ha registrato un’evoluzione. Il 65 per cento degli italiani, ad esempio, ritiene che non si possa ridurre il concetto di famiglia solo a quella formata da un uomo e una donna legittimamente sposati. Sul fronte dei diritti per l’universo Lgbt la quota di persone che giudica eccessive le concessioni fatte si è ridotta al 26 per cento. Ancora più evidente è stata l’evoluzione sul tema dell’eutanasia. Nel 2008 nel corso del caso di Eluana Englaro (secondo un sondaggio pubblicato allora da Repubblica e realizzato da Demos), il numero degli italiani completamente contrario all’eutanasia era quasi del 40 per cento. Oggi il dato è sceso al 12 per cento. E se si dovesse svolgere il referendum sul tema, il 67 per cento voterebbe a favore di una legislazione che prevede l’eutanasia e il 10 per cento si schiererebbe per il no (indecisa la quota restante).

I cattolici e i partiti 

Dal punto di vista politico la galassia cattolica, in particolare quella che possiamo definire praticante (22 per cento) è sparpagliata nei diversi schieramenti politici. Il 32 per cento degli elettori meloniani si colloca tra i cattolici praticanti. Una quota un po’ più bassa (26 per cento) la troviamo tra gli elettori salviniani e ancora più basso (23 per cento) il dato tra i berlusconiani. Nella base elettorale pentastellata il 26 per cento è cattolico praticante, mentre nel campo del Pd di Letta la quota dei praticanti si attesta al 24 per cento. Nel corso degli ultimi venti anni il legame tra la fede e la politica si è andato affievolendo, mentre si è ampliato il processo di secolarizzazione valoriale, con uno spettro sempre più ampio di temi che marcano la distanza tra i precetti della Chiesa cattolica e la società contemporanea. In termini politici l’identità cattolica permane suddivisa tra un cattolicesimo tradizionalista e uno, per dirla con le parole di Don Milani, che “vibra di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale”.

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