I nuovi numeri pubblicati dalla Protezione civile giovedì confermano quanto ormai sappiamo da tempo: l’Italia è nella seconda ondata, con 16mila nuovi contagi e 170mila nuovi tamponi. Mai come in questo momento bisogna cercare di capire cosa i dati ci dicono e non arrivare a soluzioni affrettate per un problema complesso che è quello di una pandemia globale. Cerchiamo dunque di andare oltre il bollettino giornaliero della Protezione civile. Cominciamo parlando del confronto di nuovi casi ora con i nuovi casi della prima ondata. La mancanza di un elevato livello di tamponi durante la prima ondata rende il confronto fra i due numeri non preciso. Ma, come si vedrà, la situazione attuale mostra un aumento di tamponi positivi aumenta e una situazione nelle terapie intensive diversa rispetto alla prima ondata.

Tasso di positività

Prima di fare un confronto con la prima ondata, cerchiamo di capire come sta evolvendo quella attuale. Come sta cambiando il tasso di positività dei tamponi? Per rispondere è importante confrontare il numero dei nuovi tamponi e dei nuovi casi con un ritardo di uno o due giorni. Sappiamo infatti che il risultato dell’esame non è immediato (ci vogliono dalle 24 alle 48 ore). Se consideriamo la media dei tamponi effettuati nei tre giorni precedenti, il 9 per cento di questi era positivo. Una settimana fa era il 4 per cento. Due settimane fa il 2 per cento. Stiamo dunque trovando sempre più casi di persone positive al Covid-19.

Le terapie intensive

La probabilità che un paziente finisca in terapia intensiva ora rispetto a sei mesi fa non è cambiata. Si può dunque fare un confronto sul numero dei pazienti ricoverati per capire meglio come la seconda ondata sia diversa rispetto alla prima. Prendiamo in considerazione tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Nella settimana più buia della pandemia, le tre regioni avevano rispettivamente in media 1.341, 200 e 130 pazienti in terapia intensiva. Il dato più aggiornato a giovedì è di 156 in Lombardia, 131 in Lazio e 94 in Campania. Come si nota, rispetto al “picco” precedente, Campania e Lazio sembrano essere più in difficoltà durante questa ondata rispetto alla Lombardia. Ovviamente tutto può ancora cambiare: Lazio e Campania non hanno mai nemmeno raggiunto i numeri che ha dovuto affrontare la Lombardia durante la prima ondata – ma è interessante notare questa evoluzione.

Invece che ragionare solo in termini assoluti, possiamo focalizzarci sulla velocità con cui aumentano i ricoveri in terapia intensiva nelle tre regioni individuate. Nello specifico: quale è il tasso con cui il numero dei pazienti in terapia intensiva raddoppia oggi rispetto alla prima ondata? I tre grafici nella pagina ci vengono in aiuto. Rappresentano infatti il numero di pazienti in terapia intensiva durante la prima e seconda ondata in Lombardia, Lazio e Campania. Dalla pendenza delle rispettive curve possiamo notare alcune caratteristiche regionali.

In Lombardia durante la prima ondata il numero di pazienti che entrava in terapia intensiva raddoppiava ogni due giorni, ora ogni settimana. In Lazio, durante la prima ondata il numero raddoppiava di settimana in settimana per poi diventare quasi subito stabile, anche oggi sembra che il numero continui a raddoppiare ogni settimana. Infine in Campania, dopo alcuni giorni iniziali in cui il numero di pazienti in terapia intensiva raddoppiava ogni due giorni il dato si è stabilizzato ed è stato subito messo sotto controllo. Oggi invece il numero continua a crescere e raddoppiare ogni settimana. Sembra quindi che da un punto di vista di crescita, Campania e Lazio siano quelle in cui il numero di terapie intensive cresce più velocemente in questa ondata rispetto che alla scorsa. I motivi potrebbero essere molteplici (per esempio, il virus durante la seconda ondata è meno circoscritto ad alcune aree del paese).

Per maneggiare i dati di questi giorni dobbiamo fare tre cose: primo, parlare di dati confrontabili; secondo, continuare a osservare il tasso di positività dei tamponi, che negli ultimi giorni è aumentato; terzo, guardare all’evoluzione della ospedalizzazione, unico confronto possibile con la prima ondata.

Bisogna soprattutto ricordarsi che una risposta numerica facile a problemi complessi come quello attuale non esiste. Possiamo però dire che, se le cose vanno come stanno andando negli ultimi giorni, ci potremmo ritrovare fra una settimana a raggiungere i 30mila contagi giornalieri in più e superare la soglia delle 2.000 persone in terapia intensiva (il doppio rispetto a oggi). Avvicinandoci alla soglia psicologica del picco della prima ondata, in cui 4.000 era il numero delle persone in terapia intensiva.

 

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