Potenza, Chieti e Campobasso sono le città di provincia più colpite dalle conseguenze economiche del coronavirus. Latina, Imperia e Parma saranno, invece, quelle meno penalizzate. La distinzione, frutto di uno studio condotto da Cerved per conto dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) su oltre 1.600 settori produttivi e circa 730.000 imprese, è legata alla specializzazione produttiva delle città più o meno colpite: da una parte chi è esposto all'automotive paga il conto maggiore, dall'altra chi può contare su farmaceutica e agroalimentare beneficia di una sorta di scudo protettivo.

Ovviamente la lista stilata dal Cerved è molto più lunga e densa di nomi. Le città medie con maggiore presenza di imprese fortemente colpite dalla pandemia sono, oltre Potenza (56,5% del fatturato), Chieti (56%) e Campobasso (54,7%), anche Biella (55,7%), Prato (53%), Massa Carrara (52,9%), Frosinone (48,5%), Brescia (48%), Modena (47,4%) e Terni (46,3%). Al contrario, le quote più alte nei settori anticiclici sono appannaggio di Latina (37,8%), Imperia, Enna (26,8%), Nuoro (26,1%), Parma (23,5%), Benevento (22,9%), Brindisi (22,8%), Matera (21,3%), Perugia (21%) e Trapani (20,9%).

Il peggior calo di fatturato sarà comunque registrato da città epicentro o quasi della pandemia, come Brescia, Verona, Bergamo, Vicenza, Treviso, Modena, Padova, Monza e Brianza, Varese e Reggio Emilia, soggette a grossi contraccolpi anche sotto il profilo occupazionale.

Se si considerano le circa 110.000 imprese entrate in crisi di liquidità nel corso del 2020 (il 30% del totale), la regione percentualmente più colpita dal fenomeno è la Toscana: ben 5 città, infatti, hanno quote di imprese in sofferenza che vanno dal 35% di Prato al 32,7% di Grosseto, passando per Siena (34%), Pistoia (33%) e Livorno (32,8%). Le altre città nella stessa situazione sono Rimini (34,6%), Gorizia (32,8%), Brindisi e Verona (32,7%), Pordenone (32,4%).

Secondo Cerved, «lo shock economico generato dal Covid-19 produrrà un impatto molto significativo sui sistemi produttivi delle città medie italiane che rappresentano una fetta importante del Pil nazionale, soprattutto in virtù della forte diffusione territoriale di poli industriali e distretti manifatturieri». In particolare, nel biennio 20-21 le perdite di fatturato si attesteranno tra 262 e 344 miliardi di euro (circa la metà del totale nazionale).

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