La frenesia da tampone fa schizzare verso l’alto il numero di Green pass. Per la prima volta il 13 ottobre è stata superata la soglia dei 600mila certificati emessi in un solo giorno (632.802 per l’esattezza), un trampolino di lancio verso il 18 ottobre, giorno in cui ne sono stati emessi quasi 1 milione. Ben diversa la situazione dei green pass emessi a nome di chi si è sottoposto a vaccino: sempre il 18 ottobre ne sono stati rilasciati 130.170 e altri 4.512 per persone guarite. I numeri offrono uno specchietto lapidario: del 1.049.384 di Green pass rilasciati in un solo giorno, l’87,17 per cento è da ricondurre a tamponi, il 12,40 per cento a vaccini e il restante 0,43 per cento è relativo ai guariti.I dati, prelevabili dall’apposito sito governativo, offrono una panoramica di 90 giorni e recitano che al 18 ottobre sono stati emessi in totale poco più di 102 milioni di Green pass. Il green pass è rilasciato in tre casi: guarigione, vaccinazione o test negativo. Sui dati degli ultimi giorni sembra assumere un peso il rientro negli uffici dei più di 3,2 milioni di dipendenti pubblici avvenuto il 15 ottobre. Se ci soffermiamo soltanto sui dati dei giorni immediatamente precedenti a tale data e su quelli dei giorni immediatamente successivi, si individuano le ragioni del boom dei tamponi.   Le medie mensili  Durante gli ultimi giorni (dal 19 settembre al 18 ottobre) sono stati emessi in media 344.762 certificati per tamponi al giorno e soltanto 189.775 a fronte di vaccini somministrati. I Green pass relativi ai tamponi sono stati quindi il 64,5%, contro il 35,5% dei certificati per i tamponi. Analizzando i dati ancora (dal 18 settembre al 20 agosto 2021) la media dei certificati giornalieri per i vaccini è di 274.371, mentre quella per i tamponi è di 256.902. Durante l’ultimo mese dell’estate appena trascorsa il 52 per cento dei Green pass è stato emesso per i vaccini.  È opportuno cercare quindi di capire come e perché si è registrato una differenza nell’evoluzione dei dati.

La pubblica amministrazione

Il ritorno negli uffici dei dipendenti pubblici ha avuto un peso sull’impennata dei tamponi registrata durante gli ultimi giorni. All’inizio del 2021 i lavoratori delle amministrazioni pubbliche erano 3,2 milioni e, facendo un calcolo approssimativo limitandoci a prendere in esame i dati relativi ai certificati per i tamponi emessi il 15 ottobre e quelli emessi nelle 72 ore successive per certificare nuovamente la negatività al Covid-19, possiamo arrivare a stimare che i dipendenti pubblici non vaccinati sono circa il 7-10 per cento, ovvero 250.000-300.000. Cifra peraltro confermata dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che parla di 250mila dipendenti pubblici non vaccinati, pari al 7,8 per cento del totale. Sulla bilancia dei Green pass il 64,5 per cento è sul piatto dei tamponi, mentre il 35,5 per cento su quello dei vaccini. L’ “effetto Pa” ha quindi rotto gli equilibri, lo dimostrano anche i dati registrati durante il periodo di riaperture delle scuole. Andando a ritroso di un mese, guardando quindi i dati del 19 settembre, troviamo una situazione simile: il rapporto tra i certificati emessi per i tamponi (207.685) e quelli rilasciati per i vaccini (105.703) è del 66,27 per cento contro il 33,73 per cento. Il ritorno dietro ai banchi e il ritorno al lavoro in presenza degli altri dipendenti pubblici ha fatto aumentare il numero di tamponi.

Il lato positivo, in ogni caso, c’è: l’Italia ha retto bene il 15 ottobre, primo giorno dell’obbligatorietà del Green pass per i lavoratori pubblici e privati. Non ci sono stati disordini, al netto di quelli che si protraggono da giorni a Trieste. Anche le farmacie hanno saputo rispondere alla richiesta pressante di test. Il sistema sanitario, le cui propaggini sono rappresentate in questo caso dalle strutture che eseguono tamponi, sta sopportando con vigore lo stress a cui è sottoposto. Il 18 ottobre il dipartimento della Funzione Pubblica ha svolto dei controlli a campione tra ministeri, enti locali, ospedali, università e Asl, rilevando assoluta regolarità: i dipendenti pubblici erano muniti di Green pass. Va anche detto che, lo stesso giorno, l’Inps ha ricevuto 152.790 certificati di malattia, il 14,6 per cento in più rispetto ai 133.280 di lunedì 11 ottobre. Occorre stabilire se la mera esibizione di un certificato di negatività abbia lo stesso peso di un vaccino nella battaglia contro il Covid.

La durata del pass con un test negativo

Come ha sottolineato Andrea Crisanti, professore di microbiologia all’Università di Padova, la validità di un tampone dovrebbe essere limitata a 24 ore perché si può contrarre il Covid anche il giorno dopo avere fatto il test oppure averlo contratto poche ore prima.  Il Green pass, nato come leva per stimolare i cittadini a sottoporsi al vaccino, dovrebbe dunque essere uno strumento per limitare la diffusione del virus, non per certificare una (non certa) negatività al Covid di un singolo individuo. Infine: un tampone ogni 3 giorni almeno fino al 31 dicembre 2021 rappresenta una spesa di 450 euro circa per individuo. Quello dei tamponi sta diventando un business fiorente che, soltanto nella giornata del 18 ottobre, ha raggiunto un fatturato di 13,5 milioni di euro in una manciata di ore. L’alternativa gratis c’è, ed è il vaccino.  

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