Fra i grandi paesi del mondo, solo l’economia cinese ha registrato nel primo anno della pandemia una crescita positiva (più 2,3 per cento il Pil nel 2020). Nell’ultimo mese però è in forte difficoltà: la nuova ondata della pandemia e la chiusura di intere città hanno creato significativi problemi all’economia del paese.

La pandemia

Il governo di Pechino ha cercato fino all’ultimo di gestire la pandemia continuando ad applicare una strategia “zero Covid”. Basata dunque su misure di confinamento molto dure non appena si presentasse un caso accertato di contagio da coronavirus. In un mese sono state applicate numerose chiusure locali, coinvolgendo città popolose come Shanghai (24 milioni di persone) o la provincia di Jilin (27 milioni di persone). In media, secondo gli ultimi dati i casi confermati, sono circa 22mila, in diminuzione rispetto al picco di metà aprile e il numero di città in lockdown sta diminuendo costantemente. E gli effetti sull’economia sono sempre più evidenti.

L’economia

Se nel primo periodo della pandemia i colli di bottiglia del commercio erano più all’estero, ad aprile il tempo di attesa per lo scarico di merci nel porto di Shanghai ha registrato valori elevati (circa 70 ore in media). Le conseguenze sul mercato interno dei lockdown sono evidenti con una contrazione nell’attività delle aziende cinesi registrata ad aprile: l’indice sugli acquisti delle Pmi pubblicato da Caixin è sceso a 36,2 ad aprile da 42 di marzo, il livello più debole da oltre due anni.

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