Nel corso degli ultimi tre anni una parte dell’elettorato italiano è diventato sempre più fluido nei suoi orientamenti elettorali. Il partito che ha subito per primo un processo di prosciugamento è quello grillino.  

Nell’arco di tre anni, dal 2018 a oggi, la base elettorale M5s si è assottigliata e, degli oltre 10 milioni di elettori delle politiche di tre anni fa, oggi solo il 36 per cento conferma il proprio voto al movimento guidato da Giuseppe Conte.

Una importante fetta di elettori, il 36,5 per cento, si rifugia nell’astensione o nell’indecisione, mentre il 15 per cento ha ormai traslocato armi e bagagli verso uno dei partiti di centrodestra e quasi l’11 per cento si è spostato su una delle forze di centrosinistra (escluso Italia Viva).  

Il flusso in uscita e le sue evoluzioni 

Il flusso trasformativo ha avuto una sua progressività espansiva in tutte e tre le direzioni evidenziate. Possiamo seguire questa evoluzione della base elettorale grillina, analizzando i comportamenti di voto di uno stesso campione di elettori dal 2018 a oggi. La prima frattura si è avuta con le europee del 2019.

In questa tornata elettorale quasi il 9 per cento di quanti avevano votato per M5s nel 2018 è scivolata verso l’astensione. Da allora a oggi, però, la pulsione astensionista tra i pentastellati è più che raddoppiata e, se a questo dato aggiungiamo anche la flotta di indecisi, arriviamo a quell’oltre un terzo di elettori che mostra un tasso di disaffezione per il partito di Giuseppe Conte.  

Si tratta di un’area che non ha ancora abbandonato completamente M5s, ma che si mantiene distante e delusa. Differente è la direzione intrapresa da oltre un quarto degli elettori del 2018. Questa quota ha già lasciato le rive pentastellate, accasandosi in altro partito o ritornando alle proprie origini.

Il primo atto di rottura, avvenuto con le europee, ha visto la fuoriuscita verso il centrodestra di oltre l’11 per cento di elettori M5s (la Lega ha assorbito il 9,4 per cento, Fdi l’1,4 e poco meno dell’uno Forza Italia) e di oltre 7 per cento verso il centrosinistra (tra cui il 5,6 percento era finito sul Pd).  Oggi il quadro di abbandono verso il centrodestra si è ampliato e ha anche mutato direzione. In uscita verso il centrodestra c’è un sesto degli elettori M5s del 2018.

La parte del leone, questa volta, la svolge il partito di Giorgia Meloni che assorbe il 9,6 per cento dei consensi grillini, mentre sulla Lega il flusso si è assestato al 4,7 per cento e una piccola quota, l’1 per cento, è orientata verso Berlusconi.

L’emorragia di voti verso centrosinistra, pur più contenuta, è quasi raddoppiata rispetto a quanto avvenuto con le europee. Se nel 2019 era poco più del 7 per cento, oggi è quasi all’11 per cento, con il Pd che assorbe da solo il 7,1 per cento degli elettori M5s del 2018, mentre sugli altri partiti scivola il 3,8 per cento (2,1 su uno dei partiti di sinistra, 1,3 su Calenda e 0,4 su +Europa).

I tratti valoriali della base M5s

Dal punto di vista valoriale, la base pentastellata mantiene alcuni tratti di fondo. È sempre anti-élite (76 per cento), anti-partiti tradizionali (83 per cento), aperturista sui diritti civili (68 per cento), anti-global (61 per cento), antiliberista (55 per cento), molto critica con il mondo delle imprese e degli imprenditori italiani (91 per cento), nonché con le multinazionali (76 per cento). Antifascista (86 per cento), limitatamente europeista (51 per cento), la base pentastellata avverte il bisogno di rinsaldare i legami comunitari (80 per centro), la spinta solidaristica (74 per cento) e il sistema di welfare (54 per cento).

Gran parte degli attuali elettori Cinquestelle ritiene il Parlamento un’istituzione superata (62 per cento) e avverte il bisogno di un leader forte (66 per cento). La costellazione grillina è un’area fluida, composita, volitiva dal punto di vista politico.

Una base elettorale che, dal 2013 in poi, ha rotto con l’immobilismo politico tipico della Prima e Seconda Repubblica e ha iniziato a essere un popolo transumante, che si sposta, che concede una fiducia a tempo determinato.

L’attuale base elettorale M5s è, valorialmente, contigua alla sinistra, di cui continua e mantiene alcuni tratti di fondo, pur mostrando un tasso minore di spinta europeista e di legami con i processi democratici rappresentativi. È un corpo elettorale magmatico e irrequieto, alla ricerca di un leader che ne incarni speranze e voglia di rompere gli schemi.

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