«Nella vita abbiamo sempre qualcuno, il nostro capo, il padrone di casa, la politica, qualsiasi cosa, e noi stiamo lì a cercare solo di vivere le nostre vite mentre questo cerca di disturbare». Così uno dei più famosi storici del cinema, Jerry Beck, spiegava il successo della serie Tom & Jerry in occasione del loro ottantesimo compleanno e poco prima della morte, forse per Covid, di uno dei suoi animatori: il praghese Gene Deitch. La sitcom animata nata all’inizio della Seconda guerra mondiale è infatti uno dei cartoon più popolari al mondo, conosciuta persino nei più remoti atolli delle isole Fiji. Spesso gli sketch di Tom the Cat, il nome originale della serie, sono stati associati a una idea archetipica e fantastica del conflitto tra capitalisti e classe operaia. Il gattone Tom sta a guardia delle risorse – il frigorifero – e tenta di rincorrere lo scaltro topo fin oltre la parete con il buco che ne separa i mondi e fissa il confine delle azioni consentite. È lo schema di riferimento per le situazioni anche solo leggermente ossessive, con i protagonisti che si affrontano di continuo senza mai davvero prevalere uno sull’altro.

È il caso dell’operaio Augustin Breda e della direzione dell'azienda dove lavora alla catena di montaggio, la Electrolux di Susegana, in provincia di Treviso. Aveva 23 anni quando è stato assunto e di lì a poco è entrato a far parte del consiglio di fabbrica, ora ne ha 55 ed è ancora un operaio “di linea”, terzo livello, il più basso dopo quello d’ingresso. Sono cambiati i direttori delle relazioni industriali a Susegana, sono passati contratti ed epoche sindacali, i consigli di fabbrica non esistono più e ora la rappresentanza sindacale si chiama Rsu ma il gioco del gatto col topo continua.

Solo che adesso lo scaltro roditore-operaio, mentre monta i pezzi dei frigoriferi del gatto, si sta per laureare in giurisprudenza, anche per essere meglio attrezzato a resistere a quella che gli stessi giudici definiscono una persecuzione.

Reintegrato

Di cause, personalmente, ne ha già vinte due, una soltanto pochi giorni fa e per fatti risalenti al 2018. Breda era stato appena reintegrato nel suo posto di lavoro da un giudice di Pordenone dopo essere stato licenziato. L’accusa era di aver abusato dei permessi concessi in base alla legge 104 per accudire un’anziana zia rimasta sola. L’azienda lo aveva fatto pedinare da un’agenzia d’investigazione privata per dimostrare che invece di badare alla zia se ne andava in giro per i fatti suoi. Non era così. Il giudice del lavoro di Pordenone nella sua sentenza ha definito il licenziamento di Breda «di natura ritorsiva», una «reazione immediata» alla efficacia della sua azione sindacale. Eppure ci sono voluti due gradi di giudizio, visto che Electrolux ha fatto anche ricorso in appello. E soltanto nel luglio scorso l’operaio ha potuto essere risarcito degli stipendi mancanti per l’anno in cui era rimasto a spasso e, aspettando l’esito del suo ricorso, si era messo a studiare diritto. Vinto il primo grado di giudizio è comunque tornato in fabbrica per ordine del giudice. Alla catena, dove pure aveva fatto ritorno otto anni prima al termine di un decennio di distacco sindacale a Roma come membro della segreteria nazionale della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil. Al termine di un aspro confronto congressuale, tra continuare a fare il funzionario sindacale e tornare a lavorare “in linea” a Susegana, Breda aveva scelto la seconda ipotesi.

Non è tornato in fabbrica per fare il Cincinnato. «Perché la fabbrica mi piace e mi piace il mio ruolo di scassaballe», ammette. E infatti, appena riambientato, con la consueta testardaggine aveva contribuito a denunciare un aumento delle malattie professionali degli addetti al montaggio dei frigoriferi, attribuendolo all’eccessivo aumento dei ritmi e alla scarsa salubrità delle postazioni di lavoro. Una battaglia vinta dai sindacati mentre lui – Jerry – era fuori, pedinato e cacciato con quella accusa falsa della zia.

Dopo un anno di esilio torna al lavoro, reintegrato dal giudice, il 28 giugno 2018. Tre giorni più tardi, mentre è affiancato da un’altra operaia esperta per riappropriarsi dei ritmi della mansione di montare i perni delle porte dei frigoriferi, in gergo tecnico “addetto ai coprifuga”, si becca una sanzione disciplinare per aver utilizzato il telefono cellulare invece di lavorare. La multa è di 25 euro e lui ammette di aver usato il telefonino quel primo giorno di lavoro alle 7 e 25 del mattino ma non per chiamate personali. Stava monitorando i ritmi dell’operazione, come del resto hanno confermato in giudizio sia la teste a difesa che quella dell’accusa. Perché Breda ha chiesto al giudice anche di censurare la multa da 25 euro. E così Electrolux un paio di settimane fa è stata nuovamente condannata a risarcirlo. Questa volta però il giudice, Massimo Galli del tribunale del lavoro di Treviso, si è proprio imbufalito e ha applicato l’articolo 96 del codice di procedura civile: «Lite temeraria». E ha condannato l’azienda a una penale aggiuntiva pari a dieci volte la multa che aveva comminato ingiustamente all’operaio. «Si tratta di un precedente importante che in 25 anni di procedimenti non avevo mai visto», dice l’avvocato Giacomo Summa del foro di Roma che segue le vicende del “topo” delegato Fiom alle prese con il “gatto” Electrolux.

Malafede verso i lavoratori

Il giudice Galli lo scrive a chiare note, dice di considerare la condotta dell’azienda «ispirata da atteggiamento di malafede nei confronti del lavoratore», peraltro «noto leader sindacale», e giudica la sanzione disciplinare «ritorsiva», cioè da intendere come «reazione alla reintegrazione dello stesso lavoratore subita per effetto della decisione del Tribunale di Pordenone». E soprattutto il giudice esplicita «il sospetto che l’azienda intendesse strumentalizzare l’azione giudiziaria», «avvalendosi della differente posizione economica» in merito al peso delle spese di difesa in giudizio, considerando che Electrolux si era rifiutata di dirimere la disputa per una multa così irrisoria in un arbitrato conciliativo. «Succede sempre più spesso - conferma Summa - che le aziende, piccole e grandi, trascinino il lavoratore sanzionato in Tribunale contando sulla debolezza patrimoniale di quest’ultimo che quindi per evitare rischi di spese legali spesso soccombe alla sanzione, anche se illegittima». E ciò contribuisce a intasare la già intasata giustizia civile italiana. La sentenza di Treviso potrebbe quindi fare scuola e indicare uno stop a questa pratica.

Il part time

Intanto Jerry-Augustin ha ora il suo daffare con una nuova sfida al gatto Electrolux. Per finire gli esami e la tesi ha chiesto il part time, avendo già esaurito le 150 ore di permessi per studio previste dallo Statuto dei lavoratori. Ha già mandato tre richieste, ma da un anno non ha ricevuto alcuna risposta. L’azienda ha declinato l’invito a fornire la sua versione dei fatti. «Mi servirebbe proprio questo part time, l’argomento della tesi è complesso», dice Breda. Si tratta di una ricerca sulla fabbrica del futuro, l’uso dei Big data nell’industria e gli effetti che possono avere sulle tutele del lavoro. L’operaio non intende diventare un avvocato o un consulente per l’industria 4.0. «Il fatto è che quando sei un delegato sindacale vengono tutti a porti le domande più strane, diventi anche un po’ un consulente divorzista, un esperto di successioni, a volte dovresti essere Nostradamus», spiega.

Il cartone animato del gatto e del topo non è più in bianco e nero, si sta surriscaldando di colori fosforescenti, effetti speciali e tridimensionali, somiglia sempre di più a un Roger Rabbit dispotico. E Augustin Breda vuole attrezzarsi come roditore laureato a dare le risposte giuste anche sulle normative europee che ancora non ci sono.

 

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