Altro che tassare le big tech. Gli Stati Uniti affilano le armi nella partita dei dazi con l’Europa. E nel giorno dell’incontro fra il presidente Donald Trump e la premier Giorgia Meloni un alto dirigente americano interviene sulla digital tax italiana, l’imposta del 3 per cento a carico dei colossi del digitale che fatturano almeno 750 milioni a livello mondiale e che generano ricavi da servizi digitali nel nostro paese.

«La tassa italiana sui servizi digitali è vista come una misura che penalizza le aziende americane», è la dichiarazione attribuita a un alto dirigente americano – riferisce l’agenzia Ansa – durante una call a commento dell’incontro Trump-Meloni.

«Sul commercio il presidente Trump è molto chiaro: vuole politiche e dazi equi, che offrano accesso ai mercati internazionali per i lavoratori e le industrie americane. Quindi, senza anticipare i colloqui, il presidente ribadirà le sue aspettative verso l'Italia e l'Europa, anche su questioni fiscali», ha aggiunto e poi il riferimento alla digital tax italiana che, considerati i fatturati in questione, riguarda i colossi della pubblicità online, dell’e-commerce e dello streaming.

In dettaglio, l’imposta sui servizi digitali – la Digital Service Tax – si applica nella misura del 3 per cento sui ricavi derivanti dalla pubblicità digitale su siti e social network, da quelli relativi all’accesso alle piattaforme digitali (ossia sui corrispettivi percepiti dai gestori delle piattaforme) nonché dalla trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall'utilizzo di un'interfaccia digitale.

Non si applica invece nel caso in cui la piattaforma digitale rappresenti un’interfaccia fra azienda e cliente ad esempio per la fruizione di servizi di comunicazioni e telecomunicazioni o in ambito finanziario e fiscale. La legge di Bilancio 2025 ha eliminato la soglia minima dei 5,5 milioni di euro di ricavi conseguiti in Italia.

Lo studio

Stando ai dati resi noti in un report dell’ufficio studio della Cgia di Mestre, l’imposta a carico dei colossi del digitale non è che una goccia nel mare: le piccole e medie imprese italiane versano all’anno 24,6 miliardi di euro in tasse contro poco più di 200 milioni da parte dei giganti del Web.

Lo scorso febbraio Google ha deciso di chiudere un contenzioso tributario con il Fisco italiano, versando 326 milioni di euro. E già nel 2017 ne versò 306 milioni. Meta è finita al centro di un'indagine condotta dall'Agenzia delle entrate per un’evasione stimata in 877 milioni nel periodo tra il 2015 e il 2021. E il social X è accusato di mancato versamento di 12,5 milioni di euro di Iva dal 2016 al 2022.

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