Il problema. In campagna elettorale si promettono pensioni a mille euro ignorando che c’è una quota di  cittadini che vedranno calcolata la pensione interamente sulla base dei contributi versati e che hanno trascorso finora un’ampia fase della carriera con retribuzioni (e quindi contribuzioni) molto limitate per via di bassi salari, frequenti buchi lavorativi e periodi di occupazione con contratti a minore copertura contributiva. La loro pensione sarà troppo bassa e il sistema attuale li sta condannando a un pessimo futuro. 

Cosa proponiamo?

Una pensione di garanzia a tutela di lavoratori giovani, precari, poveri. Si può fissare il suo importo a 14mila euro annui lordi in caso di ritiro a 66 anni e 42 di anzianità. L’importo verrebbe ridotto o aumentato proporzionalmente in base agli anni di contribuzione e dei coefficienti di trasformazione alle diverse età di ritiro, delle diverse aliquote di versamento, per non favorire gli autonomi che versano un’aliquota minore, o l’orario di lavoro e nell’anzianità si potrebbero computare anche periodi disoccupazione non indennizzata, o di cura o formazione.


Quanto costa?

Dipende. Il finanziamento dell’integrazione andrebbe posto a cari­co della fiscalità generale con un costo che emergerebbe dal 2040 in poi, quando la “gobba” della spesa pensionistica italiana dovrebbe attenuarsi sensibilmente: dipenderebbe dal livello della soglia garantita, ma sarebbe in parte compensata dai minori esborsi per gli assegni sociali e può essere attenuata da altre misure come un intervento sui salari troppo bassi e le tipologie contrattuali. In alternativa, si potrebbe pensare a un finanziamento interno al sistema pensionistico, stabilendo una differenza fra aliquota di finanziamento e di computo della pensione, così creando una forma di redistribuzione solidaristico-assicurativa interna allo schema contributivo.


Come funziona negli altri paesi

La Svezia è l’altro paese in Europa ad avere un sistema completamente contributivo. Anche la Svezia ha una pensione di garanzia calcolata sugli anni di residenza e sull’ammontare della pensione in rapporto al reddito totale.


Impatto atteso

Tutelare al minimo costo gli ex lavoratori con carriere sfavorevoli, minimizzando i disincentivi al lavoro. Con l’allungamento della carriera individuale crescerebbero, infatti, sia la pensione contributiva che la prestazione garantita. Tutelare i più fragili tra i giovani di cui la politica dice sempre di occuparsi. 


Questa è la nona proposta del programma di Domani, le altre puoi leggerle qui.

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