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Non so se ci siamo scandalizzati più per le truffe legate al superbonus o per la decisione del Governo di revocare retroattivamente la norma. Ma quel che avrebbe dovuto scandalizzarci è proprio il superbonus; che invece è stato salutato dal consenso generale.
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Il superbonus, come tutte le “spese fiscali”, agisce infatti come una droga: garantisce un immediato senso di benessere, salvo poi creare assuefazione, un desiderio che per essere soddisfatto richiede quantità sempre maggiori di droga, e gravi crisi di astinenza quando lo stato smette di fornirla in dosi adeguate per mancanza di fondi.
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Come per la droga, uscirne è la parte difficile. E come per la droga, di bonus e superbonus le finanze pubbliche possono anche morire di overdose.
Non so se ci siamo scandalizzati più per le truffe legate al “superbonus” (quasi 4 miliardi di crediti fasulli posti sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, 9 secondo un dato citato dalla premier Meloni), o per la decisione di revocare retroattivamente la norma, impedendo da febbraio l’uso dei crediti di imposta per lo sconto delle fatture per i lavori eseguiti, e la successiva cessione dei crediti da parte di alcune imprese, che così vedono ridursi la liquidità su cui facevano affidamento.



