Lo scontro sul futuro dell’ex Ilva si arricchisce di un nuovo capitolo, con un botta e risposta tra Invitalia e ArcelorMittal sul commissariamento dell’acciaieria, che stando a un decreto del governo sarebbe dovuto partire già a inizio febbraio. Il copione è sempre lo stesso: il socio pubblico, ovvero Invitalia, preme insieme a sindacati e lavoratori affinché scatti l’amministrazione straordinaria, e lo fa inviando una lettera al ministero delle imprese e del Made in Italy. Ma il socio privato, la multinazionale indiana ArcelorMittal, che ancora detiene la maggioranza di Acciaierie d’Italia, deposita la richiesta di concordato preventivo, continuando così a prendere tempo. Anche quando il tempo sembra scaduto.

La lettera di Invitalia

Nella serata di ieri, Invitalia ha inoltrato al ministero delle Imprese e del Made in Italy una lettera, nella quale ha presentato un’istanza “per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di commissariamento di Acciaierie d’Italia Spa”. Di fatto, ha richiesto al governo di procedere con l’attivazione dell’amministrazione straordinaria. “Abbiamo preso atto dell’indisponibilità del socio privato a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint-venture in modo equilibrato”, sostengono fonti di Invitalia.

Un provvedimento, quello dell’amministrazione straordinaria, di cui si parla da mesi, dopo che il progressivo spegnimento degli impianti rischia di portare alla chiusura definitiva dell’acciaieria di Taranto, la più grande d’Europa, con danni irreparabili al tessuto occupazionale di una città già in grossa difficoltà, anche dal punto di vista ambientale. Il rifiuto da parte dei Mittal, alla fine dello scorso anno, di sottoscrivere l’aumento di capitale per il risanamento dell’acciaieria, cedendo al contempo il controllo al socio pubblico, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando il governo Meloni a emanare un decreto che avrebbe attivato l’amministrazione straordinaria nei 14 giorni successivi. Ma a un mese di distanza i Mittal sono ancora alla guida di Acciaierie d’Italia con l’ad Lucia Morselli, e non sembrano intenzionati a mollare la presa.

La mossa di ArcelorMittal

E così ieri sera, subito dopo la lettera di Invitalia, la multinazionale franco-indiana ha comunicato di aver depositato una richiesta di concordato con riserva per tutte le aziende del gruppo: un ultimo disperato tentativo di evitare l’amministrazione straordinaria. Una mossa che però precede l’istanza avanzata ieri sera dal socio pubblico: il deposito è infatti avvenuto in via telematica nella notte di venerdì scorso, pienamente consapevoli che la spallata di Invitalia fosse nell’aria, dopo più di un mese di tentennamenti e trattative andate a vuoto.

Giornata di svolta?

Quella di oggi si preannuncia un’altra giornata decisiva per le sorti dell’acciaieria, alla luce di quanto successo ieri sera e del nuovo incontro tra governo e sindacati, che attendono risposte definitive su una questione che continua a protrarsi a cause delle resistenze del socio privato. “Dall’ultimo incontro con il Governo la situazione è ulteriormente degenerata e dobbiamo assolutamente fare ogni sforzo per salvare dalla fine definitiva il siderurgico di Taranto e di tutto il gruppo”, dichiarano Roberto Benaglia e Valerio D’Alò, rispettivamente Segretario generale e Segretario nazionale della Fim-Cisl, in una nota diffusa dal sindacato. “Queste settimane hanno visto il Governo cercare ulteriori soluzioni, ma il confronto ulteriore con i Mittal non ha aiutato la situazione. Per noi è finito il tempo dei capricci di una multinazionale che non vuole mettere soldi ed è finito il tempo delle alternative, c’è solo da garantire il rilancio dell’azienda e soprattutto, di salvare la continuità produttiva e l’occupazione”.

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