Costi dei ripristini stradali, tempi troppo stretti e mancanza di manodopera. Il bando potrebbe essere ritoccato e ripubblicato a breve. Sullo sfondo resta il dossier Piano Italia a 1 Giga con il mancato accordo tra FiberCop e Open Fiber
Caos totale sulla banda ultralarga. Mentre è ancora da capire come evitare di perdere i fondi Pnrr legati al “Piano Italia a 1 Giga” si aggiunge un’altra rogna sul tavolo del dipartimento per la Trasformazione digitale. È andata deserta la gara da 95 milioni per la realizzazione della nuova rete di backhaul (in gergo tecnico l’infrastruttura di collegamento) in fibra ottica per garantire l’accesso all’Internet ultraveloce in oltre 500 Comuni privi di reti a banda ultralarga.
Il tutto per evitare punti di congestione delle reti e la conseguente “emarginazione” digitale della popolazione che vive nelle aree più periferiche del Paese. Nonostante la proroga della deadline, la gara bandita da Infratel si è conclusa in un nulla di fatto: nessun operatore ha presentato offerte.
Secondo quanto risulta a Domani sono tre le questioni che hanno portato a un flop prevedibile. In primis i costi delle opere e in particolare quelli legati ai ripristini stradali a seguito degli scavi: ci sono alcune aree soprattutto al Nord in cui il tariffario per i ripristini è piuttosto caro. Una variabile che andava considerata.
Poi c’è la questione dei tempi di realizzazione delle opere: la durata dell’affidamento è stata fissata in 24 mesi a decorrere dalla sottoscrizione del contratto. Tempistiche non in linea, considerati i ritardi che si sono accumulati nell’ambito dei piani a banda ultralarga già in essere, a partire dal Piano Italia a 1 Giga.
E last but not least la disponibilità di manodopera: le imprese di rete hanno da tempo segnalato la difficoltà a reperire gli addetti di cantiere, figuriamoci aggiungerne di nuovi senza poter contare su risorse economiche in grado di ingaggiare nuovi lavoratori. Insomma, per sintetizzare, la gara così come concepita non era appetibile da nessun punto di vista, anche perché l’infrastruttura da realizzare è di proprietà pubblica e dunque non “monetizzabile” da nessun operatore.
Verso un nuovo bando
Tutto da rifare dunque. Infratel ha deciso di avviare subito una consultazione con gli operatori e secondo quanto risulta a Domani si punta a sfornare un nuovo bando già entro un paio di settimane aggiustando il tiro. Ma non è la prima volta che bisogna correre ai ripari: non sono poche le gare andate deserte nel corso degli ultimi anni che hanno comportato il rifacimento dei bandi e impattato inevitabilmente sulle tempistiche di realizzazione delle reti. Per stare ai casi più recenti a ottobre scorso c’è stata la fumata nera per la gara da 4,5 milioni per l’affidamento dei servizi di manutenzione e gestione delle reti in fibra ottica sottomarine, nonostante siano stati completati i lavori per la realizzazione delle infrastrutture in 21 isole di Lazio, Puglia, Sicilia, Toscana e Sardegna, finanziati con fondi Pnrr per oltre 45 milioni.
Piano Italia 1 Giga
Ma il dossier più spinoso resta quello del Piano Italia a 1 Giga: nei giorni scorsi il Cda di Open Fiber ha formalmente rifiutato la proposta del competitor FiberCop che puntava a rilevare alcuni lotti “garantendo” al governo di portare a termine i lavori nelle regioni più indietro sulle tempistiche e dunque arrivare a cantieri chiusi alla data del 30 giugno 2026 che segna la scadenza del Pnnr. Il dipartimento per la Trasformazione digitale puntava molto su questa soluzione ma non è riuscito a convincere i due attori in campo a trovare la quadra nonostante numerosi incontri. Fra le ipotesi circolate nei corridoi di Palazzo Chigi la revoca della concessione a Open Fiber nei lotti in questione, opzione che però sarebbe già stata scartata a causa dei contenziosi legali che si aprirerebbero.
Open Fiber da parte sua lavora a un piano B: la società punterebbe sulla tecnologia Fwa (misto fibra e wireless) per garantire la chiusura delle opere a giugno 2026 considerato che il Fixed Wireless Access consente di raggiugere la connettività a 1 Gigabit come stabilito dagli obiettivi di copertura nell’ambito del Pnrr. Dopodiché entro giugno 2027 si procederebbe con la migrazione da Fwa a Ftth (ossia la fibra al 100%). Ma il tempo stringe e se non si prenderà una decisione velocemente si rischia l’impasse. Le imprese di rete, ossia quelle che lavorano sul campo, hanno già segnalato più volte il rischio di non farcela: troppe revisioni in corso d’opera, incluse le mappature tardive, stanno rallentando i cantieri. E l’incertezza sui mesi a venire non aiuta ad accelerare.
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