Cacciato, anzi «rimpatriato», a Napoli. A essere colpito dal provvedimento di espulsione dal comune di Milano, segnalando una extra territorialità che a un partenopeo non appare poi tanto strana ma seguendo un’usanza poliziesca antica che ricorda il confino e le disposizioni dei primi del secolo scorso, è un sindacalista, Edoardo Sorge. “Eddy” per tutti quelli che lo conoscono bene a Napoli e nei movimenti dei disoccupati auto organizzati. Allontanato come «pericolo sociale». Sintomo di una tendenza a criminalizzare una vertenza particolarmente dura del sindacato di base nel triangolo d’oro dello spostamento merci, tra Milano, Piacenza e Bologna, che i leader confederali non vogliono vedere né tanto meno commentare.

La vertenza

Il sindacalista Eddy Sorge viene infatti espulso dall’hinterland milanese perché «tra coloro che con il loro comportamento debba ritenersi che sono dediti alla commissione di reati che offendono e mettono in pericolo l’integrità fisica e morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica».

Il foglio di via, della durata di sei mesi, firmato dal questore Cristiano Tatarelli ordina al sindacalista napoletano di tenersi obbligatoriamente fuori dal territorio comunale onde evitare di commettere «attività illecite in grado di turbare l’ordine e la sicurezza pubblica». Quali? Il documento è abbastanza lungo, tre fogli. Nei primi due si elencano meticolosamente tutte le manifestazioni e i presidi della vertenza che contrappone il sindacato Si Cobas, del quale Eddy Sorge è un dirigente, e la multinazionale americana Tnt-Fedex, proprio quella iconizzata nel film Cast Away, fondata dal miliardario Fred Smith, veterano decorato del Vietnam e compagno di college di George W. Bush che infatti si è fatto immortalare nell’ultima scena della pellicola.

La battaglia con la sua filiale italiana va avanti da mesi, il sindacato vuole ostacolare la chiusura dell’hub di Piacenza su cui la multinazionale, che ha fatto affari stellari durante la pandemia e che ora è sponsor degli Europei di calcio, aveva preso impegni formali, firmato un patto in prefettura che poi ha deciso di non onorare. In ballo ci sono 280 posti di lavoro, ma anche salari dignitosi e il rispetto dei diritti legati al contratto collettivo nazionale della logistica di cui il Si Cobas, a quanto pare, è il sindacato maggiormente rappresentativo.

La polizia milanese mostra di conoscere bene la vertenza, annota nel foglio di via tutto ciò che è successo da febbraio fino a giugno davanti ai cancelli dei due magazzini dove la Tnt-Fedex ha dirottato la merce di Piacenza, gli impianti della ditta Zampieri Holding, a San Giuliano Milanese e a Peschiera Borromeo, dove il sindacato non entra e secondo le informazioni raccolte i lavoratori vengono pagati anche solo trenta euro a notte.

La polizia naturalmente non entra nel merito ma elenca nel documento tappa per tappa le fasi dell’agitazione sindacale di fronte ai cancelli dei magazzini Zampieri, dal numero dei partecipanti a ogni singolo presidio alla quantità di tende e gazebo piantati sulla strada per rifocillare i capannelli notturni e diurni, al freddo e sotto il sole, davanti alla cancellata d’ingresso dei camion della Fedex. Fino al picchetto o «blocco stradale» del 27 maggio, quando tra i fermati e identificati c’è anche Eddy Sorge, napoletano in trasferta, di cui la questura di Milano segnala la presenza «finalizzata a commettere attività illecite» come «blocchi stradali».

In realtà era lì per caso, riferisce il coordinatore del Si Cobas di Milano, Alessandro Zadra. «Quel giorno avevamo una riunione dell’esecutivo nazionale a Milano e lui e l’altro compagno napoletano si sono fermati a dormire per ripartire il giorno seguente e in serata sono passati dal presidio dove sono stati identificati». Per Zadra è solo l’ultima rogna, non la più grave.

Di fogli di via come quello del napoletano Sorge ne sono arrivati una trentina, quasi tutti di operai licenziati di Piacenza, qualcuno di Milano, cacciati da San Giuliano e Peschiera «perché si vuole ostacolare la solidarietà alla nostra lotta, la si vuole criminalizzare». Così dice Zadra che personalmente ha ricevuto per quelle manifestazioni nove multe per violazione del coprifuoco e delle norme di distanziamento anti Covid. «Ne ho una pila», dice, almeno per 30mila euro», comprese quelle arrivate agli altri. E ricorda anche che quella sera del foglio di via a Sorge e agli altri, come quindici giorni più tardi a Tavazzano nel Lodigiano, gli operai sono stati aggrediti da bodyguard della ditta Skp che gestisce la sicurezza per gli impianti della Zampieri Holding «a colpi di spranghe e bastoni».

La morte di Adil

La maggioranza degli operai della logistica nel nord Italia sono immigrati e lo sono anche molti delegati del Si Cobas. Lo era il coordinatore di Novara, Adil Belakhdim, marocchino di 37 anni, con due figli di 4 e 6 anni, travolto e ucciso da un camionista che voleva in tutti i modi oltrepassare il sit-in sindacale davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, nel novarese, durante lo sciopero nazionale della logistica organizzato dal suo sindacato. Il corpo è appena stato trasportato in Marocco dai compagni del sindacato per essere tumulato.

L’avvocato Eugenio Losco dice che, a un mese di distanza, l’inchiesta della procura di Novara sulla sua uccisione è ancora in corso. E conferma che prima di questa assurda tragedia sono state tantissime le multe arrivate agli attivisti sindacali come Adil per violazione delle norme anti Covid. «Non so indicare la cifra esatta ma decine e decine, altre multe hanno colpito gli iscritti a questa stessa sigla sindacale per violazione dei decreti Sicurezza, altri sono stati sanzionati con fogli di via e avvisi orali, che per chi è immigrato significa la rivalutazione del permesso di soggiorno». Secondo l’avvocato questi «molteplici provvedimenti amministrativi vengono utilizzati in modo strumentale come misura repressiva, colpiscono il lavoratore sul lato economico per scoraggiarne la partecipazione e lo fanno in modo molto efficace perché sono molto difficili da impugnare e molto onerosi, sono molto più efficaci di un procedimento penale». E fanno probabilmente più paura anche delle manganellate.

Eduardo Sorge ha ricevuto intanto anche un avviso di garanzia per associazione a delinquere. Conferma il diretto interessato: «Sì, una comunicazione di iscrizione d’indagine per l’articolo 416 del codice penale, non so ancora perché, non abbiamo ancora l’accesso agli atti, so che è un reato associativo e credo che si inserisca nel clima di criminalizzazione del dissenso».

A suo modo di vedere «quando uno fa sindacato davvero, quando i confederali firmano tutto come si è visto sul blocco dei licenziamenti, è considerato un criminale». «E ora mi scusi», aggiunge, «ma devo partecipare al tavolo tecnico in prefettura con il comune di Napoli, la regione Campania e i rappresentanti del ministero del Lavoro, abbiamo ottenuto un progetto per dare un salario e lavori socialmente utili a centinaia di famiglie di disoccupati e corsi per la manutenzione stradale».

È giusto confondere problemi di natura sociale e lavorativa con problemi di ordine pubblico? A questa domanda sia i tre leader confederali di Cgil Cisl e Uil Landini, Bombardieri e Sbarra sia il ministro del Lavoro Andrea Orlando non hanno voluto rispondere. E quindi tutto rimane come sopra. Quando in Italia si vuole far vedere che si produce un cambiamento radicale ma senza sforzarsi molto, si produce una “task force”. Sullo sfruttamento nel settore della logistica ce n’è una appena nominata dal ministro Orlando con il compito di vigilare.

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