Il gruppo Kkr cerca un acquirente per lo stabilimento di Crevalcore. Il ministro Urso: «Lavoro per evitare la chiusura della fabbrica»
Fumata grigia al ministero delle Imprese, martedì 3 ottobre, nell’incontro tra la proprietà del gruppo Marelli, controllato del fondo americano Kkr, e i rappresentanti del governo. Per la seconda volta, dopo il tavolo che si è tenuto in Regione Emilia-Romagna il 28 settembre, la situazione resta sospesa: la chiusura dello stabilimento di Crevalcore è solo rimandata, quindi anche la mobilitazione dei dipendenti continua.
Ma c’è una novità: la società ha dato mandato ai suoi consulenti di cercare acquirenti per Crevalcore e ha tirato in ballo Stellantis, dalla quale nel 2018 ha acquisito il gruppo Marelli per 6 miliardi di euro, accusandola di aver scelto «di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat».
La giornata rappresentava uno snodo cruciale della vertenza Marelli soprattutto perché il governo avrebbe dovuto prendere una posizione ufficiale per la prima volta da quando si è aperta la crisi. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha lanciato un primo messaggio al fondo Kkr: «Mi aspetto, anzi ho lavorato per riuscire a evitare la chiusura dello stabilimento di Crevalcore», definito da Urso «un sito di avanguardia, importante non solo per il tessuto produttivo dell'Emilia Romagna e per la filiera dell'auto italiana ma io dico per l'industria italiana».
Bilancio in rosso
Circa duecento metalmeccanici del gruppo Marelli, alcuni provenienti da Bari - dove l’azienda vorrebbe delocalizzare la produzione di Crevalcore - hanno raggiunto la capitale per un picchetto sotto al ministero. Ma gli esiti dell’incontro non hanno rassicurato nessuno. L’azienda ha parlato di «difficoltà oggettive» e di «mancanza di commesse», attribuibili principalmente alle scelte del suo maggiore cliente, Stellantis.
Va detto che l’ultimo bilancio disponibile, relativo al 2022, della Marelli Europe Spa si è chiuso con una perdita considerevole di 465,5 milioni. Il fatturato deriva per il 49 per cento da vendite al gruppo Stellantis, in un contesto in cui a livello mondiale la produzione auto ha registrato un aumento del 7,3 per cento sull’anno precedente, con l’Italia in linea con la media globale al +7,2 per cento. In qualche modo, quindi, mentre il mercato automotive cresceva, i ricavi netti di Marelli hanno subìto un decremento del 12,3 per cento legato principalmente alla crisi di approvvigionamento dei semiconduttori. Tanto che, si legge sempre nell’ultimo bilancio, «in data 25 marzo 2023 è stato siglato un accordo quadro con le organizzazioni sindacali propedeutico ad una riorganizzazione aziendale che verrà attuata attraverso procedure di licenziamento collettivo a livello di sito, con il criterio della non opposizione, miranti quindi a risoluzioni volontarie con incentivazione». Nello stesso documento viene anche specificato che il piano «prevede una riduzione di 400 risorse». «Che non si navigasse in acque tranquille ci era noto - spiega uno degli operai - ma si trattava di criticità individuate solo su scala nazionale. Che su Crevalcore potesse abbattersi addirittura una chiusura era al di fuori di qualsiasi previsione».
Anche perché, rispetto al piano discusso con i sindacati a marzo, nel quale si parlava di uscite volontarie, in questi anni nel bolognese si è già sfruttato ogni tipo di incentivo all’esodo, per cui non ci sono praticamente più dipendenti prossimi alla pensione ma soprattutto giovani, cioè under 50, tra i quali 20 coppie con figli. Nel prossimo incontro al ministero, fissato per l’8 novembre, si parlerà anche di questo.
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