Vladimir Putin continua a usare l’arma del metano, da una parte il ministro Tedesco Robert Habeck decide di passare allo stato di allarme gas, dall’altra il ministro Roberto Cingolani ammette che se si ferma il metano russo gli stoccaggi non basteranno «ma è meglio che stare alla canna del gas». Eni, risponde la società a Domani, monitora.

I toni tedeschi sono seri: «La situazione è grave, arriverà l'inverno. La riduzione delle forniture di gas è un attacco economico contro di noi da parte del presidente russo» ha dichiarato il ministro dell'Economia tedesco, Habeck, mentre Berlino ha annunciato di aver attivato il secondo livello di allarme legato al piano d'emergenza sul gas. «Ci difenderemo, ma il nostro paese imbocca una via difficile. Anche se non ce ne accorgiamo ancora: siamo in una crisi del gas». 

Nord Stream I

Il gas, ha detto Habeck, è già merce rara e adesso la Germania teme che Mosca chiuda del tutto i rubinetti  a luglio. A quel punto la risposta sarebbe solo una: razionamenti, e non solo a Berlino. L’11 luglio sono fissati i lavori di manutenzione annuali del gasdotto Nord Stream 1, l’unico da cui arriva il metano russo nel paese: il flusso di metano però durante i lavori viene sospeso e di solito per sopperire viene usato il gasdotto Yamal. Il gasdotto che passa dalla Polonia tuttavia è chiuso da aprile, e Mosca giorni fa ha fatto sapere che potrebbe sospendere del tutto le consegne. 

Il rischio, conferma una fonte tecnica a Domani, c’è anche per l’Italia, infatti Gazprom consegna volumi di metano anche attraverso quella rotta e come già fatto può addurre cause tecniche per ridurre ulteriormente i flussi.

La paura delle industrie

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Dopo il pre allarme e l’allarme, il terzo e ultimo livello è quello di “emergenza”, a quel punto tutti devono cominciare a risparmiare metano, dalle industrie agli utenti, dall’energia elettrica ai riscaldamenti. Prima verranno messe in campo altre misure e bisognerà «ridurre l’uso del gas già quest’estate». Il livello di allarme si basa sui precedenti tagli da Mosca, che hanno fatto scendere l’import del 60 per cento. Berlino ha precisato che, mentre lo stoccaggio è ora al 58 per cento della capacità, più alto dello stesso periodo dell'anno scorso, l'obiettivo del 90 per cento a dicembre non sarà raggiungibile, se non subentreranno scelte per risparmiare sui consumi.

La paura delle industrie

Al momento si teme un peggioramento della situazione. La manutenzione di Nord Stream, si legge sul Financial Times che ha riportato la notizia, dura circa due settimane. Un lasso di tempo sufficiente non per mandare in crisi il sistema immediatamente, ma per rendere preoccupante la situazione in vista dell’inverno. Infatti mentre ora i consumi sono bassi, il tema rimane quello delle riserve per la stagione fredda che di solito vengono approntate proprio durante i mesi estivi.

«Se non riusciremo a riempire lo stoccaggio del gas entro l'autunno, inizieremo rapidamente a subire carenze di gas», ha affermato Jörg Rothermel, capo dell'energia presso l'Associazione dell'industria chimica tedesca. «E il Bundesnetzagentur (l’autorità per l’Energia tedesca) dovrà iniziare a emettere ordini alle aziende per ridurre il consumo di gas o addirittura spegnere alcuni impianti di produzione».

Kheler ha ribadito quanto affermato dal presidente dell’Agenzia internazionale dell’energia Fatih Birol in una precedente intervista sul Ft: «La Russia – ha detto l’industriale – sembra voler mostrare all'Europa che non riuscirà a riempire i suoi depositi di gas». L’Unione europea ha fissato come livello necessario degli stoccaggi il 90 per cento entro il primo novembre. Ma per l’esperto così come per il capo dell’Aie, Putin punta a minare proprio questa strategia «e quindi indebolire l'Europa politicamente».

Un portavoce del ministero dell'Economia tedesco ha affermato che il governo è in «stretto contatto con i commercianti di gas che si stanno preparando per questa data».

Ma anche dopo il problema rimane: «Qual è la garanzia che al termine del periodo di manutenzione si riesca effettivamente a riaccendere il gas?», ha affermato al quotidiano economico James Waddell, analista di Energy Aspects. Soprattutto visto che il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha detto mercoledì che si aspetta che Mosca continui a ridurre i volumi, già tagliati del 60 per cento da più di una settimana.

l’Italia

Il problema esiste anche per il nostro paese. La prima volta che Gazprom ha tagliato i flussi, le questioni tecniche portate avanti da Gazprom sono state le difficoltà legate a un impianto in Russia collegato al gasdotto che approda in Germania. I flussi verso l’Italia sono ormai al 50 per cento delle richieste da oltre una settimana, il caldo non rende la situazione allarmante, ma il riempimento degli stoccaggi sì e le consegne potrebbero scendere di nuovo se la Germania restasse a secco.

La compagnia russa infatti serve l’Italia da due rotte: una passa sotto l’Ucraina dal gasdotto Bratstvo, l’altra invece passa da Nord Stream 1, si collega ai gasdotti della Repubblica Ceca, all’Austria e infine approda a Tarvisio. La scelta della strada che compie il gas è a discrezione di Mosca, così come la decisione che i problemi tecnici rendano impossibili le consegne.

L’Italia per il momento è al livello di pre-allarme. E Cingolani spiega: «Lo stoccaggio al momento è al a 55 per cento, rispetto a due mesi fa non c'è terrore puro in caso di stop». Con il 55 per cento «non ce la si fa se si ferma tutto però è meglio che stare alla canna del gas», ha ironizzato.

Se non ci sono variabili o incidenti di percorso dovremmo arrivare all'85-90 per cento degli stoccaggi entro fine anno: «Tenendo sempre le dita incrociate, perché c'è una guerra e ci sono fattori esterni che non possiamo controllare».

I flussi di gas consegnati giornalmente da Gazprom, comunica Eni, «sono poco più del 15 per cento dell’attuale offerta complessiva italiana» e i volumi di gas russo destinati all’Italia attraverso il punto di ingresso di Tarvisio «transitano principalmente attraverso la rotta ucraina». Tuttavia, a quanto confermano fonti vicine alla materia, la compagnia russa può decidere le rotte del metano, fissare manutenzioni, addurre problemi tecnici e difficoltà nella distribuzione in qualsiasi momento. Infatti Eni fa sapere che la società «si riserva di monitorare eventuali impatti che Gazprom dovesse attribuire alle attività di manutenzione del Nord Stream».

Al momento a frenare le mosse di Putin ci sarebbero i contratti, ma prima che vengano violati i termini legati alle quantità possono passare mesi. Non solo per Nord Stream ma anche per il gasdotto che passa dall’Ucraina e qualunque “vena” arrivi in Europa. Una situazione che basta per tenere le nostre riserve abbastanza basse e farci tremare in attesa dell’inverno.

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