Venerdì l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha sanzionato Google e Apple: entrambe dovranno pagare 10 milioni di euro a testa, il massimo secondo la normativa vigente per le irregolarità rilevate. L’Antitrust ha accertato due violazioni del Codice del Consumo: una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.

Le carenze informative

In particolare Google, sia nella fase di creazione dell’account sia durante l’utilizzo dei servizi, «omette informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere se accettare che la società raccolga le sue informazioni personali», si legge nel provvedimento del Garante.

Apple, sia nella fase di creazione dell’Id Apple che in occasione dell’accesso all’App Store, «non fornisce all’utente in maniera immediata ed esplicita alcuna indicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali», evidenziando solo che la raccolta dei dati è necessaria per migliorare l’esperienza del consumatore e la fruizione dei servizi.

Le pratiche aggressive

Con la seconda istruttoria, l’Autorità ha accertato che le due società hanno attuato pratiche aggressive. Nella fase di creazione dell’account, Google preimposta l’accettazione da parte dell’utente al trasferimento dei propri dati per fini commerciali. In seguito, la società di Mountain View non chiede più al consumatore di confermare o modificare la scelta preimpostata.

Nel caso di Apple, invece, l’attività promozionale è basata su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati che «non prevede un’esplicita possibilità di scelta da parte del consumatore»: è la stessa «architettura di acquisizione» predisposta da Apple che spinge l’utente a subire la cessione delle informazioni personali.

La replica delle aziende

«Crediamo che l’opinione dell’Autorità sia sbagliata e faremo ricorso contro la decisione. Apple è da tempo impegnata nella protezione della privacy degli utenti e lavoriamo con il massimo impegno per progettare funzionalità che proteggano i dati», si legge in una nota di Apple. Sulla stessa posizione è anche Google, che si è detta intenzionata a presentare ricorso.

I precedenti

La decisione dell’Antitrust italiano segue altre sanzioni simili inflitte alle big tech da enti regolatori europei e italiani. Il 10 novembre il Tribunale dell’Unione europea ha stabilito che Google dovrà pagare 2,4 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante, dando un vantaggio illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti, Google Shopping.

La sanzione contro il colosso americano era stata comminata nel 2017 dalla Commissione europea, diventando la più alta multa decisa dall’Antitrust comunitario. Secondo Bruxelles, che aveva condotto un’indagine approfondita per sette anni, il motore di ricerca privilegiava il proprio servizio di comparazione degli acquisti a scapito dei rivali.

Il 23 novembre l’Agcm ha invece sanzionato Amazon e Apple per 200 milioni di euro. La multa è arrivata al termine dell’istruttoria sulle restrizioni all’accesso nel marketplace Amazon.it nei confronti di rivenditori terzi di prodotti Apple e Beats.

La sanzione per le società del gruppo Apple supera i 134 milioni di euro. Il Garante ha intimato alle due aziende di porre fine alle restrizioni, permettendo l’accesso ad Amazon.it a tutti i rivenditori di prodotti a marchio Apple e Beats originali.

© Riproduzione riservata