Si tratta ancora per trovare una formula per riscrivere per l’ultima volta la disciplina del Superbonus al 110 per cento.

La nuova versione presentata ieri dal governo per regolare il grande mercato della cessione crediti non ha soddisfatto tutti i gruppi di maggioranza.

Sulla carta il nuovo testo apre la cessione dei crediti di imposta legati al bonus edilizio – che in totale al 31 maggio valevano 33 miliardi di euro – a tutti i soggetti «non rientranti nella definizione di consumatori o utenti», che «abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la stessa banca cedente». Prima la cessione era riservata solo ai «clienti professionali».

Contemporaneamente, però, le vere norme le ha di fatto scritte il 23 giugno l’Agenzia delle entrate: con una circolare ha spiegato che la responsabilità dei controlli sui crediti ricade sull’acquirente, questo significa che sono soprattutto gli istituti di credito a poter gestire grazie ai presidi anti riciclaggio di cui già dispongono le verifiche necessarie all’acquisto del credito.

A chi vendono le banche?

Ma allora se la responsabilità è dell’acquirente e le banche sono centrali nel sistema, a chi possono vendere le banche?

I partiti credono che così come è scritto il nuovo testo del governo accoppiato alla circolare dell’Agenzia delle entrate non sia in grado di sbloccare il mercato dei crediti di imposta. Sono rimasti pochi gli istituti di credito che li acquistano proprio perché a un certo punto ci si è trovati di fronte a un collo di bottiglia.

M5s e Pd d’accordo

Il Movimento cinque stelle, che del Superbonus al 110 per cento ha fatto sempre una sua bandiera, ha chiesto al governo di poter prevedere una responsabilità minore per chi acquista i crediti dalle banche. Anche il Partito democratico sarebbe favorevole a una revisione della norma.

L’idea sarebbe quindi che una volta che i crediti fossero passati dal controllo bancario chi acquista potesse contare su una sorta di garanzia e non dover eseguire gli stessi controlli.

Il governo sentite le richieste dei partiti sta facendo le sue valutazioni e sta consultando anche la stessa Agenzia delle entrate. La stretta ovviamente era stata pensata per contrastare le frodi, quelle calcolate dalla guardia di finanza sull’intero ventaglio dei bonus edilizi a inizio mese ammontavano già a cinque miliardi, ma i numeri secondo i finanzieri sono destinati a salire. Il Superbonus tra tutti era però quello che prevedeva regole più stringenti e soprattutto che sono state modificate cinque volte.

Ora se si dovesse prevedere per decreto un diverso regime per i clienti a cui le banche possono cedere i crediti significa dover modificare anche la circolare pubblicata appena sette giorni fa, una circolare che imponeva verifiche stringenti e su cui l’Associazione bancaria italiana ha subito richiamato l’attenzione di tutti gli istituti di credito.

Ora l’Agenzia potrebbe essere chiamata a modificare le norme e le banche a ristudiarle, sempre che il governo accetti le modifiche richieste presentate durante la riunione di maggioranza.

I lavori sugli emendamenti al decreto Aiuti sono proseguiti anche ieri notte e i partiti attendevano una risposta dell’esecutivo a ore e al massimo entro la giornata di oggi.

Inoltre il testo del governo prevedeva la liberalizzazione della cessione crediti alla data del primo luglio 2022 che è stata rapidamente eliminata per potere permettere le cessioni anche ai crediti maturati precedentemente.

Imprese a rischio

Secondo Confartigianato sarebbero 47 mila le piccole aziende a rischio con il blocco della borsa dei crediti di imposta.

Sempre secondo la filiera del settore quelli rimasti nei cassetti “invenduti” ammonterebbero a cinque miliardi: una sorta di moneta parallela che al momento aveva trovato uno sbocco nella rete bancaria, l’ha ingolfata e ora non ha molte vie di uscita.

Ieri anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha detto che si dovrebbe trovare «un'uscita graduale e morbida da questo strumento».

Per non farsi mancare niente, poi, ora anche la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha deciso di occuparsi della misura dopo aver ricevuto esposti e e segnalazioni. Per indagare la situazione la Commissione invierà un questionario alle principali banche e a Cassa depositi e prestiti e Poste, soggetti questi ultimi due che si erano ritirati dal mercato dei crediti di imposta dopo i richiami del governo sulle frodi in atto, per raccogliere dati sul numero di richieste ricevute, annullate e erogate e i tassi di sconto applicati e le tempistiche registrate. Gli istituti di credito dovrebbero rispondere entro l’11 luglio. Per quella data intanto dovremmo avere anche la versione definitiva sul funzionamento del Superbonus, si spera.

 

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