Piovono soldi su Carlo Tavares, il ceo di Stellantis. Il manager portoghese ha ricevuto nel 2023 un compenso totale di 36,5 milioni di euro, in aumento del 55% rispetto ai 23,5 milioni del 2022; al presidente (e maggiore azionista) John Elkann sono andati 4,8 milioni, in calo rispetto ai 5,8 di un anno prima. Tavares ha battuto il record di Sergio Marchionne, che nel 2014 ricevette da Fiat Chrysler e altre società del gruppo Agnelli 33,8 milioni di euro.  

Il ceo di Stellantis è anche pagato molto meglio dei suoi colleghi europei e si avvia ad essere quest’anno il più ricco manager del settore auto al mondo: l’anno scorso il numero uno di Stellantis era stato superato con i suoi 23,5 milioni solo da Mary Barra della General Motors, che aveva incassato 28,98 milioni di dollari (26,8 milioni di euro).

Il compenso stellare del manager portoghese è naturalmente legato agli ottimi risultati di Stellantis nel 2023: il gruppo ha aumentato i ricavi da 179,6 a 189,5 miliardi di euro e i profitti da 16,8 a 18,6 miliardi di euro; il valore di borsa è salito a fine anno a 66,5 miliardi di euro dai 52,3 di fine 2022. Se i super-stipendi di Tavares avevano destato negli anni scorsi qualche brontolìo anche a Parigi, con lo stato francese socio di Stellantis al 6,1 percento, forse l’aumento dei dividendi a 4,7 miliardi di euro dai 4,2 l’anno scorso, e il riacquisto di azioni per altri 3 miliardi, questa volta potrà contribuire ad addolcire la pillola.

Le somme pagate ai dipendenti per incentivi e premi sono invece scese nel 2023 a 1,86 miliardi di euro dai 2,05 di un anno prima, nonostante l’ottima performance aziendale.

Tavares, in realtà, non ha ricevuto un assegno da 36,5 milioni: la parte “liquida” dei compensi è stata di 13,5 milioni, in calo di 1,4 milioni rispetto al 2022, mentre il grosso degli emolumenti è in azioni che per certo periodo non potranno essere vendute. A questo compenso in titoli si aggiungono poi vari benefit come auto aziendale, copertura sanitaria, fondo pensione ed “equalizzazione fiscale”, ovvero la copertura delle eventuali maggiori aliquote pagate rispetto a quelle del luogo di residenza.

I compensi di Tavares (e in questo caso anche di Elkann) comprendono poi “per garantire la loro sicurezza” anche l’uso personale dei due aerei aziendali a disposizione di Stellantis.

Come per quasi tutti i top manager di quest’epoca, il grosso dei compensi di Tavares è legato al conseguimento di varie forme di obiettivi prefissati, in teoria “molto sfidanti” ma nella pratica raggiunti nella maggior parte dei casi. Il report annuale di Stellantis dedica una trentina di pagine alla loro minuziosa descrizione. Si parte da uno stipendio base di “soli” 2 milioni di euro cui si aggiungono numerose voci variabili: un incentivo annuale (5,8 milioni nel 2023); vari incentivi di lungo periodo pagati ogni anno, per la performance dei tre anni precedenti (per un totale di 16,1 milioni nel 2023, che comprendono anche incentivi ancora soggetti a condizioni di maturazione); la quota annua di un incentivo relativo alla “trasformazione” del gruppo “in un provider di mobilità tecnologica sostenibile”, per 10 milioni nel 2023 (questo incentivo potrà arrivare fino a 50 milioni di euro se saranno raggiunti tutti e 7 gli obiettivi). Se non vi raccapezzate, insomma, non vi do torto.

Tali obiettivi e schemi sono stati rivisti dopo che la relazione sulle remunerazioni Stellantis era stata bocciata due anni fa dai soci indipendenti (per lo più fondi di investimento). In particolare, sono stati rimossi gli incentivi “automatici” non legati a obiettivi di performance e vi è ora una maggiore trasparenza su obiettivi e risultati.

L’anno scorso avevamo scritto che Tavares guadagna in un giorno quello che un dipendente medio di Stellantis guadagna in un anno: il suo compenso era infatti pari a 365 volte quello dei dipendenti del gruppo. Quest’anno gli è bastato ancora meno di un giorno, perché ha guadagnato 518 volte la media dei dipendenti.

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