Dopo appena quaranta giorni dalla sua inaugurazione il più grande centro vaccinale ligure, quello del padiglione Jean Nouvel della Fiera del Mare di Genova, inaugurato da Figliuolo alla fine di marzo, è già mezzo vuoto. L’hub può gestire tranquillamente all’incirca seimila prenotazioni al giorno, ovvero un terzo delle vaccinazioni liguri, ma nelle ultime settimane ne sono state fatte meno della metà. Nonostante ci sia la disponibilità per vaccinare all’incirca 3mila persone, negli ultimi tre giorni, ne sono stati fatti solamente 1500 al giorno.

Fondere pubblico e privato

«È il primo progetto a livello nazionale che fonde sanità pubblica e privata e ne sono particolarmente orgoglioso», diceva il presidente Toti all’inaugurazione. L’hub della fiera del mare è infatti la realizzazione dell’accordo siglato da Regione Liguria con Confindustria Genova sanità, Confcommercio salute, sanità e cura, Lega cooperative e Confartigianato salute, per la gestione compartecipata della campagna vaccinale. «In questo senso la regione ha affidato l’incarico alle aziende anche abbastanza tardi», dice Enrico Castanini, amministratore unico di Liguria Digitale, società informatica partner di Alisa, l’azienda sanitaria regionale, nella gestione della prenotazioni online. «All'inizio sembrava che dovesse essere un’iniziativa pubblica».

All'interno del Jean Nouvel troviamo, insieme ai dipendenti e alle strutture della sanità genovese, Asl 3, una delle maggiori cliniche private locali, anche tra i sostenitori della campagna elettorale di Toti, la clinica Montallegro. In queste settimane a fronte di un calo di lavoro della parte pubblica, quella privata non ha subito ritardi o intoppi, ricevendo e continuando a ricevere da Alisa e dalla regione un migliaio di dosi Pfizer al giorno in modo costante. C’è stato, invece, un grosso problema per quanto riguarda Astrazeneca, che è il vaccino di cui l’Asl 3 che gestisce solo la parte pubblica dell’hub ha maggiore disponibilità. Il 50 per cento dei posti disponibili non viene prenotato, e attualmente i dipendenti assunti da Asl fanno una decina di vaccinazioni al giorno, quando potrebbero farne come minimo di 60 ciascuno. È altrettanto vero però che manca ogni intenzione di risolvere la questione, tanto che la regione ha recentemente annunciato di voler chiudere l’hub alla fine di luglio, per fare spazio al salone nautico previsto per settembre.

L’inefficienza dell’Asl sembra dovuta a una precisa scelta di privilegiare un parte con una distribuzione sbilanciata dei vaccini. Da quando infatti le prenotazioni di AstraZeneca sono calate nessuno ha provveduto a bilanciare le forniture in modo tale di permettere ad entrambe le parti di lavorare allo stesso modo. E finora non ci sono indicazioni di possibili cambiamenti nella gestione delle dosi che compete alla direzione socio-sanitaria della Asl. Secondo Alisa, l’azienda regionale che sovrintende le Asl locali e che si occupa di gestire il flusso dei vaccini, una redistribuzione dei vaccini disponibili è contemplata solo in caso di mancanze o carenze in altri centri. E non è questo il caso.

Al momento c’è un'evidente disparità di trattamento. Come dimostra anche il confronto con l’hub vaccinale privato di San Benigno, gestito dalla Casa della Salute, e che funziona a pieno ritmo, facendo 1500 vaccinazioni al giorno. Dopo un breve periodo in cui è stato fornito solo di Astrazeneca, provocando molte disdette tra l’utenza, è tornato a somministrare prevalentemente vaccini a mrna, come il Pfizer.

Disparità in partenza

«La disparità tra pubblico e privato, era evidente fin dall’inizio», fanno sapere dall’Asl. «Da un giorno all'altro è stato stabilito che noi del pubblico dovessimo fare Astrazeneca, mentre il privato prevalentemente i vaccini Pfizer e Moderna. Il tutto senza che nessuno fosse consultato». Ci sono state priorità diverse. «Come medici ci sarebbe interessato fare una prima dose veramente a tutti», tuttavia era nell’interesse della regione vaccinare velocemente, in fretta soprattutto il maggior numero di persone in vista della stagione estiva. E per recuperare posizioni nella classifica nazionale «la regione aveva bisogno di qualcuno che lavorasse nei weekend e fino a tardi. Cose impensabili per l’Asl locale anche perché immobilizzata tra la mancanza di fondi, di personale e di un’eccessiva burocrazia», spiega Giovanni Battista Pastorino, consigliere regionale ligure.

In pratica questo ha significato cercare di fare più vaccini, ma non necessariamente meglio e alle persone che ne hanno più bisogno. «Si è favorito il privato facendo un’operazione che sempre al privato non costa nulla». E in questo caso, secondo Pastorino, non si tratta solo della prestazione che arriva all’utente, ma anche di tutto il meccanismo che sta dietro. «Se c’è un ticket infatti non cambia nulla alle persone pagarlo al pubblico piuttosto che al privato convenzionato. Quello che cambia è dove vanno a finire i soldi». I vaccini, del resto, sono solo una parte della strategia della regione che ha intenzione di appaltare al privato convenzionato gran parte delle prestazioni sanitarie di diagnostica e di piccoli interventi, per via del grande ritardo accumulato dai maggiori Ospedali pubblici locali durante l'emergenza sanitaria. Fino ad alcune settimane fare la prima data utile per fare un semplice esame del sangue era a metà giugno.

Toti assessore

«Non mi si fraintenda a me va anche bene che l’intero sistema dei vaccini vada appaltato ai privati. Se tu decidi che questo è un investimento di denaro pubblico migliore, mi va bene. Ma allora non continui a pagare gli stipendi a persone che non lavorano». Inoltre, «se scegli di dare tutto al privato, come minimo dovresti fare un bando. E in questo caso nulla di questo è avvenuto perché era un’emergenza». Se rieniamo che il privato sia più efficiente, dice Pastorino, almeno si riducano le tasse per un servizio pubblico che non viene effettuato.

Intanto le dosi a disposizione di Asl si attestano ormai costanti sotto quota mille, mentre quelle gestite dalla parte privata dell’hub rimangono costanti, ma nessuno interviene in favore di una ridistribuzione. Anche perché la sanità ligure dipende direttamente dal presidente Toti che ricopre anche la carica di assessore alla sanità. Un’eventuale ridistribuzione dei vaccini rischia forse di violare i termini degli accordi che la Regione, cioè lui stesso ha siglato coi privati, anche suoi finanziatori.

 

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