Per il suo debutto a Bruxelles, Giancarlo Giorgetti, ha scelto di ripetere la parola “prudenza”.  All’Eurogruppo il nuovo ministro dell’Economia, come solitamente avviene con i governi appena insediati, ha presentato le priorità economiche dell’esecutivo Meloni, un intervento atteso in particolare dalla Germania, come aveva anticipato il collega tedesco Christian Lindner all’arrivo al vertice.

In continuità con Draghi

Proprio in Germania, alla vigilia dell’Eurogruppo, la Faz ha dedicato un’analisi alla politica economica del governo Meloni, concludendo che le prime scelte in fatto di conti pubblici sono in sostanza in continuità con il governo Draghi. 

Giorgetti oggi ha cercato di confermare l’impressione, soprattutto negli incontri, due diversi bilaterali, avuti nel pomeriggio con il ministro delle Finanze olandese Sigrid Kaag e il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Pascal Donohe. Ha confermato la linea del governo precedente sulla ratifica del Mes, buttando al vento anni di propaganda del suo partito, la Lega ma anche la posizione di Fratelli d’Italia, anche se ha dichiarato di aspettare il giudizio della Corte costituzionale tedesca sul punto. 

La ratifica del Mes

«Mi attesto», ha detto Giorgetti ai giornalisti su quella posizione presa «dal governo di cui facevo parte», intendendo il governo Draghi che però era un governo di unità nazionale e non politico come Meloni ha rivendicato.

Il ministro leghista ha promesso che l’Italia farà la sua parte sul debito e ha risposto a chi gli chiedeva delle prime interlocuzioni col governo tedesco: «Tutti siamo preoccupati per il debito però basta spiegare la situazione. Anche con Lindner è stato un bell'incontro quindi rapporti positivi»

Questa sera, invece ci sarà la cena con Bruno Le Maire, alleato naturale sulla riforma del Patto di stabilità, che la Commissione europea dovrebbe presentare nella versione di una prima proposta mercoledì, e sull’idea di creare  un fondo comune per affrontare il caro energia e sulle politiche industriali. 

Giorgetti ha chiesto di far fronte comune sui rincari e invece di considerare le diverse caratteristiche economiche dei paesi europei nella riforma del Patto di stabilità: «Aspettiamo la proposta della Commissione. Secondo le indiscrezioni qualche passo in avanti dovrebbe esserci, ma qualsiasi sia la proposta i requisiti dovranno essere la semplicità, che sia comprensibile a tutti e non solo dagli addetti ai lavori, e la fattibilità, perché viviamo in tempi complicati e dobbiamo essere pronti ad essere reattivi e flessibili a seconda delle circostanze». 

Qaunto più in casa il governo cerca di differenziarsi dal precedente rivendicando la sua natura politica, quando a Bruxelles presentarsi come eredi di Draghi è la carta migliore per l’esecutivo. 

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