Salvatore Palella ce l’ha fatta: l’autoproclamato re dei monopattini è finalmente riuscito a quotare la sua Helbiz alla Borsa americana Nasdaq, attraverso una fusione con la Spac Greenvision Acquisition. Il primo sbarco sul mercato americano di un’azienda della micromobilità in sharing. I fiumi d’inchiostro e di bit sui media nostrani hanno elogiato l’imprenditore siciliano come un novello Elon Musk. Ma i documenti depositati presso la Sec e i bilanci aziendali di Helbiz raccontano un’altra storia e non cancellano i dubbi su una carriera di molte ombre e poche luci, e costruita più sul marketing di sé stesso che sui successi nel business.

Da Acireale a New York

La carriera del 34enne imprenditore nato ad Acireale e domiciliato a New York ha seguito un percorso tutt’altro che lineare. Palella viene da una famiglia di commercianti in ortofrutta. Nel 2010, a 23 anni, fonda la Witamine srl, cui l’azienda di famiglia Palella srl vende per 90mila euro una piccola attività di distributori di spremute d’arancia; nel 2012 la Witamine porta i libri in tribunale dopo un sequestro di attività, poi revocato, legato al coinvolgimento dell’azienda in un’operazione antimafia della Dia di Milano.

Subito dopo Witamine, Palella nel 2013 si offre di comprare la squadra di calcio della città natale Acireale e promette l’arrivo di (ex) campioni come David Suazo. Con quali soldi? Mistero. Ma l’avventura calcistica finisce dopo sei mesi, tra le accuse dei calciatori che non venivano pagati e l’ira del figlio di un boss mafioso coinvolto nelle trattative per la compravendita del marchio della squadra. 

Tutto quello che Palella non racconta del suo passato

La fuga degli investitori

Dopo qualche anno ritroviamo Palella negli Usa dove si dà parecchio da fare, fino ad arrivare appunto allo sbarco al Nasdaq di Helbiz. La società oggi è attiva soprattutto nella mobilità condivisa, un business cominciato appena due anni fa e i suoi monopattini si trovano nelle strade di città come Roma, Milano e Torino. Il debutto al Nasdaq è avvenuto venerdì 13 agosto con la rituale cerimonia della campanella. Nonostante le molte celebrazioni in patria, le cose non sono filate del tutto lisce: quasi tutti gli investitori di Greenvision sono fuggiti rispetto alla prospettiva della fusione con Helbiz.

Il meccanismo delle Spac utilizzato da Palella è di gran moda a Wall Street e prevede la creazione di “scatole finanziarie” quotate che raccolgono fondi da investitori; tali scatole, come Greenvision, cercano società alla ricerca di una scorciatoia verso la Borsa. Quando il matrimonio va in porto, le aziende come Helbiz guadagnano la quotazione e i capitali portati dagli investitori, mentre chi ha investito rivende i titoli, se va bene, con una plusvalenza.

Nel caso della società di Palella, però, su un totale di 59 milioni di dollari di capitale inizialmente sottoscritto dai soci Greenvision, oltre il 94 per cento ha esercitato il diritto di recesso e si è fatto rimborsare le quote prima della fusione. Invece dei 50 milioni di dollari previsti, Helbiz ha così raccolto poco più di tre milioni, che non basterebbero neppure a coprire i 6,5 milioni di costi della quotazione.

Se Helbiz non è finita sott’acqua già il primo giorno è grazie a un’iniezione di fondi da parte di un gruppo di investitori privati, detta Pipe (private investment in public equity). Ma anche qui le cose non sono andate come sperato: dalla Pipe dovevano arrivare «almeno 30 milioni di dollari». Ne sono arrivati solo 21,5, al netto della restituzione di un precedente prestito.

C’è un altro problema: la fuga degli investitori Greenvision fa sì che il flottante di Helbiz, il numero di azioni negoziabili sul mercato, non raggiunga il livello richiesto per la quotazione sul Nasdaq; la borsa ha quindi pubblicato la “lettera di delisting” che prevede la cancellazione di Helbiz dal listino. La società afferma che la lettera è solo un passo formale e che la cancellazione verrà evitata registrando pubblicamente anche le azioni sottoscritte nel citato collocamento privato.

Le origini di Helbiz

Secondo quanto riporta il sito finanziario Crunchbase, Helbiz è stata fondata nel 2015, lo stesso anno in cui Palella fonda anche il fondo d’investimento SP1. Per Helbiz c’è un primo investimento di 1,3 milioni di dollari nell’ottobre 2015 e un successivo di 1,1 nel febbraio 2017. Da dove venivano i fondi? Il fondo SP1 è stato chiuso nel dicembre 2018. Sempre nel 2018 Palella lancia HelbizCoin, una criptovaluta in stile Bitcoin che doveva essere la base per un servizio di car sharing tra privati basato sulla tecnologia blockchain; il collocamento di HelbizCoin a Singapore frutta oltre 30 milioni di dollari.

Il servizio di car sharing promesso non è mai partito, il valore degli HelbizCoin si è azzerato poco dopo la quotazione e gli investitori inferociti hanno fatto causa a Palella negli Usa - causa respinta dal giudice americano per difetto di giurisdizione.

Come co-founder di HelbizCoin compare Armando Calvosa, di Cosenza, ancora indicato come “advisor” di Helbiz in un profilo su LinkedIn. Calvosa ha vari profili LinkedIn, uno dei quali lo indica come proprietario dell’agenzia I Viaggi di Cicci, sempre a Cosenza, il sito Internet di quest’ultima non è più aggiornato dal 2017 e proprio nel 2017 Calvosa risulta socio fondatore e amministratore della Digital innovation and Crypto Ltd, società domiciliata a Londra. Dal ruolo di amministratore Calvosa si è dimesso a giugno di quest’anno.

Palella si è lanciato nel business dei monopattini condivisi nel 2019 e da quest’anno Helbiz ha diversificato con MiMoto, azienda italiana di noleggio di ciclomotori elettrici.

La love story coi media

Dal punto di vista mediatico l’ascesa di Palella come personaggio pubblico non è diversa da quella di altri fenomeni, per il resto totalmente diversi, come il pianista Giovanni Allevi: si “costruisce” un personaggio quasi dal nulla con idee di marketing azzeccate. Nel caso di Allevi un concerto al Blue Note di New York e una nuova capigliatura adolescenziale a quasi 40 anni; per Palella l’idea dell’imprenditoria seriale, un profumo di finanza americana e il fascino del ragazzo di Sicilia che sfonda a New York, con tanto di moglie americana, avvenente ex-modella. Nel caso dell’effetto-Palella sui media pesa forse anche un inconscio desiderio del pubblico di avere davvero in Italia qualche imprenditore come Elon Musk, dopo anni di declino tecnologico.

Anche il modo con cui le informazioni si sono diffuse, diventando poi virali grazie al copia-incolla, è interessante. Interviste e articoli elogiativi su Palella sono stati pieni per anni di dati biografici ed eventi a volte falsi, ma quasi sempre raccontati dal giornalista e non direttamente da Palella. Il Sole 24 Ore scrisse per esempio che «Palella a 19 anni ha fondato la sua prima società Witamine, venduta 5 anni dopo per 50 milioni di dollari». Chissà chi avrà fornito queste informazioni?

Salgono perdite e stipendio

Con la quotazione al Nasdaq, diffondere informazioni false è diventato più rischioso. La biografia ufficiale di Palella – che conteneva almeno un’informazione sicuramente inesatta – è così sparita dal sito di Helbiz, e anche il suo profilo LinkedIn, quasi obbligatorio per un manager che si rispetti, è stato cancellato.

Helbiz ha perso 7,7 milioni di dollari nel 2019, 24,5 milioni l’anno scorso (su un fatturato consolidato di 4,4 milioni) e 15 milioni nel solo primo trimestre 2021, per un totale di oltre 47 milioni (circa 40 milioni di euro). Le perdite non sono inusuali per una startup ma non pesano più di tanto su Palella.

L’imprenditore italo-americano è il maggior socio con una quota di poco inferiore al 50 per cento; in qualità di amministratore delegato ha ricevuto da Helbiz compensi per 470mila dollari nel 2019 e 1,445 milioni di dollari l’anno scorso; fatti i conti, di 4,4 milioni di ricavi di Helbiz nel 2020 un terzo sono finiti direttamente nelle tasche di Palella, senza contare le stock option ma compresi 210mila dollari per «spese di alloggio».

Palella ha usato l’azienda finora come un conto corrente. Nel prospetto di quotazione Helbiz dichiara: «Negli ultimi due anni abbiamo prestato a Salvatore Palella fondi senza interessi e senza una data di rimborso prestabilita. Nel febbraio 2020, il signor Palella ci ha rimborsato un milione di dollari di questi fondi in contanti. Durante il resto del 2020, il signor Palella ha rimborsato il saldo dovuto di questi fondi, per un totale di 985mila dollari, attraverso l'annullamento dello stipendio e un bonus che era dovuto al signor Palella alla data di rimborso. Il prestito e il rimborso di questi fondi non sono stati effettuati tramite accordi formali». Quest’anno, invece, Palella ha concesso a Helbiz un prestito da 2 milioni di dollari, sempre senza interessi.

I debiti netti di Helbiz al 31 marzo erano oltre 21 milioni di dollari. Negli ultimi due anni il principale finanziatore è stata la Finbeauty di Dario Belletti, che ha investito in Helbiz fin dal luglio 2019 per un totale di 11,5 milioni di dollari, quasi 10 milioni di euro, di cui 4 milioni dopo il 31 marzo. Belletti, imprenditore dei cosmetici, è il secondo azionista di Helbiz dopo la fusione, con una quota superiore al 10 per cento.

Tra i debiti di Helbiz ce ne sono anche due garantiti dallo stato italiano: nel novembre 2020 e marzo 2021, infatti, Helbiz ha ottenuto dal Fondo centrale di garanzia per le Pmi la garanzia su due prestiti da complessivi 5,5 milioni di euro.

Le incognite sul futuro

Quali sono le prospettive per il business dei monopattini? Palella prometteva sei mesi fa che il fatturato sarebbe balzato dai 4 milioni di dollari del 2020 a 80 nel 2021. Nel primo trimestre dell’anno però il fatturato del gruppo, compresa MiMoto, è stato di 1,2 milioni di dollari, ovvero poco più di 1 milione di euro, con una perdita operativa di oltre 10 milioni di dollari e una perdita netta di oltre 15 milioni. Pur tenendo conto che il trimestre invernale non è favorevole per i monopattini, a questi ritmi i fondi raccolti con lo sbarco al Nasdaq potrebbero esaurirsi entro fine anno.

Il mercato della mobilità urbana condivisa - dall’affitto di biciclette e monopattini a quello di automobili - è molto difficile, e anche i concorrenti diretti di Helbiz non se la passano benissimo. Come ha scritto il Wall Street Journal, «gli utenti mostrano poca lealtà a singoli marchi e la concorrenza è feroce. Molte aziende hanno chiuso o si sono fuse, compresi nomi come Skip, Scoot and Jump».

Il fallimento della californiana Skip –notizia di dieci giorni fa – interessa anche Helbiz, visto che nel dicembre 2020 l’azienda di Palella aveva annunciato di aver acquistato la concorrente. Ma ai media americani Helbiz ha detto che il fallimento di Skip non la riguarda, perché non ha quote nella società. Palella non è nuovo ad annunci che poi non si realizzano. Due anni fa aveva annunciato l’ingresso nel capitale di Helbiz del socio cinese Forever Sharing, che avrebbe dovuto rilevare una quota dell’8 per cento in cambio di una maxifornitura di biciclette elettriche; dell’operazione non si è poi più parlato, e a domanda Helbiz risponde che «i cinesi hanno avuto problemi con le consegne e non se ne è più fatto nulla».

La salvezza arriverà dalla diversificazione? Recente è lo sbarco di Helbiz nella consegna di cibo a domicilio con una cucina propria (Helbiz Kitchen); recentissima è l’idea della gestione dei diritti tv su eventi sportivi, con l’acquisto dei diritti di trasmissione all’estero delle partite della Serie B italiana.

Già nel 2019, poi, gli immaginifici manager di Helbiz pensavano a un servizio di taxi volanti con droni «in collaborazione con la cinese Ehang», con i primi test da effettuare già nel 2019 ad Antigua. Per l’operazione – scriveva un agiografo – «Helbiz è riuscita a battere sul tempo la concorrenza di Uber». I taxi volanti sono poi spariti dal radar, forse perché qualcuno deve aver consigliato Helbiz di non spararle troppo grosse…

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