Mutamento climatico nel governo: il Movimento Cinque stelle a luglio si è tenuto al ministero dello Sviluppo economico le deleghe forti sull’energia, ma il Pd si è preso la sua rivincita con la delega al Green New Deal al ministero dell’Economia.

La competenza da ieri appartiene ufficialmente al vice ministro Antonio Misiani e il Pd si prepara a sfruttarla al massimo. Da questa estate i ministeri si scontrano sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il testo, che arriverà a metà ottobre, dovrà gettare le basi su dove dovranno essere investiti i 208,6 miliardi del piano Next Generation Eu destinati all’Italia a partire dal 2021.

Il consiglio dei capi di stato e di governo dell’Ue ha stabilito a luglio che un terzo andrà in progetti legati al clima, quindi chi gestisce i dossier climatici ha il maggior controllo sui fondi.

Il Movimento 5 Stelle ci ha provato

I ministri hanno impiegato quasi un anno per prendere la loro decisione sulle deleghe da affidare a viceministri e sottosegretari.

A settembre del 2019 il ministro Stefano Patuanelli, ex capogruppo al Senato dei Cinque stelle, voleva avere pieni poteri sull’energia, un tema molto caro a Beppe Grillo che nella precedente compagine di governo era già stato affidato a un sottosegretario dei Cinque stelle.

Il 15 luglio, infine, Patuanelli ha firmato i decreti con le deleghe dividenche dividono in due il settore. Ad Alessandra Todde, M5s, sono state affidate le attività relative alle smart city e quelle per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari. Praticamente tutto, dalla produzione di energia elettrica alle estrazioni petrolifere.

Per contrappeso alla sottosegretaria Alessia Morani, del Pd, sono toccate l’efficienza, la competitività energetica e la geotermia, al confronto ben poca cosa.

Al viceministro Stefano Buffagni (M5S) sono andate la competenza sugli incentivi e le politiche industriali, che secondo i pettegolezzi dell’anno scorso sarebbero dovuta andare all’uomo deI segretario del Pd, Nicola Zingaretti, l’ex assessore della Regione Lazio, Gian Paolo Manzella.

Manzella si è ritrovato alla fine della spartizione le Pmi e l’Agenzia aerospaziale, mentre lo sbilanciamento a favore dei Cinque stelle è diventato definitivo con l’affidamento dell’altra delega forte, le telecomunicazioni e il digitale, affidata alla sottosegretaria del Movimento Mirella Liuzzi.

Il Pd risponde

La contromossa è arrivata nel giro di poco. Il 9 agosto, rispondendo a una intervista dell’Eco di Bergamo (la sua città) il viceministro Misiani ha anticipato di avere ricevuto dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri la delega al Green New Deal e al Cipess, oltre a quella sugli investimenti pubblici.

Dalla gazzetta ufficiale dove ieri sono state finalmente pubblicate e si apprende che è tutto confluito in una maxi delega. Per buona misura a Misiani sono andate pure finanza pubblica, bilancio e demanio. Dai soldi al patrimonio pubblico, Gualtieri ha dato tutto a lui.

Questa volta a uscire sconfitta ha pagato la viceministra dei Cinque stelle Laura Castelli. A lei sono andati i compiti meno simpatici: la revisione della spesa pubblica e l’Agenzia delle entrate. Ovvero tagli dei sussidi e tasse, la parte meno popolare del pacchetto climatico.

Rispetto alle altre, la delega al Green New Deal e alle infrastrutture è del tutto nuova e il suo vero peso si capirà nelle prossime settimane. 

Il ministero dell’Economia vuole accreditarsi come “il più ambientalista della storia”, spiega una fonte vicina al ministro. Ma soprattutto il Pd vuole avere l’ultima parola su dove e come spendere i soldi europei. 

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