È di qualche giorno fa la notizia che anche il Consiglio di stato, dopo il Tar, ha bocciato la procedura di vendita della brianzola Aeb spa, controllata dal comune di Seregno, al colosso delle multi utility A2A.

La sentenza evidenzia che la strategia “predatoria” ed “anticompetitiva” sviluppata in questi anni di estensione del proprio perimetro di attività, non è compatibile con le norme in vigore. Si impone la necessità di un’apertura ai meccanismi competitivi al comparto delle multiutility.

Pronto il ricorso

L’annunciato ricorso di A2A dimostra che l’azienda, controllata paritariamente al 51 per cento dai comuni di Milano e Brescia,  non ha nessuna intenzione di lasciare le “rendite di posizione” sulle quali hanno costruito le loro fortune ai danni dell’ambiente, dell’innovazione, dello sviluppo tecnologico,dei consumatori e della concorrenza. C’è voluta la magistratura amministrativa a ricordare a A2A e alle altre grandi utility che si dovrà passare dalle gare pubbliche, quando sono coinvolti  soggetti affidatari di appalti pubblici. Nelle more della legge sulla concorrenza, rinviata nel luglio scorso ma ritenuta strategica nel Pnnr,  il colosso energetico ha cercato di completare lo shopping, avviato da qualche anno, acquistando senza gara, le utility di Lodi, Crema, Rovato in provincia di Brescia, Cremona e Pavia.

In questo modo A2A ha aumentato il suo portafoglio clienti, comprando, dopo trattative politiche più che industriali, attività e servizi gestiti da altre aziende. Due anni fa, A2A aveva cercato di acquistare anche le ex aziende municipalizzate di Vicenza Agsm e di Verona con una trattativa diretta. In quel caso però le proprietà pubbliche si sono accorte che avrebbero svenduto i loro asset pubblici senza una gara. Le acquisizioni fanno parte della strategia  contenuta nel piano industriale presentato dal nuovo Amministratore delegato Renato Mazzoncini. Mai discusso e mai approvato dai consigli comunali dei comuni proprietari. I quali, a parole, sostengono il nuovo Governo e dicono di voler essere protagonisti nell’applicazione del Pnrr. In realtà si muovono con prassi monopoliste in contrasto con gli obiettivi del Pnrr che  prevedono un principio generale di proporzionalità della durata dei contratti di servizio pubblico, compresi quelli affidati con la modalità dell’in house.

In attesa del governo

Per la distribuzione di energia, il Pnrr si vuole assicurare l’ atteso  passaggio al mercato libero e trasparente da parte della clientela domestica e delle micro-imprese. A proposito di sostenibilità ambientale e produzione di energia, verranno introdotte anche norme finalizzate a rafforzare l’efficienza e il dinamismo concorrenziale nel settore della gestione dei rifiuti e dell’energia. Ciò  per colmare le gravi carenze impiantistiche e per diffondere, con l’adozione di norme competitive, la diffusione delle energie rinnovabili e di attività economiche ricomprese nei servizi sostenibili/ambientali. Le acquisizioni sottraggano risorse agli investimenti e alla digitalizzazione delle reti del gas, dell’elettricità e dell’acqua. In tutta questa vicenda, appare evidente la condotta predatoria di A2A, la cui crescita – al contrario di quanto dichiarato – avviene tutta attraverso  l’acquisto di società di produzione di energia rinnovabile già in esercizio, di clienti dalle municipalizzate più piccole, ecc. e non per linee interne. È molto più facile comprare nuovi clienti che svilupparli; è più facile acquisire altri con nuove e più avanzate tecnologie in modo di aumentare concretamente la produzione di energie rinnovabili.

Oligopolio dei servizi

Quello di A2A è uno sviluppo che punta sulla forza finanziaria del gruppo il 49 per cento è in mano a fondi d’investimento), sul prezzo nell’acquisto di impianti fotovoltaici già in esercizio, e sulla  persuasione/influenza, facendo leva sulla forza politica dei due azionisti pubblici. La priorità è quella di allargare le aree di gestione territoriale monopolista dei servizi, senza curarsi degli interessi degli utenti. Le bollette aumentano, ma la qualità dei servizi è sempre la stessa. La strada della transizione verde nel settore dei servizi, auspicata nei piani di Mario Draghi, resta in salita se viene lasciata alla sola magistratura amministrativa. E il braccio di ferro tra grandi utility e governo non è ancora cominciato.

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