La rete della banda larga sarà unica, così come quella degli interessi che la circondano. Il 27 agosto il governo ha dato il via libera all’ingresso di Cassa depositi e prestiti nel progetto della rete unica controllata da Tim che dovrebbe gestire l’infrastruttura in maniera neutrale incorporando la concorrente Open Fiber. L’intesa, che prevede iniezione di capitale fresco e punta agli investimenti in arrivo del Recovery fund, ha combinato interessi industriali e finanziari diversi, ma anche quelli personali di ex protagonisti del capitalismo pubblico come Claudio Costamagna che nella partita indossano diverse maglie alla volta, tra partecipazioni, incarichi o consulenze ai fondi esteri.

Prendiamo Franco Bassanini: presidente di Open Fiber dal 2015, dopo sette anni di presidenza alla Cassa depositi e prestiti dove ha fatto guerra alla Telecom e alla sua resistenza sul controllo della rete e lo sviluppo della fibra, Bassanini è stato nominato a fine giugno 2020, cioè appena due mesi prima del raggiungimento dell’intesa, consigliere speciale per gli investimenti del ministro dell’Economia e delle finanze Roberto Gualtieri. Il ruolo che può valergli da contentino per la sconfitta nella guerra di posizione contro l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, è in linea con gli incarichi di consigliere speciale che l’ex ministro ha avuto a palazzo Chigi sia con Matteo Renzi che con Paolo Gentiloni, ma è anche una sovrapposizione di interessi evidente. Ma non è la più ingombrante in questa vicenda.

L’altro ex presidente della Cdp, Claudio Costamagna, per esempio, è stato discreto ma attivo intorno al negoziato. L’uomo che nel 2015 ha preso il posto di Bassanini alla guida della Cassa azionista di Open Fiber anche in nome delle sue posizioni più morbide su Telecom, è infatti anche l’artefice della rinascita della Tiscali di Renato Soru, che con Tim ha appena firmato una partnership strategica.

Dopo l’addio a Cdp nel 2018, Costamagna ha fondato la società Amsicora e a maggio 2019 ha acquisito il 22 per cento (oggi 17,75) di Tiscali, riportando Soru alla guida. Poco più di un anno dopo, nello stesso giorno in cui il governo ha dato il via libera all’ingresso di Cdp nella rete con Tim, Tim ha annunciato l’accordo con Tiscali.

Nel board di Tiscali siedono come presidente il socio di Costamagna in Amsicora Alberto Trondoli, già direttore di Fastweb e ex ad di Metroweb (la società che è diventata Open Fiber) e come consigliere Sara Polatti, ex membro della segreteria tecnica della Cdp con Costamagna e anche associata della sua holding CC & Soci srl.

Non è finita: uno e trino, Costamagna da fine 2019 è anche advisor del fondo americano Kkr.  A settembre dell’anno passato Kkr ha nominato come senior advisor anche l’ex vice presidente di Amazon Diego Piacentini, che dal 2016 al 2018 è stato commissario per l’agenda digitale dei governi Renzi e Gentiloni e che, oggi tra le altre cose, è socio di Costamagna, assieme all’attuale ad di Alitalia Francesco Caio (nominato dal governo Conte), nel veicolo di investimento Ergo srl. Cinque mesi dopo la nomina di Piacentini  e pochi mesi dopo quella di Costamagna, a febbraio 2020, Kkr ha proposto a Tim di acquisire il 37,5 per cento della sua rete secondaria per circa 7,5 miliardi, dando il via al ‘risiko’ che ha condotto all’intesa finale.

Anche sul fronte opposto c’è un consigliere conosciuto. Il fondo australiano Macquarie di cui Costamagna è advisor per il dossier Autostrade, ha scelto come consigliere Fulvio Conti, cioè l’uomo che fino a settembre 2019 è stato presidente di Tim e prima amministratore delegato di Enel, che è azionista insieme a Cdp di Open Fiber. Il ruolo di Macquarie non è secondario: ha portato avanti la due diligence per la valutazione di Open Fiber e ha presentato un’offerta superiore ai 7 miliardi di euro, al di sopra delle stime degli analisti e di quanto la valuterebbe l’ex monopolista e competitor Tim. 

Una rete unica della banda larga e anche degli interessi degli ex manager di stato.

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