Dopo il crac di Silicon Valley Bank, il più grande fallimento bancario americano dalla crisi globale del 2008, amplificato ora in Europa dal quasi default di Credit Suisse, si è verificato un travaso di capitali da banche piccole a banche grandi. Bank of America ha ricevuto in due giorni un afflusso di oltre 15 miliardi di dollari in nuovi depositi. Un report di Bloomberg conferma il trend. I depositanti, spaventati da un possibile contagio sistemico, cercano ora rifugio nelle banche “too big to fail”, considerate troppo grandi per fallire. Oltre a BofA pure i colossi del credito JPMorgan, Citigroup e Wells Fargo hanno incassato decine di miliardi in nuovi depositi.

Per la maggior parte delle banche americane, circa la metà di tutti i conti non è assicurata. Un'analisi di S&P Global conferma che alla fine del quarto trimestre 2022 per SVB, che ha come clienti aziende e investitori dell’ambiente high tech, startup, private equity, Ipo, il 93,9 per cento dei depositi non era assicurato. Questione da moral hazard perché che SVB sia fallita e poi sia stata salvata, per alcuni è scandaloso. Ken Griffin, fondatore dell'hedge fund Citadel, ha detto al Financial Times che il governo americano «non sarebbe dovuto intervenire per proteggere tutti i depositanti SVB, anche quelli con conti superiori al tetto dei 250mila dollari stabiliti dell'assicurazione federale Fdic. In un'economia capitalista non deve accadere».

Signature Bank, anch'essa fallita, aveva un rapporto pari all'89,7 per cento. Perché è importante? Una banca i cui depositi sono assicurati dalla Fdic è in gran parte immune da una corsa agli sportelli, i correntisti hanno un paracadute. Nel caso contrario, tutti fuggono al primo segno di difficoltà, soprattutto in settori noti per la “mentalità da gregge”. Stando a S&P Global Market Intelligence, nella classifica degli istituti con oltre 50 miliardi di dollari di attività e con depositi non assicurati, SVB si è classificata al secondo posto, Signature Bank al quarto. Solo altre tre banche superano la soglia dell'80 per cento: Bank of New York Mellon, State Street Corp. e Northern Trust Corp. 

Verso nuove regole

In questo scenario, per evitare che l’incendio dilaghi, la Federal Reserve ha cominciato a pensare a nuove regole, l’obiettivo è estendere anche alle banche di medie dimensioni, quelle regionali, le restrizioni e i limiti oggi applicati solo ai grandi gruppi.

Il Wall Street Journal rivela che la Fed ha messo in fase di revisione una serie di requisiti patrimoniali e di liquidità rendendoli più severi rispetto all’approccio lasco varato dall’amministrazione Trump, nonché misure per rafforzare gli "stress test" annuali per valutare la capacità di resistere a una recessione. L’America quindi sta per adeguarsi ai parametri più rigidi già in vigore in Ue, dove però resta grave il problema dei titoli di stato nei portafogli bancari, con alto rischio in Italia.

Le nuove regole che la Fed progetta potrebbero prendere di mira istituti con attività comprese tra 100 e 250 miliardi di dollari. Sono circa due dozzine a ricadere in questa fascia, tra cui First Repubblic (degradata a rating “spazzatura” da S&P per la fuga dai depositi, e quindi potenziale candidata ad un altro crac), e anche Fifth Third Bancorp e Regions Financial Corp.

La Fed potrebbe pure richiedere di evidenziare in bilancio guadagni e perdite non realizzati su bond e titoli di stato, mossa che influenzerebbe i coefficienti patrimoniali.

In ogni caso la regolamentazione rivolta fin qui esclusivamente alla piccola pattuglia di colossi bancari di importanza sistemica - appunto le “too big to fail - "è l’antitesi stessa della vigilanza macro prudenziale" ha evidenziato Michael Barr, vicepresidente della Fed e uomo di punta sulla vigilanza bancaria.Se le modifiche fossero state introdotte in tempo dall’amministrazione Biden, avrebbero costretto Silicon Valley Bank a raccogliere più fondi o altrimenti ad adeguare il modo in cui ha gestito il rischio insito nel crollo dei bond per il rialzo dei tassi.

Intanto, negli ultimi giorni, l'indice KBW Bank è crollato del 21 per cento negli ultimi cinque giorni. E il volume delle opzioni put sui titoli bancari ha toccato il livello più alto mai registrato, stando ai dati del Chicago Board Options Exchange. I timori di un contagio, secondo alcuni analisti, potrebbero scoraggiare le banche regionali statunitensi dal concedere prestiti a privati e imprese, il che è di per sé potenziale causa di contrazione economica.

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