Appena hanno fiutato l’arrivo dei miliardi del Recovery Fund, le lobby siciliane che da anni sostengono la necessità di costruire il ponte sullo Stretto di Messina, hanno capito che era arrivata la loro grande occasione.

Il 3 giugno il premier, Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, rispondendo a una domanda sulla possibilità di riprendere il progetto del ponte, ha risposto: «Lo valuterò senza pregiudizi». Quattro parole che hanno ridato forza alle associazioni locali di Confindustria e a un gruppo di esperti collegati alla politica. Apparentemente il dibattito è stato riaperto dall’ultimo libro di Matteo Renzi, La mossa del cavallo. «Serve più il ponte sullo Stretto che il reddito di emergenza», scrive l’ex premier. In realtà le lobby del ponte non hanno mai smesso di portare avanti il progetto.

Subito dopo l’apertura di Conte, per prime si sono esposte le associazioni locali di Confindustria (Siracusa, Catania e Sicindustria) che hanno tra i loro soci Eni Versalis ed Eni Rewind, la russa Lukoil – proprietaria dell'impianto di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica Isab a Priolo Gargallo (Sr) –, e Sonatrach raffineria Italia, società con sede ad Augusta (Sr) di proprietà dell’algerina Sonatrach. A favore del ponte si sono espresse subito dopo anche la Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, associazione in stretto contatto con Forza Italia. Infine ha lanciato una petizione un “comitato scientifico” il cui promotore, Alessandro Tinaglia, è molto vicino al senatore Davide Faraone ed esso stesso iscritto a Italia viva, il partito di Renzi.

La «robusta falange» di imprese

Confindustria si è mossa il 15 giugno, a meno di due settimane dalla dichiarazione e più di un mese prima della conclusione delle trattative sul Recovery Fund a Bruxelles. Tutte e tre le associazioni confindustriali della Sicilia, Sicindustria, Confindustria Catania e Confindustria Siracusa, insieme a Unindustria Calabria, hanno pubblicato un comunicato e un dossier sulla storia del ponte: «La richiesta degli industriali della Calabria e della Sicilia ha il peso specifico di una rappresentanza diffusa e articolata». In totale, si legge, «si tratta di una robusta falange di oltre 650 mila imprese che, unite, sostengono l’improrogabilità del ponte».

Il dossier parla della struttura da 3,3 chilometri che dovrebbe collegare le due sponde dello Stretto, costo 8,5 miliardi di euro. «La cifra – si legge – è lievitata di 2,2 miliardi rispetto alle precedenti stime del progetto preliminare (6,3 miliardi) soprattutto per le varianti richieste dagli enti locali».

Per il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, «un’opera così grande necessita di un’esperienza tale che non penso che in Sicilia ci siano imprese che direttamente lo potrebbero fare», ma «sarebbero oltre 200 le imprese locali che beneficerebbero dei lavori di costruzione del ponte, dalle quelle edili a quelle del settore dell’acciaio».

L’idea di sostituire il ponte con un tunnel sottomarino, che il premier Conte ha lanciato nel corso di una conferenza in Puglia il 9 agosto, non viene neanche presa in considerazione, anzi, è già stata vagliata in passato: «È un progetto sul quale si è già studiato tanti anni che non ha alcun fondamento scientifico». Per Albanese «quando si cominciano a mettere sullo stesso piano più progetti si rischia di non fare niente».

Il flash mob “#senonoraquando”

Confindustria non è la sola a essersi mobilitata. Lo scorso 31 luglio si è svolto a Messina un flash mob a favore del progetto del ponte sullo Stretto e le infrastrutture in generale organizzato dalla Rete civica. La manifestazione è stata appoggiata ufficialmente da Confindustria Siracusa. L’associazione, a cui aderiscono tra le altre Eni, Lukoil e Sonatrach. A differenza di Sicindustria e Confindustria Catania, Confindustria Siracusa ha diffuso un comunicato del presidente, Diego Bivona, manager di Erg, la compagnia fondata dalla famiglia Garrone Genova, ex petrolieri che oggi operano nel settore dell’eolico.

Bivona non ha partecipato all’evento, ma ha invitato tutti a partecipare: «Invitiamo tutti i siciliani ad aderire alla petizione per fare arrivare forte al governo la richiesta di disporre dei fondi del Recovery Fund per investimenti strutturali che siano moltiplicatori di sviluppo a cominciare dal Ponte sullo Stretto opera fondamentale per colmare il divario nord sud».

La petizione con le firme false

In occasione del flash mob l’architetto Tinaglia ha lanciato una petizione su Change.org a favore delle infrastrutture proposta da un “comitato scientifico” che al termine della manifestazione ha depositato il documento in prefettura. Tinaglia era già noto alla Rete, così come un altro membro del comitato, il professore Enzo Siviero, rettore dell’università E-Campus, divenuto celebre tra le altre cose per aver ipotizzato che dietro al crollo del Ponte Morandi di Genova ci sia stato un attentato. Il documento di Tinaglia è stato inviato al presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato. I due docenti si erano già fatti spazio in parlamento: poco prima della manifestazione hanno depositato in Senato la loro posizione sul decreto-legge Semplificazioni su invito di Italia viva.

La Rete ha appoggiato la petizione, ma presunti membri dell’associazione e altri firmatari della lettera aperta, smentiscono di avere mai avuto alcun collegamento con loro. In un vecchio articolo risulta tra i promotori dell’associazione Ruggero Aricò, manager di Enel Green Power, peccato che Aricò specifichi di non averne mai fatto parte, ma di essersi limitato a partecipare a una loro conferenza come ospite. Sicindustria, che compare tra i primi firmatari della petizione, non ha mai dato il consenso ad apporre la propria firma sul documento, e ha escluso qualsiasi implicazione.

Il collegamento con Forza Italia

La Rete che ha organizzato la manifestazione pro ponte e più in generale per le infrastrutture dal titolo #senonoraquando (dal titolo di un romanzo di Primo Levi già diventato slogan delle manifestazioni femministe) è nata cinque anni fa, ed è presieduta dall’avvocato messinese Fernando Rizzo. Al flash mob avrebbero partecipato meno di 300 persone. Giovanni Mollica, ex consulente della Eurolink, società appaltatrice per il ponte di Impregilo, fa parte del direttivo ed è tra i maggiori sostenitori della ripresa del progetto: «Col capo progetto del general contractor all’epoca siamo andati in giro a cercare cantieri navali, saldatori, operatori che non si trovavano a Messina e Reggio Calabria, e trovavamo un’accoglienza entusiasta».

Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia, appoggia pubblicamente la loro battaglia. La deputata, anche se ufficialmente non ne fa parte, oltre a essere andata a manifestare con la Rete, ha presentato in parlamento degli emendamenti al decreto Rilancio (tutti bocciati) che prevedevano che il governo riprendesse in seria considerazione il ponte: «Parlo abitualmente con l’avvocato Rizzo e l’ingegner Mollica, sono onorata se la Rete mi reputa la sua referente politica», dice. «Con la Rete mi confronto da sempre». È lei che, in videoconferenza con un gruppo di deputati azzurri, già il 28 maggio ripresentava il progetto del ponte al ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano: «Proprio nei giorni prima che il tema entrasse nel dibattito di governo».

Al flash mob, racconta, «hanno partecipato la senatrice Urania Paphateu di Forza Italia; l’onorevole Erica Mazzetti sempre di Forza Italia; l’assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia, Marco Falcone, il coordinatore dei giovani azzurri di Messina, Sacha Cardile, l’ex sindaco di Catania Francesco Attaguile, Ella Bucalo deputata di Fratelli d’Italia, il coordinatore provinciale della Lega, Matteo Francilia». Nei prossimi mesi, anticipa, potrebbero essere organizzate altre manifestazioni anche a Roma, ma soprattutto, Forza Italia aspetta che venga istituita in parlamento la commissione bicamerale per il Recovery Fund: «Tra i primi punti che porteremo, ci sarà il ponte».

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