Ci sono ospedali dove la Croce Rossa di Napoli fa fatica persino a caricare i pazienti: deve lottare contro le ambulanze private, spesso senza autorizzazioni e competenze, che fanno pagare il trasporto di pochi chilometri centinaia di euro. Come un moltiplicatore la crisi pandemica ha aumentato le opportunità per chi ha sempre sfruttato malati e carenze.

Nella borsa nera della pandemia le tariffe per il pronto soccorso fai da te sono cresciute dai 70 – 80 euro dai tempi normali anche ai quattrocento euro di oggi. Il presidente della Croce Rossa del capoluogo campano, Paolo Monorchio, racconta di trasporti di pochi chilometri, dai Quartieri spagnoli al grande ospedale Cardarelli, pagati seicento euro, con la sosta al pronto soccorso nelle lunghe file formate per l’emergenza che costa cento euro l’ora.

«Le persone che trovano il 118 occupato, e sono malate di Covid se ne vanno in ospedale a prezzi esorbitanti. Il mio dice è un grido di allarme e di rabbia, perché non è accettabile che in questa città per ogni cosa ci sia un mercato parallelo». La Croce Rossa mette a disposizione delle Asl 18 veicoli per il capoluogo campano, ma servono anche ad altri servizi, dalla dialisi ai trasporti in carcere, mentre ovviamente in tempi di Covid-19 la domanda aumenta e chi la sfrutta pure. L’azienda sanitaria 1 per il servizio del 118 può contare solo su 17 vetture, dice Natale de Falco che è rappresentante del sindacato medico Cimo oltre che responsabile emergenza territoriale del servizio.

Diciassette ambulanze per un milione di persone

Il sindaco Luigi De Magistris ha inserito la questione nel comitato provinciale per l’ordine pubblico. «I dati che abbiamo da relazioni di polizia locale, carabinieri, Gdf e questure i tempi di arrivo delle ambulanze sono molto lunghi, per un incidente stradale fino a un'ora. E iniziamo ad avere carenze significative di ossigeno. Questo è un tema di ordine e sicurezza pubblica».

La Asl 1 serve un’area con circa un milione di abitanti, più o meno come la provincia di Bergamo che ne conta 1 milione e 100mila. In provincia di Bergamo le ambulanze sono 25, nel pieno della prima ondata dell’epidemia sono salite a 83. 
Ma anche il casertano con 900mila abitanti ne aveva fino a pochi giorni fa appena una trentina, secondo il direttore della Asl Ferdinando Russo. 

Per la città di Napoli sono stati richiesti  altri 24 veicoli, dice Roberta Santaniello che fa parte dell’ufficio di gabinetto della giunta regionale della Campania. La regione ha avanzato la richiesta di 73 tra ambulanze e auto mediche, per un finanziamento totale di 6milioni e 800mila. Come tutte le richieste del decreto rilancio di maggio da una parte è fatta in vista dell’emergenza Covid – 19, dall’altra però è pensata per rimediare alle mancanze strutturali.

Delle ambulanze richieste, per esempio, ben undici per esempio vanno all’ospedale Cardarelli, 900 posti letto, una delle strutture più importanti del Meridione. L’ospedale è dislocato su diversi padiglioni: come un aeroporto il Cardarelli ha bisogno di ambulanze anche per trasportare i pazienti a fare gli esami diagnostici o quando cambiano le loro condizioni di salute. Il direttore Giuseppe Longo dice che il piano delle ambulanze è sia in vista dell’emergenza che per il rinnovo dei mezzi vecchi e che alla fine l’ospedale avrà due o tre ambulanze in più.

Le richieste sono state inviate quest’estate. Il decreto rilancio di maggio infatti prevedeva la possibilità di aumentare i mezzi di trasporto «dedicati ai trasferimenti secondari per i pazienti COVID-19, per le dimissioni protette e per i trasporti interospedalieri  per  pazienti  non   affetti   da   COVID-19». Il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri ha dichiarato che l’accordo quadro sulle ambulanze sarebbe stato disponibile per la prima settimana di novembre. La scadenza per le offerte era il 3 novembre e anche se sul sito di Invitalia la gara risulta ancora in corso, ci risulta che alla regione Campania sia arrivata la mail che avvisa della possibilità di accedere all’elenco dei fornitori dei mezzo di soccorso il 12 novembre. Poi devono partire i contratti di secondo livello. Che dipendono dalla regione.

La condizione delle altre regioni 

La Campania non è l’unica regione che ha fatto domanda di ambulanze. Ma è certamente tra le più bisognose. Per alcune Regioni come la Calabria non si riesce nemmeno a parlare con il responsabile dei progetti. Altre come il Piemonte, si appoggiano alle associazioni con cui collaborano per il pronto intervento, spesso delegato ai volontari, e non utilizzeranno il bando, altre come il Veneto hanno chiesto di poter utilizzare i fondi per attrezzare le centrali operative che monitorano i mezzi, raccolgono le chiamate e le smistano, dirottando i mezzi dove serve. 

La Toscana, invece, si è limitata a domandare 17 automediche: permettono di sganciare il medico dall’autoambulanza e quindi di utilizzare da una parte le sue competenze , dall’altra il veicolo attrezzato per i ricoveri in maniera indipendente. «Se abbiamo solo il medico nell’ambulanza siamo costretti a portarlo sul posto anche in caso di una visita e poi riportarlo in ospedale. Ma a maggiore ragione durante la pandemia» dice il responsabile della centrale operativa del 118 Piero Paolini, «l’ottimizzazione delle risorse è importante, così il medico può fare più interventi a casa». Quella toscana non è un’emergenza ma in ogni caso, dice Paolini, prima arrivano meglio è. Per la Campania potrebbero volerci altri trenta giorni.

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